Si è dimessa la sottosegretaria all’Università Augusta Montaruli. L’esponente di Fratelli d’Italia ha lasciato l’incarico dopo la condanna condanna per l’uso improprio dei fondi dei gruppi consiliari del Piemonte negli anni dal 2010 al 2014. La Corte suprema ha applicato solo uno sconto di pena di un mese rispetto a quanto stabilito dalla corte d’Appello di Torino nel 2021: un anno e sei mesi invece che un anno e sette mesi.
“Ho deciso di dimettermi per difendere le istituzioni, sono certa della mia innocenza”, annuncia Montaruli. Che dice di voler fare ricorso alla Corte di giustizia Europa: “Non ho causato alcun ammanco alle casse pubbliche”. La sottosegretaria affida a una lunga lettera la sua decisione di lasciare: “Se ciò non avvenisse sarei come coloro che vorrebbero demolito il senso dello Stato, rendendolo debole con una ricerca costante di una giustificazione alle proprie azioni, sentendosi moralmente
superiori o cercando di piegare le norme ai comportamenti, addirittura ostentando clemenza verso chi agita l’arma del ricatto e per scappare dalla legge si vorrebbe ridisegnare vittima, rimanendo nell’ombra davanti alla ‘protesta più forte’ di chi la vita se l’è tolta davvero poco più di un anno fa. Tutto questo sì è stato decisamente imbarazzante”. Un riferimento, quest’ultimo, al suicidio dell’ex consigliere regionale Angelo Burzi.
Le spese pazze contestate ad Augusta Montaruli superavano di poco i 41 mila euro, la condanna era arrivata in secondo grado per circa 25 mila euro. Fece scalpore la contestazione di aver messo a rimborso anche un libro hot, “Sexeploration”, “Giochi proibiti per coppie”, oltre ad alcuni oggetti di lusso come una borsa di Borbonese, capi firmati di Hermes, e dei cristalli Swarovski. Il resto rappresentava soprattutto scontrini di bar e ristoranti, pub, fast food, anche per un elevato numero di commensali. Montaruli era stata assolta in primo grado, così come l’ex governatore Roberto Cota, ma l’appello aveva ribaltato per loro la sentenza.
La sentenza della Cassazione aveva aperto un caso politico già in mattinata. Nei confronti della sottosegretaria “c’è una condanna in via definitiva, credo che sia doveroso dimettersi per chi ricopre incarichi pubblici”, aveva detto Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia-Romagna e candidato alla segreteria nazionale del Pd. Ma su Montaruli erano arrivate critiche anche dalla sua stessa maggioranza: “Va fatta una valutazione”, ammetteva il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè “perché in questo caso c’è una condanna definitiva, si deve valutare se mette in imbarazzo il governo. Ma è una decisione che deve prendere lei insieme al suo partito”.
All’attacco erano andati anche gli studenti universitari: “Chiediamo che la sottosegretaria rassegni le dimissioni dall’incarico ministeriale: in un momento nel quale la Regione Piemonte non ha sufficienti fondi per le mense universitarie, ci disgusta pensare che alcuni ex consiglieri regionali abbiano sprecato in questo modo le risorse pubbliche. Per sensibilità e correttezza istituzionale, auspichiamo un doveroso passo indietro: il prestigio del ministero dell’Università non può essere macchiato da queste condotte illecite e confidiamo che la ministra Bernini non lo consenta”, dice Camilla Piredda, coordinatrice dell’Unione degli Universitari
Confermate anche le condanne per l’ex presidente della Regione, l’ex leghista (oggi in Forza Italia) Roberto Cota (un anno e sette mesi), e per l’ex deputato leghista ed ex sindaco di Borgosesia, Paolo Tiramani, sempre della Lega, (un anno e 5 mesi). Anche quest’ultimo annuncia di volersi rivolgere alla Corte di giustizia europea: “I giudici hanno fatto scelte diverse per casi uguali”.