Il Senato ha approvato la legge che trasforma la maternità surrogata in un “reato universale”, suscitando un acceso dibattito sull’attacco alle libertà personali piuttosto che di una vera protezione delle famiglie. La deputata di Fratelli d’Italia Carolina Varchi ha affermato che “è stata messa la parola fine a una barbarie”, ma molti si chiedono: a quale costo? Ora, se un cittadino italiano decide di ricorrere alla maternità surrogata in un Paese dove questa pratica è legale, rischia di trovarsi di fronte a pene che vanno da tre mesi a due anni di carcere, oltre a multe salatissime che possono arrivare fino a un milione di euro.
Questo provvedimento è stato definito da alcuni come un “volgare attacco” alle coppie omosessuali e un’espressione di un “delirio di onnipotenza” da parte del Governo. Ma la verità è che i diritti delle persone non dovrebbero essere limitati dalla legislazione di un singolo Paese. La legge non fa distinzione tra le diverse forme di maternità surrogata. Da una parte c’è quella commerciale, in cui la madre riceve un compenso, e dall’altra quella solidale, dove i costi si limitano alle spese sanitarie. Solo alcuni Paesi europei, come Cipro e il Regno Unito, permettono la GPA in forma solidale. Tuttavia, in molte altre nazioni, da quelle africane a diversi Stati americani, la maternità surrogata è praticata senza troppe restrizioni. La situazione è ancora più complicata per le famiglie italiane che già hanno scelto questo percorso all’estero.
Con la nuova legge, ci si chiede come verrà gestito il loro status genitoriale. I giudici, in passato, hanno cercato di proteggere il benessere dei bambini e il riconoscimento legale della genitorialità richiedeva un lungo e complicato iter, ora reso ancora più incerto. Le famiglie già formate attraverso la maternità surrogata esprimono preoccupazione. Influencer come “papà per scelta”, che hanno avuto due gemelli da madre surrogata all’estero, si sentono ora dei “criminali universali” solo perché amano i loro figli. Ci si chiede anche se questa legge potrebbe avere effetti retroattivi o meno. In conclusione, l’approvazione di questa legge sulla maternità surrogata è molto più di una questione giuridica, è una questione di valori e di rispetto per tutte le famiglie omogenitoriali e non. È fondamentale che il dibattito continui, che le voci di chi ha scelto la pratica del cosiddetto ‘utero in affitto’ per avere figli – anzichè l’importante adozione – vengano ascoltate e che si cerchi una soluzione che tuteli i diritti di tutti, senza discriminazioni. In fondo, l’amore non dovrebbe mai essere considerato un reato.