Secondo uno studio francese non c’è traccia di Coronavirus nell’acqua del mare

redazione

Secondo uno studio francese non c’è traccia di Coronavirus nell’acqua del mare

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giovedì 28 Maggio 2020 - 23:45

I ricercatori dell’Ifremer non hanno individuato il coronavirus SARS-CoV-2 nei campioni di acqua di mare e nei molluschi analizzati. Il virologo Guyader: “Si tratta di una buona notizia”

Il coronavirus circola sulla terra, ma non in mare: è la conclusione a cui sono arrivati i ricercatori dell’Ifremer, Istituto francese di ricerca sull’utilizzo del mare, che hanno indagato la presenza del virus in acqua. “Nessuna traccia di coronavirus SARS-CoV-2, responsabile della pandemia del Covid-19, è stata individuata nei campioni di acqua di mare e nei molluschi analizzati”, si legge in una comunicazione diffusa dall’istituto. 

Il team di ricerca di Nantes ha messo in campo le più affinate tecnologie per l’individuazione del genoma del virus nei campioni di cozze e ostriche e di acqua marina. I siti per il prelievo sono stati selezionati in base all’esposizione alle fonti di contaminazione delle acque di scarico dei centri abitati: tre sulla costa della Normandia, otto su quella della Bretagna, otto sulla costa atlantica e tre su quella mediterranea.

Due campioni di cozze e 19 di ostriche prelevati fra il 22 e il 27 aprile sono stati analizzati in laboratorio: tracce di altri virus provenienti da acque di scarico erano presenti in 6 molluschi ma nessuno presentava tracce di SARS-CoV-2. Sui campioni di acqua di mare, da un litro ciascuno, prelevati dalla rete di laboratori per la ricerca in microbiologia ambientale integrata, nessuno presentava tracce del virus della pandemia. “Anche se non vale come certezza per l’insieme dei molluschi e delle acque di mare francesi – ha spiegato virologo Soizick Le Guyader – l’assenza di tracce di SARS-CoV-2 rivelata nel nostro studio è una buona notizia”.

Lo studio è rilevante soprattutto in vista dell’estate: può contribuire a dare maggiore serenità a chi voglia avventurarsi in spiaggia o al mare. «Abbiamo deciso di proseguire i nostri prelievi e le analisi a scadenza di 15 giorni e per diversi mesi, così da seguire eventuali effetti di una circolazione potenzialmente crescente del virus nella popolazione nel quadro di una graduale riapertura dopo il lockdown», ha aggiunto il professore. 

Fonte: huffingtonpost.it

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