Contrastare il bullismo su internet e nelle classi; sensibilizzare all’uso del web; educare gli studenti alla consapevolezza e all’utilizzo delle tecnologie informatiche; rispettare i diversi modi di essere e di esprimere la propria individualità e personalità; distinguere il sottile confine tra scherzo, bullismo, reato penale. Questi alcuni degli obiettivi del PCTO (Percorso per le competenze trasversali e l’orientamento), presentato stamane presso l’aula magna del Istituto Superiore di Stato Rosina Salvo di Trapani. Circa 150 studenti hanno ascoltato con attenzione l’introduzione della referente del progetto, professoressa Rosaria Bonfiglio, e le parole di Sonia Fonte, sociologa, criminologa, Funzionaria Assistente Sociale USSM – Ufficio Servizi Sociali per i Minorenni, sezione staccata di Trapani. Il progetto prevede trenta ore di lezioni, laboratori esperienziali in piccoli gruppi, giochi di ruolo, confronti con esperti: assistenti sociali, psicologi, esponenti delle forze dell’ordine, esperti di sistemi e dinamiche dei social.
Facebook, Instagram, Twitter, Tik Tok e i social in genere, se usati male, possono divenire delle vere e proprie armi, in grado di ferire e infliggere dolore, emotivamente, psichicamente e perfino fisicamente. Un focus, in particolare, sarà acceso sul diritto penale minorile e sul sottile confine tra condotte lecite ed illecite, sia in quanto possibili vittime, sia come potenziali, ancorché inconsapevoli, autori di reato. Alla presentazione sono intervenuti, oltre alla professoressa Bonfiglio e alla dottoressa Fonte, il Commissario Capo della Polizia di Stato, Amelia D’Angelo, della Divisione Anticrimine e Prevenzione della Questura di Trapani, e la professoressa Antonella Pennolino, docente dell’Istituto Bagolino di Alcamo, che hanno proposto le loro testimonianze. Presenti, tra gli altri il Luogotenente Giuseppe Candela, comandante della Stazione dei Carabinieri di Trapani, e l’Assistente Capo della PS Giusi Abate, della Divisione Anticrimine.
Il progetto, sostenuto dalla dirigente dell’Istituto Rosina Salvo, Giuseppina Messina, è stato finanziato dall’Ufficio Scolastico Regionale della Sicilia e sarà realizzato in collaborazione con l’associazione “Professione Assistenti Sociali”, con il Centro di Giustizia Minorile di Palermo e l’USSM, sezione staccata di Trapani. Di seguito la riflessione, sotto forma di lettera a se stessa, scritta da una ragazza che due anni fa partecipò ad un percorso educativo analogo e che coinvolse gli studenti della V O del Liceo delle Scienze Umane e della V I del Liceo Economico Sociale. Riflessione, quella di Noemi, che sintetizza e accomuna la sensibilità di tutti i suoi compagni. Sperando che possa essere di interesse per il Vostro giornale prevederne la pubblicazione, anche di stralci.
Cara Me,
voglio condividere con te le emozioni che ho provato durante questo percorso. Questa esperienza è stata intensa e illuminante, portandomi a riflettere su temi complessi come la giustizia, il perdono e le conseguenze delle nostre azioni.
Inizialmente, mi sono avvicinata al tema con una certa rigidità: il crimine, la vittima, il colpevole. Ma man mano che ci siamo addentrati nel programma, ho cominciato a vedere le sfumature. Abbiamo imparato a metterci nei panni di chi commette un reato, cercando di capire le motivazioni, le difficoltà e le storie che possono portarli a quell’atto. Ascoltare le loro storie mi ha toccato profondamente; ho compreso la fragilità della loro situazione. Alcuni di loro, tramite le descrizioni date, sembravano semplicemente ragazzi smarriti, che avevano preso decisioni sbagliate in momenti difficili. Questo cambio di prospettiva è stato sconvolgente; mi ha fatto realizzare quanto sia facile giudicare senza conoscere la reale storia di una persona. È stata un’esperienza emotivamente pesante, ma ho iniziato a provare empatia verso di loro, nonostante le loro azioni.
La visita al carcere minorile di Palermo, “Malaspina”, è stata particolarmente intensa. Camminare in quegli spazi, ha suscitato in me una marea di emozioni: tristezza, rabbia, ma anche speranza. Ho visto come, dietro ogni reato, ci siano vite segnate da difficoltà inimmaginabili. La loro vulnerabilità mi ha colpito nel profondo, e ho sentito il bisogno di chiedermi come possiamo veramente aiutarli a non ripetere gli stessi errori.
Questa esperienza mi ha lasciato con domande profonde su giustizia e riabilitazione. Come possiamo davvero supportare il cambiamento? Qual è il ruolo della società nel tendere la mano a chi ha sbagliato?
Con questo percorso ho imparato che dietro ogni crimine ci sono storie umane, e che comprendere queste storie è essenziale per costruire un futuro migliore. Sento che questa consapevolezza mi ha trasformato, rendendomi più empatica e aperta al dialogo.
Con affetto, una più cosciente Te