Mazara Sotterranea esiste e non è una leggenda: parola di Carlo Roccafiorita, fondatore di Periferica

Tiziana Sferruggia

Mazara Sotterranea esiste e non è una leggenda: parola di Carlo Roccafiorita, fondatore di Periferica

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giovedì 13 Febbraio 2020 - 12:48

Si capisce subito che è nato lì, in quel quartiere periferico in cui abita e lavora, in quel luogo dove è tornato per cambiare le cose, per dare anzi, alle cose, quella “dignità sociale” per troppo tempo negata. Carlo Roccafiorita si è laureato a Ferrara e dal 2013 è il Founder & Director dell’associazione Periferica, un progetto che somiglia molto ad un bel sogno di rinascita per le zone più svantaggiate della città. A farlo tornare, forse un amore viscerale per la propria terra d’origine, per quella Mazara sempre sfuggente e misteriosa che promette e non mantiene.

Carlo Roccafiorita, esiste davvero questa Mazara sotterranea sconosciuta ai più e che grazie a lei e alla sua Associazione sta emergendo in tutto il suo splendore?

Sì, esiste veramente. La Mazara sotterranea è una storia che pochi conoscono e che merita di essere raccontata. C’è tutto un livello sotterraneo della città che nel silenzio custodisce una parte importante della nostra memoria collettiva e che si collega con la superficie attraverso dei cunicoli o dei passaggi.

Fascino e mistero sembrano gli ingredienti sapidi dell’avventura di cui lei insieme ad altri giovani si è fatto promotore ed artefice. Lei è il fondatore dell’associazione Periferica, ci dica cos’è e che cosa si propone di fare per una città come Mazara.

L’associazione è nata nel 2013 e oggi io sono il direttore del progetto. Mi occupo di coordinare le attività, di progettazione culturale e di management, insomma tutto quello che riguarda lo sviluppo del progetto stesso sul territorio. Periferica non è nata con un progetto ben definito ma come un’azione istintuale da parte di un gruppo di giovani che hanno pensato di impiegare le proprie vacanze estive in maniera virtuosa e creativa mettendo in pratica quello che stavano imparando nelle proprie Università. Poi abbiamo capito di essere al centro di un dibattito che interessava il modo di progettare le città moderne in cui c’è molta fame di coinvolgimento del tessuto sociale e del capitale culturale delle città nel quadro delle trasformazioni urbane. Abbiamo quindi iniziato a progettare e a fare sperimentazioni su questo ambito per cercare di trasformare le città attraverso il coinvolgimento attivo delle comunità.

Ci faccia un esempio

Immaginiamo uno slargo abbandonato o una piazza che tornano ad avere un senso grazie a un percorso graduale fatto con i cittadini e con il soggetto pubblico e magari con il supporto di eventuali privati che potrebbero sponsorizzare le attività.

Perché si chiama Periferica?

Nel 2013, quando è partito il progetto, abbiamo immaginato il format del festival di Rigenerazione Urbana come qualcosa di itinerante.

Ovvero?

Pensavamo che ogni anno si potesse spostare in diverse zone di Mazara, soprattutto nelle periferie. I quartieri che noi avevamo scelto di coinvolgere facevano parte della fascia periferica di Mazara, un’area in cui ancora oggi si concentrano dei “vuoti” urbani che non sono stati occupati dalla costante urbanizzazione e su cui si potrebbe giocare la partita del futuro.

Il gap ad oggi non è ancora colmato. A quali quartieri della città avevate pensato?

Noi immaginavamo un percorso che sarebbe partito dalla nostra cava nel quartiere “Macello”, fino ad arrivare nei quartieri “Potenza”, “Miragliano” e “Viale Africa”. A “Mazara 2” saremmo arrivati in un periodo in cui ci saremmo trovati più maturi dal punto di vista progettuale.

Quante persone fanno parte del suo team?

