C’è anche una giovane “eccellenza” marsalese nell’equipe senese capeggiata dalla professoressa Maria Grazia Cusi che nei giorni scorsi ha annunciato la sensazionale scoperta effettuata nei laboratori dell’UOC Microbiologia e Virologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria Senese. L’equipe operativa al Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena ha infatti isolato il Sars Cov2 meglio noto come Covid19, il temutissimo virus che da mesi imperversa in ogni angolo del mondo. Di questa laboriosa equipe fa parte ( e ne siamo fieri) anche una giovane e bella ragazza dai limpidi occhi azzurri e dal viso pulito, la marsalese Claudia Gandolfo
che qualche anno fa ha scelto di perseguire una carriera che l’ha portata a vivere lontano dalla sua città natale. Claudia Gandolfo infatti è arrivata a Siena nel Settembre del 2008. Ha conseguito la laurea triennale in Biotecnologie e la specialistica in Biotecnologie mediche e dal 2010 ad oggi è operativa nel laboratorio della professoressa Cusi. Dopo un anno di Postdoc, sta continuando con la scuola di specializzazione. La sua “giornata tipo” inizia alla 8.30 del mattino e si conclude dopo le 19, quasi 12 ore senza sosta specialmente durante questa fase di emergenza in cui i campioni da esaminare sono tantissimi.
Siena infatti, insieme a Firenze e Pisa, è uno dei più grandi centri per l’analisi dei campioni. In pratica vengono esaminati i tamponi eseguiti sui casi sospetti di coronavirus o su chi è venuto a contatto con persone poi risultate positive. Le prime dichiarazioni della professoressa Maria Grazia Cusi fanno ben sperare e al contempo inducono a non abbassare la guardia: « Siamo stati i primi in Toscana ad isolare il virus da un campione biologico. Il nostro obiettivo è poter coltivare il virus su colture cellulari in quantità tali da poterlo caratterizzare ed usare per valutare l’attività antivirale dei nuovi farmaci, studiare l’efficacia dei vaccini sperimentali in vivo, su modelli animali, valutare la presenza di anticorpi protettivi in soggetti immuni.
Ora siamo in grado di far crescere un campione del covid-19 su colture cellulari. Nel momento in cui abbiamo visto che le cellule hanno cambiato morfologia, abbiamo isolato il virus. Adesso, per quanto riguarda l’utilizzo dell’agente patogeno, _continua la dottoressa Maria Grazia Cusi_ possiamo conoscerne le attività di crescita e gli elementi collegati alla virulenza. Manipolare un virus vivo ci sarà utile per motivi diagnostici e ci farà capire se il soggetto è protetto per l’infezione. Poi sapremo quali sono gli antivirali nocivi contro il covid-19 e faremo ulteriori valutazioni in prospettiva per un vaccino futuro che potrà essere sperimentato sugli animali ». Ovviamente, quello che tutti aspettano è un vaccino che proteggerà gran parte della popolazione, ma per Cusi « bisognerà vedere se esisteranno mutazioni tali da non essere riconosciute e quindi bisognerà anche essere capaci di reagire ad eventuali variazioni. Non sappiamo molto – ha ammesso l’esperta –sappiamo quanto si può diffondere ma c’è una grande confusione della letteratura scientifica ed è molto difficile capire quanto siamo lontani dal vaccino». E sulla tanto discussa “Fase 2”, la professoressa ha ammesso che tutto dipenderà dai provvedimenti presi dal governo. « Sono d’accordo con chi dice di andarci piano con le scelte da prendere. Non siamo distanti dal momento della fase 1. La programmazione che il governo intenderebbe fare, lenta, graduale e regionalizzata- è un sistema ancora da valutare. Allentare la guardia in questo momento può essere pericoloso». Non è passato inosservato l’affondo della dottoressa senese su quanti criticano le scelte tecniche che sono spesso mal digerite dalla popolazione : «In Italia c’è la capacità di criticare sempre chiunque nel bene e nel male. Bisogna rispettare le scelte di alcune commissioni che consigliano sul come comportarsi , anche se , se esistesse una direttiva univoca sarebbe meglio. Credo che con buonsenso e razionalità e con dati scientifici chiari potremo convincere tutti sulla gravità delle situazione. I compromessi vanno cercati ma bisogna tenere conto della situazione: se il virus comincia nuovamente a circolare rischiamo di chiudere nuovamente». Tanta strada dunque ancora da fare sapendo che anche una giovane marsalese lavora per scoprire qualcosa in più sul nemico invisibile e prova a batterlo sul campo. Anche Claudia Gandolfo, quest’anno è rimasta a Siena ed ha rinunciato alle tanto attese vacanze di Pasqua che solitamente trascorre nella sua amata Marsala. Un lavoro interessante quello svolto dalla dottoressa Claudia ma anche molto impegnativo. Il laboratorio dove lei opera è un BSL3, un luogo dove vengono rispettati dei protocolli di sicurezza elevata per consentire la protezione degli addetti ai lavori e limitare i rischi dato che hanno a che fare con un virus respiratorio.