Coronavirus Trapani: «La Task Force dei tamponi siamo noi». Il racconto del dottor Mario Minore

Tiziana Sferruggia

Coronavirus Trapani: «La Task Force dei tamponi siamo noi». Il racconto del dottor Mario Minore

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giovedì 02 Aprile 2020 - 12:26

Chi sono i coraggiosi medici ed infermieri che ogni giorno fanno i tamponi domiciliari in provincia di Trapani? Con una ben percepibile punta di orgoglio e soddisfazione, il dottor Mario Minore, ci ha fatto conoscere da vicino il lavoro svolto dai “suoi giovani eroi”, quei magnifici 12 della task force che ogni giorno, sotto la sua egida, da più di un mese, girano per tutta la provincia, muniti ed armati di buona volontà e coraggio. Minore, medico anestesista dell’ASP di trapani, responsabile di un’Unità operativa dipartimentale dell’emergenza ed urgenza territoriale, è il coordinatore di questo gruppo di lavoro che quotidianamente, in trincea e in avanguardia, affronta la battaglia contro un nemico invisibile, il più pericoloso e insidioso mai conosciuto.

“ Il nostro gruppo di lavoro è stato organizzato per l’emergenza Covid e messo su ancor prima che si manifestasse il paziente “0”. Vi partecipano circa 12 infermieri dell’ASP Trapani che hanno aderito al progetto e che si sono occupati fin dall’inizio dell’esecuzione dei tamponi su tutto il territorio trapanese. Con oltre mille tamponi all’attivo, quasi tutti i 70 positivi riscontrati in tutta la provincia di Trapani, sono stati individuati da questa eccellente task force che tutte le mattine raggiunge Alcamo e da lì poi si dirige ovunque ci sia bisogno di accertare l’infezione da coronavirus. I turni durano spesso oltre le 6 ore previste e si protraggono fino a tarda sera. Non ci sono orari ma solo dedizione e sacrifici. Oltre mille tamponi in quasi un mese di attività, non sono pochi, senza contare il rischio che mettiamo in conto”.

Dottor Mario Minore

Turni estenuanti e anche paura, per la propria incolumità e per quella dei propri familiari. Risvolti umani che non possono essere di certo tralasciati. A Minore abbiamo chiesto con quali criteri vengono selezionati i pazienti da sottoporre all’esame faringeo.

La segnalazione può arrivare dal medico curante o dal 118. Il tutto poi viene comunicato al Servizio di epidemiologia dell’ASP di Trapani che effettua sul paziente uno studio epidemiologico, valuta, e se ne riconosce e condivide la necessità di effettuare il tampone faringeo, interviene la nostra squadra operativa per l’esecuzione a domicilio del tampone. Ci sono dei criteri epidemiologici precisi che determinano le condizioni necessarie per eseguire il tampone e non è solo l’essere venuto a contatto con paziente Covid positivo. Possono anche essere delle febbri che perdurano da giorni accompagnate da tosse o l’aver fatto dei viaggi o l’essere venuto anche indirettamente a contatto con pazienti positivi tramite altre persone.

Non può però, a questo punto, non venirci in mente Salemi, la nostra vicina “zona rossa”, dove, per numero di abitanti, c’è un’incidenza maggiore rispetto alla media provinciale. Tra l’altro, molti addossano la responsabilità dell’origine del focolaio alla oramai “famosa” festa di compleanno celebrata in un Baglio di Castellammare del Golfo. Per fare chiarezza, Minore ha spiegato che “su Salemi è stato fatto e,naturalmente continua a svolgersi, lo studio epidemiologico e quindi l’esecuzione di tanti tamponi. La famosa festa a cui molti attribuiscono l’inizio di tutti i contagi, non è che una delle tante situazioni che hanno potuto determinare la presenza di infezione da Covid in provincia di Trapani. Su questa festa sono stati svolti studi epidemiologici partendo dai primi pazienti sintomatici ed allargandosi poi a tutti i contati diretti degli stessi. Tante altre persone sono tuttora tenute in quarantena sia in base alle condizioni cliniche che ai rapporti diretti avuti. Ovviamente non sono eseguiti i tamponi ai contatti diretti di tutti gli invitati. Parliamo di migliaia di persone. Ricordo che se anche effettuassimo tutti i giorni tamponi a tappeto a tutta la popolazione, questo servizio non ci garantirebbe nulla se uscissimo liberamente da casa. L’indomani potremmo incontrare un asintomatico e diventare malati.

Altra nota dolente sono gli asintomatici, appunto. E sono proprio loro, questi ignari propagatori del contagio, i più pericolosi veicolatori di un virus terribilmente intelligente.

test domiciliare

Il vero numero dei pazienti infetti non è noto ma si pensa che sia da 10 a 100 volte maggiore rispetto a quelli che realmente vengono diagnosticati come tali tramite tamponi risultati positivi. Non lo dico io, lo dicono gli studi scientifici fatti in questo periodo. Uno studio inglese ha rivelato che il 10% della popolazione italiana potrebbe essere interessata dal contagio da coronavirus e sicuramente rispetto ai tamponi eseguiti, dovremmo moltiplicare per 10 il numero delle persone infette. Questo, per quel che vale, dal punto di vista della mortalità, è un segnale positivo. I morti non sono infatti il 10%degli infetti ma molto meno. Questa è però un’arma a doppio taglio. Questo dato ci dà ancora una volta il segnale che il paziente causa di infezione non è il paziente sintomatico ma piuttosto il vicino di casa, il fratello, l’amico che, ad esempio, non manifestano sintomi. Gli asintomatici sono 10 volte superiori al numero dei sintomatici e sono ancora più pericolosi specie per i soggetti più deboli, gli anziani con patologie pregresse e gli immunodepressi. Naturalmente questi ultimi poi diventano sintomatici e spesso hanno bisogno di ricovero se non di terapia intensiva e rianimazione.