Del team base fanno parte 3 persone. Oltre a me ci sono Giulia Bonanno e Paola Galluffo ma a seconda dei progetti che sviluppiamo, il numero dei professionisti aumenta. Ad esempio, per Casa Periferica, sono coinvolti 5 artisti di fama internazionale, altri 3 architetti ed un pianificatore che è il professore universitario Maurizio Carta.

Pensavate di fare tutto questo da soli e con le vostre uniche forze?

Naturalmente avevamo pensato al supporto dell’amministrazione. Trattandosi di luoghi pubblici non avremmo potuto fare altrimenti. Avremmo avuto bisogno di tutte le autorizzazioni per occupare gli spazi per poi restituirli dopo alcuni giorni o mesi alle comunità che ci giravano intorno. La nostra idea era quella di coinvolgere decine di partecipanti per ogni edizione e poter realizzare, insieme agli abitanti del quartiere, strutture che avrebbero potuto riattivare gli spazi pubblici.

E come è andata?

Alcune azioni hanno avuto fortuna soprattutto al nord dove c’è una struttura pubblica più efficiente e al passo con i tempi e dove ci sono state le risposte di aziende ed imprese che vedono l’utilità di questi processi partecipativi per poter posizionare i loro brand. In pratica quello che noi avevamo proposto, lo abbiano visto attuato in altre parti d’Italia e il nostro progetto si è dovuto adattare con le condizioni che stavamo vivendo. Nel 2013 avevamo proposto questo progetto all’amministrazione che ovviamente non l’ha sposato.

L’amministrazione ha detto dunque no e voi cosa avete fatto?

Abbiamo deciso di veicolare tutto quello che potevamo fare all’interno di uno spazio che avevamo a nostra disposizione che oggi è per l’appunto Casa Periferica con l’idea di renderlo il primo Parco Culturale di Mazara.

Dove si trova Casa periferica?

E’ un centro creativo di circa 3000 mq che si trova nel quartiere “Macello” che tra l’altro è ricco di cave.

Ma è vero che somiglia ad una Cattedrale sotterranea?

Sì in un certo senso. Lo spazio che occupiamo è diviso in 2 parti, uno soprastante, a livello della strada dove c’è appunto la sede e dove c’è anche l’ingresso alla cava vera e propria, all’ipogeo che si trova a 7 metri dal livello della strada. Ha una forma ad H e in un angolo c’è anche l’imbocco di una galleria che ha un percorso di circa 30 metri in cui noi avevamo pensato di sviluppare un museo, cosa che abbiamo fatto. Ma la sorpresa più grande è venuta dopo.

Ci parli di questa sorpresa

Durante i lavori per il Museo abbiamo scoperto una delle più grandi cave sotterranee del quartiere. Alla fine di una galleria c’era un’altra cava che non immaginavamo neppure ci fosse. E questo è stato molto importante.

Perché?

Perché ha confermato l’importanza che ha la valorizzazione e la tutela di questi luoghi vista l’enorme ricchezza che contengono. Inoltre, questa cava si trova sotto una piazza pubblica che ha già subito dei cedimenti e prima della nostra scoperta questa piazza era inserita all’interno del Piano di Sicurezza Comunale.

Che significa, Roccafiorita?

Significa che in caso di terremoto la gente avrebbe dovuto confluire lì per poi magari crollare di sotto perché la piazza non avrebbe retto tutto il peso dell’afflusso.

Allora si può parlare di pericolo scampato?

E’ stata una scoperta importante che ci sta consentendo di pianificare anche in maniera più visionaria questo progetto sulle cave che stiamo portando avanti. Ci ha creato un contenuto partendo da zero. Casa Periferica, e ci tengo a dirlo, è uno spazio attivato grazie anche alla collaborazione di persone che fanno parte del circondario ma anche grazie alla disponibilità di alcuni creativi che ci hanno raggiunti da diverse parti del mondo per partecipare ai nostri laboratori.

Insomma, ricapitolando, voi avevate proposto di rigenerare alcune zone degradate della città, avete fatto scampare un pericolo alla città e l’amministrazione comunale nel 2013 vi ha risposto picche.

