Gestire le emergenze che puntualmente si presentano, pare sia lo sport nazionale da praticare in autunno. Da almeno undici anni a questa parte, (e la memoria non può non andare alle prime tremende alluvioni del 2008 che sconvolsero buona parte della Sicilia) assistiamo al bollettino da” guerra meteorologica” con espressioni diventate oramai di uso comune. Fra queste, “Bomba d’acqua,” è la più gettonata e dà l’idea della violenza con cui si riversa la pioggia e la sua capacità travolgente in tempi a volte davvero brevi. Anche quest’anno, ad ottobre, come tradizione vuole, le prime piogge non hanno avuto la lenta dolcezza necessaria alla semina nei campi. Anzi, hanno devastato la campagna, trascinato ed ucciso mandrie e greggi, devastato il terreno, scoperchiato serre. Un chiaro esempio di tautologia, di coazione a ripetere masochistica a cui, quasi, non possiamo sottrarci. Come ogni anno, la Natura offesa puntualmente si ribella all’indifferenza dell’uomo distruttore, all’inquinamento, allo “sviluppo selvaggio” che non tiene conto dei tempi e delle regole di Madre Terra. L’appuntamento con l’alluvione, anche quest’ anno non l’abbiamo mancato. Case allagate, qualche morto, carcasse di animali nel fango ancora umido, coltivazioni distrutte. Ora possiamo soltanto contare i danni. Abbiamo chiesto alla dottoressa Maria Giambruno, Responsabile dell’Ufficio Comunicazione della Protezione Civile della Regione Siciliana, il primo resoconto dell’alluvione di queste ultime ore “da bollino arancione” e l’identikit della situazione siciliana.
In che terra viviamo, dottoressa? La bellezza della Sicilia è troppo spesso sfregiata da frane, terremoti, alluvioni.
La nostra terra, la Sicilia, è una terra che ha una serie di criticità naturali a cominciare dal rischio sismico, al rischio vulcanico, dal rischio tsunamico a quello alluvionale dovuto anche alla sua conformazione orografica. Penso a tutta la zona del messinese, con i Nebrodi, la catena di mare monti e terra strizzata in un breve spazio e che è particolarmente soggetta a questi fenomeni. Ma non è colpa soltanto di questo.
E di che altro?
Da 40 anni manca la pianificazione urbana e questo ha fatto sì che si costruisse negli alvei dei fiumi e dei torrenti. L’anno scorso, nel marzo del 2018, nella finanziaria regionale, sono stati inseriti per la prima volta dei fondi di rotazione da dare ai Comuni per la pulizia straordinaria dei fiumi. Basta chiederli. Sono tutti interventi che si stanno facendo sulla base di valutazioni politiche e tecniche.
E dall’anno scorso ad oggi che risultati ha dato?
I fiumi non si pulivano da 40 anni e da quest’anno ci sono 40 cantieri aperti per la ripulitura dei fiumi, dove ancora si trova di tutto, oltre alle case costruite, ovvio. Molti rifiuti spesso ostruiscono il passaggio delle acque che sono quasi costrette a straripare non trovando sfogo. Anche la deviazione del corso di un fiume per costruire sullo spazio recuperato o addirittura l’interramento di un fiume ha effetti che non sono sempre prevedibili.
Ma è soltanto colpa dell’uomo?
E’ chiaro che il clima sta cambiando. Ci troviamo a dover fare i conti con le precipitazioni che sono sempre più a carattere torrenziale. La tipologia delle precipitazioni è cambiata. Per quanto si possa cercare di mettere in sicurezza un territorio non si può proteggere tutti da tutto.
Perché?
Le faccio l’esempio di Giampilieri. Sono stati stanziati 175 milioni di euro per cantieri di consolidamento e ristrutturazione. Le opere sono state realizzate tutte, specie quelle di consolidamento. Ma siamo sicuri che tutto quello che è stato fatto, basti? Sono andata sui luoghi nel decennale dell’alluvione dove morirono 37 persone e ci furono 2 dispersi. La mia impressione è che tutte le opere realizzate non basteranno a fermare un’altra alluvione. Ci troviamo davanti a territori molto fragili. E’ come mettere 2 graffette per chiudere una ferita molto profonda.
