Facciamo un riepilogo su cosa è possibile fare e cosa no, in zona rossa per Pasqua, dal 3 al 5 aprile.
SPOSTAMENTI_ Si può uscire da casa solo per motivi di lavoro, salute o necessità e non per andare in parchi, ville o giardini che per altro con ordinanze locali molti sindaci hanno chiuso. Unica deroga concessa quella di andare a trovare una sola volta al giorno in due, con eventuali figli minori di 14 anni, amici o familiari in una abitazione. Quindi non è consentito organizzare incontri con altre persone in luoghi pubblici. Da sabato a lunedì in tutta Italia è consentito muoversi in due per raggiungere, nell’ambito della propria regione, l’abitazione di amici o familiari nell’arco di tempo tra le 5 e le 22. Si può andare nella propria seconda casa ma solo con il suo nucleo familiare convivente e a condizione che la casa non sia abitata da altre persone.
SPORT_ E’ possibile, nello svolgimento di un’attività sportiva che comporti uno spostamento (per esempio la corsa o la bicicletta), entrare in un altro Comune, purché tale spostamento resti funzionale unicamente all’attività sportiva stessa e la destinazione finale coincida con il Comune di partenza. L’attività fisica e motoria è sempre consentita, anche in zona rossa e dunque anche nei giorni di Pasqua. È possibile quindi andare in bici e camminare, ma da soli e mentenendo almeno un metro di distanza da altre persone.
PERSONE VACCINATE_ Per le persone vaccinate valgono esattamente le stesse regole di tutti gli altri per gli spostamenti. Non c’è alcuna evidenza scientifica che chi è immunizzato non possa contrarre il virus e contagiarlo, quindi anche chi è vaccinato deve continuare a rispettare le misure decise dal governo e le indicazioni della comunità scientifica.
ATTIVITA’ COMMERCIALI, BAR E RISTORANTI_ Negozi, bar e ristoranti sono chiusi, questi ultimi possono fare asporto. Aperti alcuni supermercati anche se molti a Pasqua e Pasquetta restano chiusi, nonchè tabacchini e farmacie (stesse regole).
RIENTRI_ Dal 16 gennaio 2021, le disposizioni in vigore consentono di fare “rientro” alla propria residenza, domicilio o abitazione, senza prevedere più alcuna limitazione rispetto alle cosiddette “seconde case”.