C’è stato un primo contatto in occasione della prima edizione ma ci siamo resi conto che la nostra visione era semplicemente diversa dalla loro, la loro idea era infatti quella di lavorare più sul centro storico di Mazara. Cosa che poi hanno fatto.

Con questa amministrazione guidata da Quinci, come vanno le cose?

Con questa attuale è stato avviato un confronto. Durante la scorsa edizione il sindaco è venuto qui a piantare simbolicamente il primo albero del Parco e anche gli assessori hanno partecipato alle diverse attività. Stiamo lavorando per definire alcuni accordi o dei protocolli d’intesa come accade in altre città e sono fiducioso.

Attualmente chi finanzia le vostre idee?

Noi finora abbiamo raccolto circa 200 mila euro partecipando a diversi bandi europei. Lo scorso dicembre abbiamo vinto il Bando Creative Living Lab del MiBACT promosso dalla Direzione Generale Creatività contemporanea e Rigenerazione Urbana. Con questo ci siamo aggiudicati 35 mila euro. Nei prossimi mesi attiveremo 3 servizi. Anzi, se vuole, glieli anticipo.

Mi dica, Roccafiorita.

Oltre ad Aula Periferica che è il primo servizio per il supporto allo studio, abbiamo in programma altri 2 servizi in cui crediamo molto, uno è il Mercato e l’altro è la Portineria di Quartiere.

Andiamo per gradi. Cos’è Aula Periferica?

Aula Periferica è uno spazio di 80 mq dedicato al supporto allo studio.

In che senso supporto?

E’ uno spazio dedicato ai piccoli studenti dove noi offriremo lezioni di doposcuola o aiuto compiti.

Dove si trova esattamente?

All’interno di Casa Periferica.

Sarà gratuito oppure a pagamento?

Supporteremo gratuitamente nello svolgimento dei compiti alcuni ragazzi che non possono

economicamente permettersi delle ripetizioni. Daremo inoltre la possibilità ai giovani professionisti di impartire lezioni a pagamento.

A quali scuole è rivolto?

Abbiano già preso contatto con gli insegnanti della scuola del quartiere cioè del plesso Pirandello che ha un bacino di circa 300 alunni fra elementare e media. La dirigente ci segnalerà gli alunni che sono più a rischio dispersione scolastica e proprio loro riceveranno gratuitamente il supporto allo studio. Questo crediamo possa avere una buona ricaduta dal punto di vista sociale per lo sviluppo del quartiere.

Gli alunni possono raggiungere facilmente la vostra sede?

C’è bisogno dell’impegno di tutti perché non abbiamo un servizio di navetta che prenda i bambini e li porti da noi e poi li riaccompagni ma vogliamo partire lo stesso per vedere se si può fare qualcosa per promuovere questo servizio.

Ora ci parli di questo Mercato. Dove si svolgerà?

La nostra intenzione è di creare una sorta di costola del mercatino rionale del mercoledì mattina che si svolge nel quartiere Macello, un quartiere a bassa densità abitativa e con pochi servizi. Il mercoledì, nel nostro quartiere affluiscono circa 3000 persone e da maggio fino ad ottobre abbiamo poi notato anche una notevole presenza di turisti. Addirittura ci sono alcune strutture turistiche che li veicolano verso il mercato rionale. Per i turisti è visto come un momento folcloristico. Ed è stato lì che è nata l’idea di creare una costola del mercato che si trova a 50 metri dalla nostra sede

Cosa si venderà in questo mercato?

Dallo scorso dicembre ci siamo costituiti come comunità slow food e inoltre da sempre abbiamo sempre promosso l’artigianato locale. Punteremo dunque sull’agroalimentare di qualità, sullo slow food e sull’artigianato di qualità. Casa Periferica diventerà ogni mercoledì mattina uno spazio dove trovare dei prodotti che al mercato rionale non trovi.

Ad esempio miele, formaggi e manufatti?

Sì, certo.

Il mercato sarà aperto solo il mercoledì mattina?

Avevamo pensato di replicare la cosa anche la domenica pomeriggio abbinando questi prodotti agli aperitivi e a momenti culturali di intrattenimento.

