Fresco della polemica con Philippe Daverio, il presidente Nello Musumeci si è presentato ieri a Mazara determinato a difendere la sicilianità dagli attacchi di politici e giornalisti “polentoni” (ipse dixit) amanti dei clichè e che ci descrivono ancora con coppole storte, fors’anche con fucili a canne mozze a tracolla, giacche di velluto a righe e altri brand poco edificanti che ci hanno resi famosi nel passato. Il presidente ha invitato tutti i siciliani a prendere in mano il proprio destino e a scriverla loro la Storia, senza vittimismo e sensi di inferiorità, a testa alta e schiena dritta. Ha anche candidamente confessato di indignarsi se sente pronunciare frasi tipiche del nostro lessico che contengono sia la resa che la rassegnazione. Durante la conferenza stampa nella saletta della Capitaneria di Porto di Mazara del Vallo, alla presenza del sindaco Salvatore Quinci, del Commissario Delegato al dissesto idrogeologico Maurizio Croce, dell’ingegnere Giovanni Coppola, Responsabile del progetto, dell’ingegnere Giancarlo Teresi, direttore dei lavori e del Responsabile dell’impresa Eco 2000 srl di Messina , ditta aggiudicataria dei lavori, mentre tutti apponevano la firma per suggellare il verbale di consegna che dovrebbe dare il via al dragaggio del Porto Canale, si è avvertita una trascinante “ventata di ottimismo” ( per usare parole sue) che poco si abbinano a quel “Comu finisci si cunta” (espressione nostrana tipica e ricorrente nonchè detestata dal presidente) sciorinato nell’attesa che tutto si compia per poterlo raccontare. Nello Musumeci, impeccabile nel suo vestito blu con camicia bianca inamidata e cravatta fin troppo sobria, ha detto che “questa terra ce la può fare a patto che ci si creda tutti”. La storia “allucinante” del fiume Mazaro sta per concludersi. E’ l’inizio di una nuova era, fatta, a detta del presidente,di tempi stretti, veloci ed efficaci.
Quarantuno anni d’attesa e 8 anni di trattative per dare il via dragaggio. Nel frattempo un settore economico della città in ginocchio. Presidente, quanto tempo ci vorrà e soprattutto cosa deve essere fatto?
In due mesi sarà tutto fatto. Dobbiamo asportare tutto il materiale dei fondali, cavi d’acciaio, sacchi, camere d’arie, legno, vetro, plastiche, batterie esauste. Dobbiamo ripristinare fino a quota meno tre sotto il livello medio dei fondali dello specchio che va dal ponte al mercato del pesce. Parliamo di una superficie di circa 15 mila metri quadrati. Dobbiamo approfondire fino a quota di meno quattro sotto il livello medio dei fondali, lo specchio d’acqua che va dal mercato del pesce fino al Piazzale Quinci. Ed è una superficie di 20 mila metri quadrati. Dobbiamo approfondire di una quota di meno 6 metri dal livello medio dal piazzale Quinci fino all’intero bacino di ponente e all’imboccatura che ci consente di occupare una superficie totale centottantamila metri quadrati. Grazie a questo dunque la città riavrà il “suo” fiume e non solo.
Lei ha ribadito l’importanza del porto per rilanciare l’economia appassita di una città. A che punto è la messa in sicurezza del Porto di Marsala? La Regione diventerà stazione appaltante dei lavori?
So che c’è stata la raccolta di firme da parte del Circolo marsalese di Diventerà Bellissima per sollecitare l’opera.
E lei cosa dice, presidente? La regione che farà?
Quale sarà la scelta del governo regionale ancora non glielo posso dire.
La regione è famosa per le due “D”, dissesto e debiti. E’ un problema di fondi, presidente?
Non è un problema di debiti anche se debiti la regione ce li ha e sono anche tanti. Abbiamo trovato con nostra grande sorpresa 7 miliardi e 300 milioni di disavanzo e 7 miliardi e 200 milioni di debiti. Pazienza, vuol dire che affronteremo anche questo percorso.
Ma per il porto di Marsala, che notizie ci dà? E’ un progetto arenato da anni e che non si è mai “velocizzato” come inizialmente si pensava.
Il porto di Marsala è uno degli obiettivi del mio governo. So che voi mi considerate Nembo Kid e Superman ma sono un essere umano con tanti limiti ma ho una fortuna, quella di non essere ricattabile. Dunque posso tirare dritto per la mia strada. Sono convinto che entro qualche mese noi avremo definito anche gli obiettivi che riguardano il porto di Marsala al quale noi siamo particolarmente interessati.
A cosa è dovuta la mancata nomina dell’Assessore regionale ai Beni Culturali. Come mai il compianto Sebastiano Tusa non è ancora stato sostituito?
