Ben 650 chilometri di bicicletta in maglietta con fascia tricolore e infradito per incontrare diversi colleghi in Emilia e giù fino a Roma: questa la “gita fuori porta” di Gianluca Bacchetta, sindaco di Divignano, piccolo comune del novarese, in Piemonte, di 1.403 abitanti, oltre che ristoratore con 5 dipendenti a carico.
Arrivato a Roma ha voluto incontrare il premier Giuseppe Conte che ha fermato una riunione pur di riceverlo. Bacchetta protesta sia per il misero bonus di 600 euro che non copre di certo tutte le spese che ci sono nonostante la chiusura delle attività a seguito dell’emergenza Coronavirus, e per manifestare tutto il disappunto per una cassa integrazione non arrivata ancora ai suoi dipendenti così come a tanti altri cittadini.
Con molta calma – il colloquio comunque si è svolto civilmente – Conte ha cercato di capire cosa stava succedendo. E scopre che la Cassa integrazione era stata avviata ma si era bloccata in Regione Piemonte. Così il Presidente del Consiglio insieme a Bacchetta hanno chiamato il Governatore Alberto Cirio (FI), per capire cosa stesse succedendo. Non avevo risposta da Cirio (pare fosse impegnato) Conte ha contattato il Presidente dell’Inps Pasquale Tridico, per la pratica: l’Inps avevano verificato la domanda di Bacchetta e hanno confermato che si era bloccata nei vari passaggi burocratici in Regione.
Non contento Conte ha chiamato anche Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, circa il distanziamento nel locale: qui si scopre che la scelta tende a separare i tavoli non uno ogni 4 metri ma quattro metri quadri di spazio per ogni cliente.
Da qui, forse anche un pò scoraggiato, Conte ha rilanciato: i 600 euro di Bacchetta più ulteriori 600 euro del premier verranno donati alla Croce Rossa Italiana. Un bel gesto che però ha fatto capire, a Bacchetta, che basta una chiamata da chi detiene reale potere, e a Conte che l’Italia è un paese con una burocrazia davvero impietosa.