Bruciò rifiuti vicino al canile di Marsala condannato un 65enne. VIDEO

redazione

Bruciò rifiuti vicino al canile di Marsala condannato un 65enne. VIDEO

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lunedì 22 Luglio 2024 - 11:55

Un anno e cinque mesi di reclusione. È la condanna subita da un 65enne marsalese (M. D.), riconosciuto colpevole del grave incendio verificatosi lo scorso anno in prossimità del Canile comunale, nella zona di via Favara. Qui era intervenuta una pattuglia della Polizia Municipale – coordinata personalmente dal comandante Vincenzo Menfi – presente in zona per l’ordinaria attività di controllo del territorio e che aveva colto il marsalese in flagranza di reato. Come avviene tuttora, il Comando di via E. Del Giudice quella giornata era impegnato a verificare la presenza di accumuli di plastica – o di altri rifiuti – su terreni, al fine di accertare che fossero regolarmente registrati per essere poi smaltiti presso un centro autorizzato.

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Un’attività ispettiva pre-post accumulo per controllare che quel materiale non venga bruciato. Così è accaduto una decina di giorni fa in contrada Ciappola, con gli Agenti che hanno posto sotto sequestro un lotto di terreno con rifiuti indifferenziati ammassati. E così è accaduto lo scorso anno, dove il 65enne fu sorpreso a dare alle fiamme plastica, ferro, pneumatici… – tutto materiale altamente nocivo e inquinante – provocando un incendio sul suo terreno, poi propagatosi repentinamente nei fondi limitrofi.

La gravità di simili azioni mette a rischio la salvaguardia dell’ambiente, la sicurezza cittadina e il decoro urbano, tant’è che un’apposita ordinanza del sindaco Massimo Grillo obbliga di tenere puliti i terreni di proprietà, liberandoli da sterpaglie e vegetazione secca, nonché di qualunque materiale che possa essere fonte d’incendio. Sotto questo aspetto, la Polizia municipale continua a svolgere attenta vigilanza riguardo ai fenomeni di illecita combustione nei fondi agricoli, Il controllo preventivo, infatti – ferma restando l’efficacia dell’attività repressiva e sanzionatoria – è l’arma migliore per impedire di commettere reati, salvaguardando così la pubblica incolumità.

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