Disabili maltrattati dentro una casa di cura, 35 provvedimenti

redazione

Disabili maltrattati dentro una casa di cura, 35 provvedimenti

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venerdì 17 Dicembre 2021 - 08:33

I militari della guardia di finanza del comando provinciale di Palermo hanno scoperto gravissimi episodi di maltrattamenti di disabili assistiti nella casa di cura “Suor Rosina La Grua” di Castelbuono, nel palermitano. Sono state eseguite 35 ordinanze cautelari nei confronti di altrettante persone accusate, a vario titolo, di tortura, maltrattamenti, sequestro di persona, corruzione, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

Le indagini degli uomini del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo hanno riguardato una onlus che gestisce, in regime di convenzione pubblica “a ciclo continuo”, servizi di riabilitazione per 23 pazienti con disabilità grave.

Dieci indagati sono stati portati in carcere, per sette sono scattati gli arresti domiciliari, cinque sono stati sottoposti all’obbligo di dimora nel comune di residenza e tredici sono destinatari della misura interdittiva del divieto di esercitare attività professionali per un anno.

E’ drammatico quel che emerge dalle intercettazioni effettuate nella casa di cura lager. Nella sala “relax” gli ospiti venivano portati di peso, rinchiusi dentro e presi a calci e pugni. Poi venivano offesi: “frocio”, urlava un operatore e dopo l’ennesimo calcio chiudeva la porta. “Devi buttare il veleno dal cuore”, diceva un altro inserviente della struttura.

“E’ un manicomio, un lager nazista”, commentavano, non sapendo di essere intercettate, alcune operatrici del centro mentre uno dei pazienti urlava: “Dottoressa mi faccia uscire. Avevamo detto cinque minuti, si mantengono i patti, i patti si mantengono“. “Io ne ho certezza al 99% gli alzano le mani ai ragazzi, fin quando non ci sono le telecamere sta cosa noi non ce la togliamo e vedi che è un reato penale – diceva una donna al telefono -. I ragazzi erano vestiti come gli zingari, visto che non li lavavano, visto che il mangiare faceva schifo, visto che la struttura non era pulita”.

Un’altra operatrice intercettata, parlando con una delle indagate, le contestava: “20mila euro, quello di parcelle tra lui e sua moglie, 60mila euro lui e 70mila euro l’anno sua moglie, senza che sua moglie a Castelbuono mettesse un piede tutti quello che tu hai sciupato che non vi spettavano, rimborsi chilometrici, rimborsi quando tua figlia se ne andava a Catanzaro all’università, i pannolini dei tuoi nipoti, i confetti, le autovetture”. 


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