Sono passati cinque giorni dall’arresto di Matteo Messina Denaro. Cinque giorni in cui ne abbiamo sentite di tutti i colori sul boss, le modalità con cui è avvenuta la cattura, i suoi covi, la sua attività sessuale, la borghesia mafiosa che ha contribuito alla latitanza, l’omertà dei vicini di casa.
Di fronte a un avvenimento storico, che pone fine a una delle pagine più vergognose dello Stato italiano (durata ben 30 anni) hanno parlato praticamente tutti: dalle più alte cariche politiche e militari ai sindaci, dai sindacati agli imprenditori, dalle associazioni ai prelati. C’è però una persona che pur avendo un ruolo importante ha ritenuto di non dover proferire parola: Marta Fascina.
Eletta a settembre nel collegio uninominale di Marsala, che comprende anche Castelvetrano (in cui è risultata la candidata più votata in assoluto) la Fascina avrebbe potuto dire tante cose: plaudire alle forze dell’ordine, solidarizzare con quei pezzi di società che la mafia l’hanno combattuta ogni giorno, auspicare una nuova fase di crescita e sviluppo per il territorio che l’ha eletta. E, invece, nulla di tutto ciò: né un comunicato stampa istituzionale, né un tweet, un post su facebook, una storia su Instagram o un video su TikTok.
Lo scorso 8 gennaio, sui social, destò scalpore il suo “vaffa” all’Inter – poi cancellato – con cui salutò il pareggio strappato dal Monza di Berlusconi e Galliani contro i nerazzurri. Volendo, avrebbe anche potuto replicare con un sonoro “vaffa” a Matteo Messina Denaro. Evidentemente, stavolta avrà pensato che sarebbe stata scortese…
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