Mafia e rifiuti in Sicilia, maxi confisca per l’imprenditore ragusano Giovanni Donzelli

redazione

Mafia e rifiuti in Sicilia, maxi confisca per l’imprenditore ragusano Giovanni Donzelli

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martedì 01 Marzo 2022 - 09:26

Beni per oltre cinque milioni di euro sono stati confiscati all’imprenditore ragusano Giovanni Donzelli, attivo nel settore del recupero e della trasformazione di materie plastiche.

Il provvedimento è stato emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Catania, su proposta della Procura etnea e del direttore della Dia. I giudici ritengono “sussistenti” sia la pericolosità sociale qualificata dell’imprenditore, ritenuto “contiguo” alla stidda, organizzazione malavitosa operante nel territorio vittoriese sin dagli anni Novanta, sia la “sproporzione tra i redditi denunciati al fisco e i beni accumulati”.

Le indagini hanno tenuto conto delle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia che avevano riferito di come Donzelli avesse aumentato il proprio giro di affari ed il proprio patrimonio “reimpiegando i proventi delle estorsioni del gruppo criminale di appartenenza” che, colpito da numerose operazioni di polizia e disarticolato da altrettante sentenze di condanna, aveva affidato il proprio capitale a insospettabili affinché lo reinvestissero in attività economiche apparentemente lecite. Una modalità d’azione frequente tra le organizzazioni criminali, che solitamente individuano un settore in espansione per concentrarvi una parte consistente dei propri capitali e nasconderli ai controlli delle forze dell’ordine e dell’autorità giudiziaria.

La figura di Giovanni Donzelli, già condannato nel 1994 per concorso in associazione mafiosa, riemerse in seguito nell’ambito di successive indagini della Procura etnea. La prima culminata nel 2015 con l’arresto di 17 persone, ritenute appartenenti a clan mafioso operante nella provincia ragusana e responsabili, a vario titolo, di associazione di stampo mafioso pluriaggravata finalizzata alla commissione di estorsioni in danno di operatori economici attivi nella raccolta di materiale plastico dismesso dai serricoltori, nonché di traffico illecito di rifiuti e detenzione e porto di armi comuni da sparo. La seconda inchiesta, dell’ottobre 2019, riguardò una associazione per delinquere di stampo mafioso pluriaggravata finalizzata alla gestione di rifiuti non autorizzata e al trasferimento fraudolento di valori con l’aggravante del metodo mafioso.

L’odierna ordinanza di confisca riguarda, in particolare, tre aziende operanti nel settore della raccolta e riciclaggio della plastica, immobili e auto. 

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