E quale è la premura? Sono io che faccio l’assessore ai Beni Culturali ad interim e quindi non ho bisogno di delegare l’assessore. Lo dico a me stesso, stiamo facendo cose dell’altro mondo proprio per questo. Proprio stamattina a Marsala (ieri, per chi legge ndr) abbiamo tenuto un vertice sull’approdo per andare a Mozia. Una vergogna di squallore quell’imbarcadero storico e stamattina abbiamo concordato di creare una stazione marittima, un ufficio informazioni, di mettere i gabinetti per i turisti che non devono essere più costretti a fare più la pipì nei canneti. Metteremo anche la segnaletica stradale e un ufficio per la biglietteria. Sistemeremo i gazebo per i venditori di souvenir. Riporteremo la legalità in quell’area dando la possibilità di lavorare con le licenze e credo che questo sia un obiettivo importante.
Porti ma anche aeroporti. Salvatore Ombra ha sempre la sua stima?
Il presidente Ombra è stato da me nominato perché contribuisca a risolvere il problema dell’aeroporto di Birgi. E’ molto attivo, è molto appassionato ed ha un ottimo curriculum. La regione gli è vicina anche finanziariamente e stiamo aprendo contatti anche con Ryanair e speriamo che vada bene. Anche questa è una pesante eredità che ci siamo trovati sul tavolo.
Quali altre pesanti eredità avete trovato?
L’abolizione delle province. Dico che mi batterò anche per rimettere le province. Basta guardare lo stato delle nostre strade provinciali per capire che è stato un disastro. Diciassette mila chilometri di strade provinciali distrutte ma la gente non lo sa che non è colpa della regione. La regione si occupa di tutto tranne che di strade. Le strade sono di competenza dello Stato e delle province. Quindi distruggere le province senza trovare una soluzione alternativa è stata una follia. E nonostante questo noi ci stiamo sostituendo alle province.
In che modo?
Abbiamo messo 250 milioni di euro a disposizione per le strade provinciali. Ma possiamo intervenire per le arterie che ci segnalano le ex province che riteniamo di maggiore importanza. Per non parlare delle opere lasciate incomplete.
Lei ha detto di voler velocizzare i tempi della burocrazia. Dove c’è stata lentezza, ad esempio, presidente, in questa faccenda del Porto Canale?
Si è perso tempo, ad esempio, per il visto della Valutazione di Impatto Ambientale. È una legge folle. Ci vogliono a volte anni per un simile visto e noi abbiamo accelerato riducendola a mesi ma non siamo ancora soddisfatti né io né l’assessore Cordaro. Basterebbero poche settimane, io dico. Ci vuole cuore, sentimento, passione per governare.
Molti giovani lasciano la Sicilia. Cosa si sente di dire loro presidente?
La disaffezione dei nostri ragazzi che vanno all’estero finisce col diventare contagiosa. Se parte il figlio vuol dire che è già rassegnato il padre. Se la partenza serve a fare esperienza e a confrontarsi con altri popoli, ci sta. L’importante è che i nostri giovani abbiano in tasca un biglietto di ritorno. A questo stiamo lavorando.
Quanto tempo ci vorrà?
Non lo so. Penso dieci, quindici, diciotto anni per potere rendere la Sicilia competitiva con le altre regioni. Chi dice che ci vorranno pochi anni, è un imbonitore. C’è tanto di arretrato. Ma bisogna cambiare atteggiamento. Siamo un popolo, i siciliani, di rassegnati. “Comu finisci si cunta” non mi piace. Dobbiamo deciderlo noi come raccontarlo.
Opere pubbliche ma anche turismo. Che tipo di strategia sarà messa in campo?
Abbiamo cose bellissime in Sicilia. Le faccio un esempio. Siamo a Mazara, in altri posti, per vedere il Satiro Danzante ci sarebbero file di chilometri. Sono queste le cose che devono farci riflettere. Abbiamo la materia prima ma non riusciamo a sfruttarla.
E dunque?
Anche in questo senso stiamo puntando a riqualificare gli spazi museali. Venti milioni di euro saranno messi su questo. Il Satiro Danzante ha bisogno di una spinta sul piano promozionale che dobbiamo necessariamente realizzare in un piano di circuito regionale.
Che altro occorre fare, presidente?
Mettiamo tutti la spalla sotto il Santo. Ognuno deve fare la sua parte. Smettiamola di chiederci cosa fa il Comune o la Regione per noi ma chiediamoci cosa possiamo noi fare per il comune e la regione. Ci vuole orgoglio e scatto di reni. Se tutti remiamo verso la stessa direzione, arriveremo alla meta.
Tiziana Sferruggia