Gentile Gianfilippo – detto Pippo – Benati, ho letto con interesse e attenzione la sua lettera, che immagino avrà inviato anche ad altre testate del territorio. Premetto che, a differenza di molti nostri lettori, pur non conoscendola, non nutro dubbi sulla sua identità. Non perchè nella nostra comunità non accada mai che qualcuno utilizzi un nome falso dietro cui celare testimonianze discutibili o sortite vigliacche, ma perchè ritengo che i dirigenti e simpatizzanti del circolo “Nilde Iotti” – da qualche malizioso commentatore ritenuti i veri autori della lettera – mai si abbasserebbero a un’iniziativa così squallida. Proprio per questo la invito per un caffè in redazione, così avremo modo di conoscerci, scambiarci un po’ di idee – su Marsala, Roma e l’universo – e magari farci un bel selfie per i social, che non guasta mai.
Detto questo, colgo l’occasione offerta dalla sua lettera per evidenziare alcuni concetti che mi stanno molto a cuore. Sono stato anch’io al Congresso e devo dire che certi passaggi della sua testimonianza mi hanno sorpreso e spiazzato. Personalmente, Lillo Gesone mi ha ripetuto più volte, in questi mesi che non avrebbe mai accettato di fare il segretario di un partito che non fosse riuscito a convergere in maniera unitaria sul suo nome. Il circolo “Nilde Iotti” ha – legittimamente – deciso di insistere sull’urgenza di una seconda lista, determinando – di conseguenza – il passo indietro di Gesone. Nulla di scandaloso, sono cose che in politica possono accadere. Di fatto, Lillo Gesone è passato da essere l’ideale candidato unitario alla segretaria al ruolo di agnello sacrificale nella faida tra gruppi che mal si sopportano da anni e che durante il quinquennio dell’amministrazione Di Girolamo hanno scavato tra loro un solco che li rende (forse definitivamente) inconciliabili.
La cosa che concepisco meno è che si sia arrivati a tale epilogo il giorno del Congresso, quasi a voler utilizzare il sacrificio dell’ex consigliere comunale come una clava da brandire contro la parte avversa. In passato, abbiamo già avuto situazioni simili e ritengo abbiano prodotto pochi benefici all’area progressista lilibetana. Ammetto che mi è piaciuta poco l’uscita dalla sala di alcuni dirigenti, perchè ritengo che una comunità politica abbia anche il dovere di litigare e dirsene di tutti i colori nell’auspicio di raggiungere quella catarsi che, talvolta, può anche consentire di ricominciare un percorso comune. Ma, ancora meno, ho apprezzato, ritenendola grave e immeritata, l’opera di delegittimazione di Lillo Gesone avviata, poco dopo la sua rinuncia, da parte dei simpatizzanti del circolo “Nilde Iotti”, quasi a voler svelare una strategia di estromissione pianificata da tempo nei confronti di una persona che – legittimamente – avrebbe guidato il partito seguendo le proprie idee e che forse si riteneva poco compatibile con alcune progettualità.
Vero è che la politica ci ha insegnato spesso a rivalutare nel futuro certe forzature che, nel passato, ci sono apparse sconvenienti o deprecabili. E, magari, qualcuno in questa sede potrebbe tornare a citare i famosi “pensieri lunghi” del compianto Enrico Berlinguer. Tuttavia, ritengo che al Congresso, stavolta, non abbia davvero vinto nessuno e che si sia persa davvero una preziosa occasione per dare al Pd di Marsala una guida autorevole e una ventata di novità che avrebbe consentito di uscire dal solito derby tra “gucciardiani” e “oddiani” che ha colonizzato la sinistra marsalese negli ultimi lustri (senza dimenticare quando arrivarono persino i “ruggirelliani”, che meriterebbero un discorso a parte) e di far avvicinare tante persone che avrebbero avuto voglia di dare un contributo alla politica locale.
Conosco Lillo Gesone veramente da tanto tempo ed è una delle persone che stimo maggiormente in questa città. Abbiamo condiviso battaglie importanti per il territorio, ai tempi della Distilleria Bertolino o delle operazioni antimafia del progetto Peronospera, sempre a testa alta contro le varie forme di potere che condizionano la vita di questa città. A differenza di altri, per Lillo Gesone la lotta alla mafia, l’impegno politico, le battaglie per la crescita civile di questa comunità non sono state una parentesi, né un escamotage per fare carriera, ma autentiche ragioni di vita, testimoniate da una presenza reale sul territorio e da un’esemplare capacità di lettura e osservazione di eventi e fenomeni critici o potenzialmente criminali.
Sono certo che un Pd guidato da Lillo Gesone avrebbe assolto ad almeno tre importanti funzioni: opposizione senza sconti all’amministrazione Grillo; sentinella della legalità sul territorio; pensatoio attrattivo per ricostruire un campo largo dell’area progressista in città in vista delle prossime amministrative. E’ un peccato che il suo progetto di rilancio del circolo territoriale del Pd si sia fermato prima di cominciare. Naturalmente, in un partito – a maggior ragione democratico – è assolutamente legittimo fare valutazioni politiche diverse che prescindono dalla stima personale che si può avere per una persona. Ma lo si può fare con stile, evitando mascariamenti e schizzi di fango che finiscono per alimentare ulteriormente la disaffezione imperante tra il popolo di centrosinistra. Anche perchè, la storia dovrebbe aver insegnato che le campagne elettorali si vincono quando si riesce a costruire un progetto credibile, costruito intorno a una squadra coesa, in cui ogni protagonista ha pari dignità rispetto agli altri.
Sperando di non averla annoiata, caro signor Benati, concludo ribadendo un concetto a me molto caro; nel nostro territorio ci sono storie e biografie nobili, che andrebbero maneggiate con cura, al di là del cinismo della real politik o delle convenienze del momento. E quella di Lillo Gesone, lo è sicuramente.
In attesa di un cordiale e costruttivo incontro, la saluto cordialmente.
Vincenzo Figlioli
Visualizza commenti
Questa faida presente nel PD Marsalese ha origini molto vecchie e ormai si è cronicizzato come tutte le malattie che non vengono curate adeguatamente.
Mi piace ricordare la frattura creatasi durante la segreteria di Ottavio Navarra, alimentata dai soliti noti, capoccia, della segreteria provinciale che del partito prima del bene, hanno la necessità del controllo manu militare.
Poi, così facendo, arriva la disaffezione dell'elettorato e gli insuccessi.