Coronavirus e teatro: cancellati 7.400 spettacoli in una settimana. Persi 10,1 milioni di euro

redazione

Coronavirus e teatro: cancellati 7.400 spettacoli in una settimana. Persi 10,1 milioni di euro

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mercoledì 26 Febbraio 2020 - 11:14

Filippo Fonsatti, direttore del Teatro Stabile di Torino e presidente di Federvivo, la federazione che all’interno dell’Agis (Associazione Generale Italiana dello Spettacolo) racchiude tutti i comparti dello spettacolo dal vivo, spiega all’AGI l’impatto devastante delle misure contro il Coronavirus sul settore: “Abbiamo elaborato una stima, che ci pare cauta, basata su dati Siae, che indica una perdita in questa settimana di 10,1 milioni di euro al botteghino e la cancellazione di 7.400 spettacoli“. Questi sono i dati sulle conseguenze dell’emergenza Covid-19 sul mondo del teatro.

“La situazione è abbastanza drammatica. Le regioni del Nord Italia interessate al contagio e quindi alle ordinanze co-firmate dal ministro della Salute e dai governatori da sole rappresentano ben più della metà del mercato dello spettacolo dal vivo. La ricaduta è quindi numericamente molto significativa”. Un impatto negativo, spiega il presidente, non riguarda solo le aree interessate ai provvedimenti di chiusura delle strutture, perché l’emergenza “è molto più ampia rispetto ai confini geografici delle regioni del Nord”. 

La perdita stimata di 10,1 milioni di euro al botteghino e la cancellazione di 7.400 spettacoli riguarda la settimana in corso, fino a domenica 1 marzo. Le ordinanze sono state emesse da tutte le grandi regioni del Nord, dal Piemonte al Friuli Venezia Giulia, dalla Liguria alla Lombardia e all’Emilia Romagna.

“Occorrerà immediatamente, dopo la cessazione delle ordinanze, ripartire con una campagna di sensibilizzazione per rassicurare l’opinione pubblica in merito al fatto che i teatri e i luoghi di cultura in generale non presentino alcun rischio per gli spettatori. La ricaduta – continua il presidente di Federvivo – è sicuramente grave sulle imprese e sulle compagnie, sulle istituzioni grandi e piccole, ma è gravissima sui lavoratori. Non essendoci in questo comparto la cassa integrazione, rischiamo veramente che i costi più alti vengano pagati dagli artisti e dai tecnici impegnati nelle produzioni.”

Con una una lettera inviata al Ministro dei beni culturali Dario Franceschini, Agis e Federvivo hanno chiesto l’apertura di uno stato di crisi per il settore.

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