«Sono essere umani che hanno avuto la sfortuna di non potere rimanere nel loro Paese, costretti ad andare via a causa di guerre, persecuzioni, fame, cambiamenti climatici. Fatti determinati dal mondo occidentale, che ha colonizzato e sfruttato quei territori. Per questo ritengo che l’Europa debba prendersi la responsabilità di accogliere queste persone, di dare loro la possibilità di vivere una vita dignitosa».
Così il dottor Pietro Bartolo, eurodeputato, intervenendo all’evento formativo “Oltre i confini: storie e racconti per conoscere l’altro”, promosso dalla Cooperativa Sociale Badia Grande in occasione del 15esimo anniversario della sua fondazione. Il medico Lampedusano, noto per essere stato per anni in prima fila nell’assistenza dei migranti che sbarcavano sull’isola, ha raccontato sabato mattina la sua esperienza, professionale e di vita, agli studenti dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Calvino-Amico” di Trapani, ad indirizzo Grafica e Comunicazione.
«Sono noto – ha detto Bartolo – per detenere due tristi record: ho visitato350 mila persone e sono il medico che ha fatto più ispezioni cadaveriche al mondo. Ho visto di tutto e ho dovuto fare cose che mi hanno fatto male ma soprattutto, da medico e da volontario che crede nei valori dell’accoglienza, della fratellanza, del rispetto e dell’amore, ho ascoltato queste persone e ho conosciuto le loro ferite dell’anima».
L’evento formativo si è aperto con i saluti della vice presidente dell’Istituto “Calvino-Amico”, la professoressa Caterina Mangiaracina e con l’intervento della coordinatrice di Area MSNA della cooperativa sociale Badia Grande, Francesca Strippoli.
«In occasione del 15esimo anniversario della fondazione della nostra cooperativa- ha detto Strippoli – abbiamo pensato di portare una vera e propria formazione a voi studenti, con racconti e testimonianze importanti, intitolando l’evento “Oltre i confini” proprio per andare oltre qualsiasi confine linguistico, culturale, religioso, territoriale; per rompere i pregiudizi sul settore dell’immigrazione e dimostrare attraverso questi racconti che l’accoglienza fa parte di noi, del nostro quotidiano e che è ciò che ci rende umani. Accoglienza vuol dire costruire dei ponti e non dei muri, quindi andare oltre i confini».
All’evento formativo hanno relazionato la professoressa Annamaria Fantauzzi dell’Università di Torino, etnopsicologa, e presidente dell’associazione onlus Prati-Care, che ha spiegato i traumi e la malattia mentale che porta con sé l’immigrazione raccontando alcune storie di violenza su vittime di tratta; il dottor Antonio Sparaco, responsabile del servizio di Salute Globale dell’Asp di Trapani e coordinatore del progetto I CARE, che ha sottolineato come l’immigrazione non sia più un’emergenza ma una realtà ed è per questo che andrebbero istituzionalizzati determinati servizi per garantire il diritto alla salute anche dei migranti.
Infine il dottor Nicola Sequenzia ha presentato il Progetto “Don’t Touch” contro la violenza nei confronti dei minori stranieri soffermandosi sulla ‘rete’, che ad oggi conta già 65 tra Enti pubblici e privati, il cui obiettivo è quello di creare un modello di operatività comune per affrontare i casi di violenza.
L’evento è stato arricchito dalle testimonianze di tre mediatori culturali della cooperativa sociale Badia Grande, Laatifa Sadani, Balde Sounkarou e Bah Abdurhamane. Quest’ultimo, in particolare, ha raccontato di essere stato un perseguitato politico nel suo paese, della prigionia in un carcere libico prima di riuscire a scappare verso l’Europa dove ha richiesto ed ottenuto lo status di rifugiato.
Il Presidente della cooperativa sociale Badia Grande, Antonio Manca, ha ringraziato tutti gli operatori che lavorano al suo interno. «Se la cooperativa va avanti, nonostante le difficoltà- ha sottolineato Manca-, è merito di una squadra che conta quasi 350 famiglie che con il loro sacrificio e il loro impegno hanno permesso di arrivare ad oggi. Questi 15 anni hanno un significato importante- ha aggiunto- e li abbiamo voluti “festeggiare” attraverso un momento che vuole essere di confronto e di ripartenza assieme a quelle persone che ci hanno accompagnato: la professoressa Fantauzzi e l’Asp di Trapani che ci ha sempre supportato in ogni fase. Un ringraziamento particolare al dottor Pietro Bartolo per la sua presenza e la sua testimonianza di umanità e alla scuola che ci ha ospitato. Grazie a tutti per averci fatto emozionare».
All’evento hanno preso parte l’assessore ai servizi sociali del Comune di Paceco, Teresa Soru, è il sindaco di Salemi Domenico Venuti. I lavori sono stati moderati dalla giornalista Ninni Cannizzo.
Nella seconda parte dell’evento, 8 studenti che frequentano l’indirizzo Grafica e Comunicazione hanno presentato le loro proposte per dare un nuovo styling al logo di Radio OpenVoice, la web radio di Badia Grande nata nel 2017 e realizzata sulla piattaforma Spreaker. Gli otto loghi verranno valutati da una giuria tecnica, composta dagli insegnanti Caterina Mangiaracina, Cristina Caruso e Alessia D’Angelo e dagli operatori della cooperativa, Francesca Trombino e Lorena Tortorici, e verranno anche votati sulla pagina facebook “Radio OpenVoice”. Il logo vincitore sarà decretato a giugno in occasione della Festa del Rifugiato.
La cooperativa sociale Badia Grande nasce nel 2007 e rivolge prioritariamente la sua attività ai servizi di accoglienza e integrazione degli immigrati gestendo, negli anni, Hotspot, CARA, CAS, centri di espulsione e rimpatri quali CIE E CPR, e progetti FAMI di primissima accoglienza ad alta specializzazione rivolti a MSNA; gestisce progetti di seconda accoglienza SAI per adulti in vari Comuni delle province di Trapani, Palermo e di Messina. Da alcune settimane è tornata a gestire l’Hotspot di Lampedusa; svolge la sua attività anche in progetti rivolti ai disabili, alla vulnerabilità, ai minori del territorio con diversi servizi, anche nelle scuole.