Rabbia, incertezza, paura e tanta preoccupazione. Questi gli stati d’animo generati dalla scelta di adibire esclusivamente in Covid Hospital, il nosocomio marsalese. La decisione ha gettato nel panico buona parte della popolazione lilybetana, ma anche alcuni operatori sanitari che vi lavorarono e che lamentano scarsa attenzione e considerazione nei loro confronti.
Da circa 3 giorni, dal 28 marzo scorso, l’Ospedale “Paolo Borsellino” di Marsala infatti non accetta più pazienti non affetti da Coronavirus in quanto, su scelta dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Trapani, il nosocomio di contrada Cardilla sarà convertito per alcune settimane in un presidio Covid Hospital per far fronte all’eventuale e, si spera, non necessaria, emergenza sanitaria nel territorio trapanese. Nell’attesa di un possibile scoppio dell’epidemia, ancora però non risultano attivi i 108 posti letto promessi e destinati agli eventuali pazienti Covid oltre agli altri 26 previsti per la terapia intensiva.
Questa scelta ha causato non pochi mugugni se non addirittura un plateale contrasto e una conclamata diffidenza a quella che a tanti appare come una “insensata”decisione, soprattutto per quanto riguarda la chiusura del Pronto Soccorso. La cittadinanza si sente in pericolo e non solo per la paura del contagio di un virus tanto subdolo da aver spazzato anche le economie più consolidate al mondo e aver costretto in casa milioni di persone. Messaggi di apprensione sono giunti in queste ore da più parti, anche per segnalarci i disagi e il disorientamento causati dalla certezza di “sentirsi senza protezione in caso di bisogno, in caso di infarto, in caso di un immediato soccorso”. Pur consapevoli che una situazione di emergenza impone sacrifici e una eccezionale dose di pazienza, il cittadino non sta digerendo con facilità la scelta di privare una città così grande di un ospedale. Alcuni medici, anch’essi preoccupati dalla serietà della situazione, hanno fatto pervenire alla nostra redazione alcune dichiarazioni per sottolineare la gravità del momento.
“Ho paura, come medico, come professionista e come uomo. E’ una dura prova e non si tratta solo di salvare vite umane che poi è il nostro mestiere, quello che abbiano scelto. Qui si tratta di imparare a fare un altro mestiere. Sono specializzato in una branca che è ben lontano dalla pneumologia e mi si chiede, da oggi, di assistere i pazienti con infezioni polmonari e con difficoltà respiratorie. A parte il rischio di essere contagiati da un virus feroce che non risparmia neanche noi, camici bianchi, in prima linea a combatterlo e come nel caso nostro, ancora senza le dovute precauzioni. Mi sembra di vivere un incubo. Mi sento, alla mia età, dopo anni di carriera, un dilettante allo sbaraglio. Non sono un medico adatto ad assistere questi pazienti quando nell”ASP di Trapani ci sono medici più competenti vedi infettivologi, pneumologi, internisti. Temo che un paziente Covid non sarà per niente bene assistito”.
Non meno preoccupata è la visione “esterna” di un altro medico che lavora in un’altra città e che non nasconde la preoccupazione anche per la “sua” salute nel caso in cui dovesse egli stesso aver bisogno di cure
“Mi sembra di aver capito che nel Covid Hospital marsalese saranno impegnati medici con specializzazioni svariate ma abbastanza lontane come competenze, tranne che per alcune eccezioni, da quelle specifiche (anestesia, infettivologia, pneumologia) richieste per la gestione di pazienti con importante sintomatologia respiratoria da Covid 19. Da neurologo ero pure all’oscuro che esistesse una ecografia polmonare e ora mi rendo conto di quanto importante sia nella gestione del paziente Covid al punto che a Piacenza la fanno pure al domicilio. Mi sorgono quindi spontanee alcune domande. La ASP sta predisponendo percorsi formativi idonei e urgenti seguendo linee guida specifiche per tutti i ginecologi o ortopedici o oculisti o etc….coinvolti a curare me qualora divenissi paziente o tutto è lasciato alla scelta dei singoli? Sarei sottoposto a un’ecografia polmonare da un radiologo che abbia le competenze e l’esperienza per inserirmi nella categoria “wet lung” piuttosto che “dry lung” con conseguenti diversi percorsi terapeutici? Qualora dovessi avere la necessità potrei ricevere a Marsala in tempi brevi il farmaco tolicizumab ? Se dovessi riscontare dei sintomi chiave dovrei chiamare il 118 oppure mettermi in auto e andare in un altro ospedale (per esempio Palermo) dove potrei avere maggiori opportunità terapeutiche?”.
Perplessità legittime, in un tempo estremamente complesso, che inevitabilmente impone decisioni emergenziali. Toccherà alla dirigenza dell’Asp e del presidio di Marsala rispondere agli interrogativi di queste ore, in modo da chiarire ulteriormente la situazione a beneficio della cittadinanza e degli operatori sanitari.