Dunque tutto inutile?
Cominciare dalla pulizia dei fiumi è già una buona cosa. Pensiamo ad un fiume che trova degli ostacoli, delle resistenze, al suo corso, devia e straripa. La cosa che è successa nei sottopassaggi a Giampilieri, insomma. Se butto un frigo rotto nel fiume, è chiaro che esonda, ti alza la macchina e la trascina nel fango.
Possiamo già fare la conta dei danni delle piogge di questi ultimi giorni?
Non abbiamo ancora nel dettaglio quello che è successo in questi giorni. Abbiamo ancora allerte arancioni nella parte Sud Orientale dell’Isola.
Lei parlava di terreno fragile. Questo significa frane e fiumi di fanghi, è vero?
E’ chiaro che la colpa è anche degli incendi che disboscano il territorio e senza alberi che trattengono le piogge, l’acqua arriva tutta a gran velocità a valle. Come vede le concause sono tante e tutte concorrono alle alluvioni terribili di queste ore.
Come si fa ad incidere su tutte le concause contemporaneamente?
Dobbiamo cambiare lo stato delle cose. Devo dire che di cose ultimamente se ne stanno facendo. Il lavoro “sporco” che è tuttora in corso è quello di definire tutte le pianificazioni. Prima di adesso, non esistevano in nessun ambito. Ma come si fa a fare le opere se non esistono le pianificazioni? Sono anni che tutti parlano di finanziamenti europei, di attività da svolgere, ma se non hai fatto a monte la pianificazione, come fai?.Mi rendo conto che la pianificazione non dà visibilità politica, non ci fai cassa elettorale con questo.
Quali piani sono stati fatti?
Sono usciti una serie di piani. Tutti quelli che mancavano da 40 anni. Piano rumore, piano acque, piano rischio ambientale, e adesso con la Protezione Civile è stato esitato favorevolmente dalla Giunta la settimana scorsa, anche il piano amianto.
In cosa consiste ad esempio, quest’ultimo?
Se c’è il piano amianto puoi andare a costruire ad esempio tutto il risanamento territoriale. In questo modo si indica chi come e dove, cioè come smaltire e dove. Se non c’è il piano, sono solo parole. Non hai lo strumento a cui far riferimento ammesso e non concesso che si vogliano attivare delle misure comunitarie per trovare i fondi. Come già detto, da 40 anni e più non si faceva nulla. Quaranta anni di malgoverno, c’è poco da aggiungere. Si è sottovalutato il problema.
Il clima era diverso, dunque per questo motivo non c’era bisogno di prendere chissà quali provvedimenti?
E’ chiaro che prima c’era una burrasca ogni tanto e invece adesso ci troviamo davanti a bombe d’acqua che insistono per ore e le perturbazioni si manifestano in modo violentissimo. Bisogna mettere mano a quello che si doveva fare e che non si è fatto.
E adesso cosa si sta facendo?
Stiamo lavorando sull’idea del governo che è quella di dare alla Regione tutte le strumentazioni necessarie e le risorse per cambiare rotta ed invertire il trend. È dell’altro ieri il contratto di ripascimento della spiaggia erosa di Eraclea Minoa. Sono stati stanziati fondi per recuperare sabbia.
Che altro serve, dottoressa Giambruno?
Mettere in sicurezza le aree va bene, ma i cittadini devono fare la loro parte. Non avere memoria corta e non scordare le terribili alluvioni, può evitare di sottovalutare il problema perché qualsiasi intervento di un Ente pubblico non sarà mai sufficiente a garantire sicurezza. Ognuno di noi deve adottare un comportamento virtuoso. Se butto cartacce per strade, è molto probabile che vadano a finire nei tombini. Se piove forte, l’acqua non defluisce e le strade si riempiono d’acqua. Come vede è anche un problema culturale.
Cosa fa la Protezione Civile in tal senso?
Stiamo pensando all’educazione ambientale dei giovani che possono imparare la protezione ambientale. La divulgazione del problema non è mai abbastanza. Conoscere è anche prevenire.
Tiziana Sferruggia