Beni confiscati, presentata la relazione della Commissione Antimafia: “Un sistema da riformare, il caso Saguto un’occasione sprecata”

Vincenzo Figlioli

Beni confiscati, presentata la relazione della Commissione Antimafia: “Un sistema da riformare, il caso Saguto un’occasione sprecata”

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martedì 16 Febbraio 2021 - 18:44

Un altissimo tasso di mortalità delle aziende confiscate; la perdita di centinaia di posti di lavoro; episodici i casi di beni proficuamente affidati agli enti locali o ai soggetti del terzo settore a fronte di centinaia di immobili abbandonati, vandalizzati o, peggio, del tutto dimenticati; decine di terreni, strutture agricole, ville e appartamenti che continuano ad essere impunemente utilizzati ed abitati da coloro ai quali furono confiscati (con un danno economico e d’immagine, per lo Stato, di incalcolabile gravità). Questo il quadro che emerge in merito alla gestione dei beni confiscati alla mafia, oggetto dell’inchiesta condotta dalla Commissione regionale Antimafia e presentata nel pomeriggio di oggi alla stampa dal presidente Claudio Fava. Un lavoro accurato, arricchito da 71 audizioni che, nel giro di 8 mesi, hanno contribuito a restituire una ricostruzione completa nella gestione dei beni confiscati a livello nazionale e regionale.

Nell’illustrare la relazione, approvata all’unanimità, il deputato regionale di Cento Passi per la Sicilia ha evidenziato le crescenti criticità intorno all’applicazione di una legge importante e, per molti versi rivoluzionaria, come la Rognoni – La Torre, che negli ultimi anni ha mostrato segnali di crisi inquietante non tanto nella fase repressiva, quanto in quella della riproposizione delle aziende all’interno di un sistema di economia legale, spesso resa ulteriormente complicata “dall’improvvisazione delle istituzioni e dalla farraginosità della burocrazia”. Tutto ciò, al di là del noto caso della giudice Silvana Saguto, che purtroppo si è rivelato “un’occasione perduta per riformare il sistema”.

Uno degli aspetti più evidenti riguarda l’Agenzia Nazionale per i Beni Confiscati, che con i suoi 17 mila beni (la metà in Sicilia) rappresenta l’agenzia che in Europa ha il patrimonio immobiliare maggiore. Per la sua gestione, la legge prevederebbe una dotazione organica di 200 unità di personale. Ma, come confermato dal direttore Corda, solo 69 unità di personale sono attualmente in servizio, con una percentuale di scopertura (pari a due terzi) solo in parte sopperita da personale non di ruolo.

Un altro aspetto cruciale è dato da quella che dovrebbe essere la seconda vita dei beni immobili confiscati alla mafia: nel 91% delle situazioni assegnati ai Comuni in Sicilia, nella metà dei casi non è stata portata a compimento la procedura di rifunzionalizzazione. Deludenti anche i dati riguardanti le imprese confiscate a Cosa Nostra, in gran parte inattive, cancellate, in fase di liquidazione o con accertamento ancora non completato. Numeri alla mano, in Sicilia, su 780 aziende in gestione, solo 39 sono attive. Su 459 destinate, solamente 11 non sono state destinate alla liquidazione. Un livello di mortalità aziendale enorme, che rappresenta una sconfitta per lo Stato e un tradimento degli obiettivi che la legge Rognoni – La Torre si poneva. Senza contare, poi, i casi in cui le aziende tornano ad essere controllate dalle organizzazioni criminali. “Ogni bene immobile che crolla – ha evidenziato Claudio Fava – è una tacca sul calcio del loro fucile, è una vittoria contro lo Stato, un danno e una beffa che tutti noi subiamo”.

Tra le varie difficoltà c’è anche quella dell’accesso al credito, altamente problematico a causa del crollo del rating che viene assegnato alla aziende confiscate dalle agenzie preposte, che le identificano come “non meritevoli di affidamento”. Fortunatamente, in alcune situazioni, è stato possibile superare tali limiti grazie alla meritevole attività di Banca Etica che, com’è noto, si serve di parametri alternativi per sostenere le imprese, privilegiando quelle che portano avanti attività di particolare rilievo sociale.

La relazione non si è limitata a un lavoro di ricognizione delle criticità ma ha provato ad immaginare alcune soluzioni da proporre al legislatore nazionale e a quello regionale: dall’istituzione di un Fondo unico di sostegno alla costituzione di un Osservatorio regionale che serva da effettiva cabina di regia, dall’obbligatorietà dei tavoli provinciali permanenti per sostenere le imprese confiscate a interventi concreti sul credito bancario, a una diversa gestione del FUG.
Nei prossimi giorni, inoltre, la Commissione trasmetterà un disegno di legge regionale per l’Ars e, a seguire, una proposta di legge voto per il Parlamento, con l’obiettivo di intervenire in modo concreto su alcune norme del codice antimafia”.

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