Abbiamo chiesto a Mario Minore di tracciarci un identikit dell’asintomatico, considerato il più “pericoloso” fra tutti, l’insospettabile che contagia suo malgrado i soggetti più indifesi ed esposti all’aggressione del virus.

Gli asintomatici soni i più forti e anche i più numerosi. Guarire o morire da coronavirus non dipende dalla virulenza del virus che è sempre la stessa ma dipende dalle difese immunitarie e da condizioni pregresse. Un cinquantenne può essere immunodepresso e presentare delle patologie che ne condizionano le difese immunitarie nei confronti del virus così come possiamo assistere a persone anziane, (ma molto più raramente), che godono di ottima salute e che sono in grado di superare l’infezione. C’è una fetta di asintomatici di cui non conosceremo mai il nome che hanno avuto il virus e l’hanno superato senza neanche manifestare uno starnuto. E sono la stragrande maggioranza delle persone. Il tempo di contagio è pure più ridotto pertanto non è “untore” per troppo tempo.

Le voci che però si susseguono da giorni parlano di una non adeguata organizzazione e di un ancor meno adeguato equipaggiamento che esporrebbe questi “Angeli Soldati” ad un rischio di contagio troppo alto. Minore ha smentito ogni sospetto.

L’Azienda ci ha fornito fin da subito tutti i presidi necessari per effettuare con la massima sicurezza i tamponi domiciliari e questo per proteggere sia gli stessi operatori sanitari che i pazienti sottoposti al test. Abbiamo tutto, dai calzari alle tute, dai camici al triplo paio di guanti, dalle maschere ffp3 agli occhiali, dalla cuffia alla visiera, oltre ai contenitori adatti. Abbiamo ancora scorte e continuano ad arrivare quelli ordinati. Se mancassero sarebbe un dramma. Non potremmo più proseguire con questo servizio che invece ci tiene impegnati in continue emergenze e sospetti focolai dove si deve intervenire in maniera immediata senza procrastinare il tampone. La vestizione e la svestizione viene eseguita in maniera corretta grazie alla formazione alla quale abbiano partecipato prima di iniziare il servizio. Godiamo di ottima salute e dunque siamo la testimonianza che i presidi usati sono stati sufficienti a proteggerci perché di certo siamo venuti a contatto con persone poi risultate positive al test. Questo servizio è partito a tempo debito per volontà della direzione strategica del direttore Generale che ha avallato e supportato ed è stato garante per tutte quelle che potevano essere le necessità di questo servizio. Parlo di presidi, auto, autorizzazioni. Questo servizio non cammina da solo ma è legato a doppio filo con il Servizio di epidemiologia diretto dal dottore Canzoneri dell’U.O.C SPEMP di Trapani. Il più grande merito però va agli infermieri dell’ASP Trapani che partecipano a questa task force perché dimostrano non solo coraggio ma disponibilità verso gli altri e pazienza verso le persone che hanno bisogno”.

Catapultati in una vera e propria battaglia quotidiana per la sopravvivenza, ci chiediamo però quando questa emergenza finirà e potremo tutti dismettere i panni, le divise e le armature per proteggerci dal coronavirus. Minore, in questo caso, è abbastanza cauto:

Anche se questo potrebbe dirlo meglio di me un epidemiologo, io credo che in Sicilia siamo fortunati perché le misure di prevenzione e le indicazioni di restrizioni sono iniziate quando ancora non c’era un focolaio o più focolai importanti. In Sicilia non abbiamo ancora raggiunto il famoso picco di cui parlano tutti. Se si continua a restare a casa, anche se lo dovessimo raggiungere fra 10 o 15 giorni, avremmo i mezzi necessari per poter affrontare aggredire e sconfiggere l’epidemia in Sicilia. Se le misure di prevenzione non dovessero essere applicate correttamente, per negligenza o per altri motivi penso alla disperazione di chi deve andare a lavorare, si potrebbe verificare una seconda ondata dell’epidemia vanificando i sacrifici fatti fino ad adesso. Noi speriamo che il Covid19 non si ripresenti mutato il prossimo anno“.

Il coronavirus potrebbe mutare infatti e tornare ancora a colpire. Nel frattempo, l’Umanità, avrebbe conosciuto e forse riscoperto una lentezza dimenticata, una domestica ed addomestica esistenza dalla quale aveva da tempo preso le distanze e rispolverato una parola triste, foriera di tempi andati. Untore, una parola che ci ha riportati ad epoche di manzoniana memoria e che pensavamo di aver debellato per sempre, ha fatto tornare i brividi e non solo di febbre.

Tiziana Sferruggia

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