Questa notte, nell’ambito di una vasta operazione antimafia a Sciacca, tra gli altri è stato posto in arresto Antonello Nicosia, assistente parlamentare di una deputata, che aveva creato una onlus per i diritti dei carcerati e approfittando del suo ruolo entrava in carcere e secondo gli inquirenti parlava con i boss detenuti e avrebbe anche portato i loro messaggi all’esterno. Nicosia è collaboratore di Pina Occhionero avvocato di 41 anni molisana, è stata eletta deputato alle ultime elezioni politiche nelle liste di Leu ed è recentemente passata a Italia Viva, il partito di Renzi.
La deputata comunque non risulta indagata, ma sarà sentita dai pm di Palermo come testimone.
L’inchiesta, condotta da Ros e Gico, è coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Paolo Guido e dai pm Gery Ferrara e Francesca Dessì.
Dalle intercettazioni è emerso che Nicosia definiva la strage di Capaci in cui morì Giovanni Falcone “un incidente sul lavoro” e per Matteo Messina Denaro usava parole come “primo ministro”.
Intercettato per mesi al telefono avrebbe dato giudizi sprezzanti sul giudice ucciso dalla mafia a Capaci nel 1992: di lui diceva anche che “da quando era andato al ministero della Giustizia più che il magistrato faceva il politico”.
Nicosia, secondo i magistrati, non si sarebbe limitato a fare da tramite tra i detenuti e le cosche, ma avrebbe gestito anche alcuni business in società col capomafia di Sciacca Accursio Dimino, 61 anni, imprenditore ittico ed ex professore di educazione fisica, anche lui tra i fermati.
Con Dimino Nicosia si incontrava abitualmente e insieme avrebbero fatto affari coi clan americani e riciclato denaro sporco.
Insieme a Nicosia e Dimino sono finite in manette anche altre tre persone e sono stati perquisiti uffici, negozi e case nella disponibilità degli arrestati.