La Giunta Schifani ha recentemente approvato il nuovo Piano Rifiuti che prevede la costruzione di due inceneritori, uno a Palermo e uno a Catania, un passo controverso che ha suscitato reazioni contrastanti. Non si tratta però solo di inceneritori: la proposta include anche la creazione di una rete di impianti destinati al recupero e alla valorizzazione dei rifiuti, con l’obiettivo di spingere la Sicilia verso un modello più sostenibile di economia circolare. In particolare, il Piano prevede la realizzazione di 31 impianti di compostaggio, 24 biodigestori e 16 piattaforme pubbliche di selezione e raffinazione del recupero, sostituendo i vecchi impianti TMB (Trattamento Meccanico Biologico). Secondo quanto dichiarato dalla Regione, questi interventi sono destinati a ridurre sensibilmente i costi di trattamento dei rifiuti, con un risparmio di circa 150 milioni di euro all’anno, oltre a garantire che non più del 10% dei rifiuti venga conferito in discarica. L’obiettivo a lungo termine è di recuperare il 65% dei rifiuti urbani e di eliminare il trasferimento di rifiuti fuori Regione, allineandosi con gli obblighi normativi europei.
Non mancano le polemiche sulla decisione della Giunta regionale
Il presidente della Regione, Renato Schifani, ha definito l’approvazione del Piano come un “… punto di partenza concreto” per la realizzazione degli inceneritori, annunciando che la fase di progettazione e gli appalti per i lavori partiranno entro la fine del 2025, con una consegna prevista nel 2026. Schifani ha sottolineato come la realizzazione degli inceneritori sia “condizione indispensabile” per risolvere la cronica emergenza dei rifiuti in Sicilia, che da anni grava sui cittadini e sulle finanze pubbliche, e ha promesso di “archiviare definitivamente” la gestione attraverso le discariche. Tuttavia, la decisione di costruire gli inceneritori ha scatenato la critica di diverse forze politiche e movimenti ambientalisti. Tra i più critici, la deputata regionale trapanese del Movimento 5 Stelle, Cristina Ciminnisi, ha definito questa scelta “in controtendenza rispetto alle politiche ambientali europee”. Secondo Ciminnisi, l’approvazione del Piano rifiuti conferma l’incapacità del centrodestra siciliano di promuovere politiche di riciclo e di economia circolare, preferendo soluzioni come gli inceneritori, ritenute dannose per l’ambiente e non in linea con gli obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti previsti dall’Unione Europea.
Ciminnisi ha anche sollevato un’altra questione importante: il silenzio del presidente Schifani sulla proposta di costruire un deposito nazionale di rifiuti radioattivi in Sicilia, in particolare nella provincia di Trapani. La deputata ha ricordato come l’Assemblea Regionale Siciliana abbia votato all’unanimità contro questa iniziativa, ma nonostante ciò, il presidente non abbia mai preso una posizione pubblica contro la realizzazione del deposito. Il Piano Rifiuti della Regione Sicilia, quindi, si inserisce in un contesto di grande dibattito, dove le soluzioni proposte per affrontare l’emergenza rifiuti sono tanto attese quanto controverse. Se da un lato si guarda al futuro con la speranza di migliorare la gestione dei rifiuti attraverso l’adozione di impianti più moderni e sostenibili, dall’altro cresce la preoccupazione per le implicazioni ambientali ed economiche di una scelta che, per molti, potrebbe segnare un passo indietro nelle politiche di gestione sostenibile dei rifiuti. La Sicilia, dunque, si trova di fronte a una sfida cruciale: riuscire a coniugare le esigenze di efficienza e sostenibilità, senza compromettere la salute e l’ambiente.