Mazara è una città che ha poca periferia e poche contrade. Dovreste essere avvantaggiati nel portare a compimento ciò che vi proponete, ovvero la promozione territoriale e il recupero delle zone emarginate e marginali.

Sì è vero ma su Mazara vale di più quella distinzione che bisogna fare fra periferia e marginalità. Non è tanto il concetto di distanza dal centro a rendere un quartiere periferia quanto la carenza di servizi e anche tutto quello che tende ad ostacolare l’educazione dei bambini. Il quartiere Macello è geograficamente vicino al centro e non è più periferia di quanto non lo sia il centro storico. In piena casbah, che è al centro della città, si può trovare la stessa assenza di servizi ed accessibilità della comunemente definita periferia.

E ora parliamo della Portineria. Cos’è esattamente?

La Portineria di quartiere dovrebbe fare da intermediario fra il tessuto sociale, il quartiere e l’amministrazione. Avevamo pensato di organizzare una volta al mese una riunione a cui tutti gli abitanti del quartiere sono invitati a partecipare per discutere dei problemi del quartiere. A queste riunioni dovrebbe essere presente anche un esperto al quale i residenti manifesteranno le problematiche che saranno poi riferite all’amministrazione.

Una sorta di riunione condominiale mensile?

Direi un modo per sensibilizzare la gente a essere critica in modo costruttivo e partecipe. Sarebbe un modo per chiamare l’amministrazione alle sue responsabilità. In sintesi, un’azione critica contro chi vuol lasciare questo quartiere a sé, in disparte. Serve un’azione di contrasto al degrado, ai rifiuti, alla carenza di servizi. L’obiettivo è anche quello di arrivare a creare un comitato di quartiere e di un’associazione di artigiani.

Il quartiere Macello dunque al centro dell’attenzione. Cosa volete farlo diventare?

Abbiamo pensato di farne una meta importante, seconda soltanto al Satiro in termini di turismo culturale. C’è un trend positivo in merito. Il turista che arriva in un luogo vuole fare esperienza, vuol conoscere il territorio, la Storia, le persone che vi abitano. Tante cave del quartiere sono il riflesso delle famiglie che ci hanno poi abitato intorno e che hanno anche messo sù dei laboratori artigianali, penso ai produttori di miele e di argilla. Sono contenuti che noi stiamo cercando di tradurre in offerte turistiche e culturali.

A Mazara, dunque, le cave non mancano ma, a parte la zona di Miragliano, famosa per i suoi ipogei, dove si trovano le altre zone sotterranee?

Miragliano è una delle zone più antiche mentre quelle in cui ci troviamo noi, sono più recenti. Le cave del Macello risalgono al 1884 e le altre cave che riportano sempre delle date risalgono sempre a quel secolo. Quelle più vicine al centro sono ovviamente le più antiche perché era più facile trasportare il materiale e raggiungere facilmente i luoghi delle costruzioni. Nella cava che abbiamo trovato recentemente ci sono tantissime iscrizioni che occupano una fascia di almeno 50 anni. Ci sono iscrizioni che risalgono al 1834 e lì abbiamo trovato crocifissi risalenti al periodo borbonico e alcune tracce che alcuni dei nostri esperti hanno valutato appartenenti ad una confraternita di cavatori. Abbiamo trovato oggetti risalenti al secondo conflitto mondiale perché questa cava è stata anche rifugio antiaereo. Quando l’abbiamo scoperta siamo rimasti sbalorditi perché è stato come se ci avessero allestito un Museo già pronto.

Adesso cosa farete?

Cercheremo di interpretare tutti i segni e cercheremo di dargli una dignità scientifica.

Roccafiorita, lei nel passato ha subito intimidazioni e danneggiamenti riconducibili alla sua attività di “rigeneratore” della periferia. Le hanno anche bruciato l’auto proprio mentre preparava il Festival di rigenerazione urbana. A chi può dare fastidio il suo lavoro? Chi può volere male ad un’associazione che promette e opera lo sviluppo?

