Nel linguaggio popolare si dice spesso che “morto un Papa se ne fa un altro”. Un’asserzione, in realtà, utilizzata in diversi campi, dalla politica allo sport per indicare un ideale passaggio di consegne tra persone che hanno lasciato un segnale importante e, per certi versi, definitivo. Che poi, è essenzialmente un modo per dire che la storia del mondo continua, al di là dei suoi protagonisti, anche quelli di maggiore carisma e valore.
A poche ore dalla notizia della scomparsa terrena di Jorge Mario Bergoglio, tuttavia, continua a prevalere un grande senso di vuoto per la consapevolezza di aver perso una guida umana, morale e spirituale, ma anche politica, nel senso più alto del termine. In questi anni complessi, segnati da devastanti conflitti armati, dal dramma delle migrazioni, da una pandemia che ha lasciato tante cicatrici nel tessuto sociale del pianeta, Papa Francesco è stato un punto di riferimento per i cattolici, ma anche per chi crede in altre religioni o per chi, semplicemente, non crede. Il suo linguaggio era apparentemente semplice, ma estremamente profondo e diretto, persino troppo secondo i suoi detrattori, che non gli hanno perdonato certe posizioni considerate troppo aperte sui diritti civili o sui migranti, così come la libertà di pensiero con cui ha tenuto testa a tutti i governanti del pianeta. Nel disorientamento globale, scatenato anche da una violenta guerra delle parole – e delle verità – che su vari argomenti infesta i nuovi mezzi di comunicazione e frantuma la coesione sociale del nostro tempo, Papa Francesco è stato una preziosa bussola, capace di indicare con autorevolezza la direzione del buon senso, dell’impegno per gli ultimi e contro le ingiustizie. Un apprezzamento particolare – agli occhi di noi siciliani – lo merita per la scomunica pubblica nei confronti dei mafiosi, che ha aggiunto un ulteriore importante tassello allo storico monito di Giovanni Paolo II alla Valle dei Templi, dopo anni di silenzi e connivenze tra il clero e gli uomini di Cosa Nostra.
Chiaramente, il suo percorso riformatore non era ancora concluso e tanti altri passi restavano da compiere per completare il progetto di una Chiesa moderna e vicina agli ultimi con cui si era presentato. Ed è proprio qui che, adesso, si fa strada l’inquietudine. Perchè un altro Papa lo avremo sicuramente, nel giro di un paio di settimane. Ma non è detto che sia un Francesco II, o comunque un Pontefice che agisca in reale continuità con Bergoglio, amatissimo tra la gente ma – forse – un po’ meno dalle correnti più conservatrici del clero, che adesso puntano sulla restaurazione. La sensazione è che le contrapposizioni politiche attuali su scala globale potrebbero giocare un ruolo persino sul prossimo Conclave. Ed è proprio tra la continuità e la discontinuità che si gioca la delicata partita della successione di Papa Francesco e, forse, anche il futuro del pianeta.