Si è aperto davanti la Corte d’Assise di Trapani, presieduta dalla dott.ssa Troja, il processo per l’omicidio di Anna Elisa Fontana, la donna bruciata viva dal compagno nella loro casa di Pantelleria e morta giorni dopo in ospedale per le ferite riportate. Oltre ai difensori dei familiari che si sono costituiti parte civile nel processo, presente in Aula anche il Centro Antiviolenza “La Casa di Venere” rappresentato dalla presidente Francesca Parrinello e rappresentato dall’avvocata Roberta Anselmi.
“La nostra presenza nei processi aventi ad oggetto reati da Codice Rosso è fondamentale per due ordini di ragione – spiega Anselmi -: per dare voce e sostegno alle donne vittime di violenza per mano degli uomini e per evitare che nelle aule di giustizia si verifichino quegli odiosi fenomeni di vittimizzazione secondaria, la cui radice è principalmente culturale. Spesso infatti in questi tipi di processi si tende a non credere alla donna ed anzi a colpevolizzarla o a stigmatizzarla come corresponsabile di quanto le è accaduto. Per ‘essersela cercata’ o ‘per aver messo l’autore del reato nella condizione di realizzare una condotta violenta. Sul tema della vittimizzazione secondaria – dice ancora la legale del Centro Antiviolenza marsalese – c’è ancora tanta strada da fare perchè ancora non tutti i soggetti coinvolti hanno una formazione o una specializzazione sulla violenza di genere, elemento fondamentale per individuare e superare gli stereotipi di genere che, purtroppo, ancora oggi veicolano indisturbati e in maniera altresì inconsapevole nella nostra società”.