Considerato che la nostra non è un’organizzazione che fattura milioni di euro, non credo che ci sia un movente economico dietro questi gesti intimidatori. Credo che si tratti di persone che non vogliono che qualcosa cambi. Noi stiamo proponendo proprio un cambio di prospettiva su quello che può essere una parte di Mazara.

In che modo questo cambiamento può essere attuabile?

Trasformando in attrazione turistica quello che Mazara già ha come capitale e che può consentire magari a qualche giovane di poter tornare nella sua città. Noi abbiamo subito diverse intimidazioni, tre veicoli bruciati, pietre tirate durante gli eventi e altro. Devo dire però che ci hanno portato abbastanza fortuna. Ad ogni atto che subiamo rispondiamo con più tenacia sul nostro lavoro

Dunque nessun collegamento con la criminalità organizzata? Non pensa che le cave possano rappresentare un ottimo nascondiglio per i latitanti di cosa nostra e che l’uso di queste che voi proponete come mete turistiche, possa aver innescato la reazioni di chi vorrebbe utilizzarle per altri scopi?

E’ anche possibile questo tipo di spiegazione. Forse diamo fastidio a chi in questi luoghi ci ha fatto qualcosa di illegale ed ha dunque qualcosa da nascondere.

Anche quest’anno organizzerete il festival sulla rigenerazione urbana?

Sì, anche quest’anno lo organizzeremo. E’ la settima edizione e abbiamo già un centinaio di partecipanti vengono da diverse parti del mondo.

Ci vuol spiegare esattamente cos’è?

E’ un format dove c’è dentro la Summer School per studenti di architettura, di design e di comunicazione ed un programma di attività collaterali che coinvolgono anche i non addetti ai lavori nella trasformazione di uno spazio. Anche quest’anno Casa periferica si trasformerà in una sorta di micro villaggio dove gli ospiti mangiano, vivono insieme e si divertono ma soprattutto progettano ed auto costruiscono degli spazi che fanno parte del centro culturale. Tutti gli accessi al museo, gli impianti e la passerella e le guide illustrate, sono stati progettati durante queste attività e sono entrai in funzione il giorno dopo. Per noi è anche un’azione di promozione del territorio visto che i nostri ospiti vengono da altre parti del mondo.

Quando si svolgerà?

Dall’1 al 10 agosto e poi ci sarà un format dall’11 al 14 che riguarderà le arti performative e sarà rivolta sia a designer che ad artisti.

Una curiosità Roccafiorita, perché avete scelto una pecora rosa come simbolo dell’Associazione Periferica?

In realtà la pecora doveva essere un logo temporaneo perché avevamo immaginato il Festival di Periferica come un evento annuale itinerante che avrebbe toccato tutti i quartieri periferici di Mazara. Ogni anno dunque avremmo adottato un animale simbolo del quartiere visitato. A Tonnarella, ad esempio, sarebbe stata la medusa l’identità simbolo del quartiere. Oppure magari il riccio.

E la pecora quale quartiere mazarese rappresenta?

Il quartiere Macello e la scelta è stata una cosa del tutto casuale. Ricordo che stavo guardando alcune foto del passato che ritraevano il quartiere. Ne vidi una della piazza e mi colpì questo slargo semivuoto senza nulla intorno attraversato da un gregge di pecore. Mi piacque anche perché specialmente nel passato questo passaggio accadeva spesso.

E il colore rosa?

In quel periodo stavo frequentando all’Università dei corsi e c’era una rivista di architettura dove dominava il rosa shocking che mi piaceva tantissimo. Dunque la pecora rosa è il simbolo che ci ha portato fortuna.

Ecco dunque svelato l’Arcano.

Sì, e poi la pecora è un animale mite che se si arrabbia diventa incontrollabile e questo ci è piaciuto.

Ci dica la verità Roccafiorita, ma lei al quartiere Macello c’è nato, vero?

Sì, ci sono nato. Ed è bello esserci tornato.

Tiziana Sferruggia

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