Dal prossimo 6 ottobre i panificatori e di conseguenza i panifici non produrranno e non venderanno il prezioso alimento nei giorni festivi. Nulla di nuovo. Era previsto negli accordi dell’inizio di primavera secondo i quali, se si escludono i giorni di doppia festività consecutiva (per esempio Natale e Santo Stefano), gli esercizi rimarranno chiusi. Non fu facile a suo tempo raggiungere questo accordo. Tra interventi e divisioni sindacali, mediazioni di sindaco ed assessori, si è trovata la quadra al problema che comunque non ha mai visto tutta la categoria compatta.
“Occorre dire – ci ha detto Giuseppe Bonafede storico leader dei panificatori aderenti alla CNA – che l’impegno che abbiamo assunto è stato rispettato dai nostri associati e in generale da tutta la categoria. Sono altri i problemi alcun i irrisolti…da sempre, altri che si ripropongono e la cui soluzione appare ormai improcrastinabile”. Per quanto attiene il primo aspetto Bonafede e i panificatori marsalesi hanno sempre puntato il dito sulla lotta all’abusivismo. Vera piaga, a loro dire, del settore.
“Con la chiusura dei punti vendita nelle giornate festive, da domenica prossima si riproporrà il problema di un forte aumento della vendita abusiva del pane – ci dice il sindacalista -. Di questo prodotto che è posto in vendita non si conosce l’origine delle materie prime usate. Non sappiamo che tipo di farina venga usata. In quali norme igieniche versano i locali in cui il pane viene prodotto. Infine viene venduto come se non si trattasse di prodotto alimentare, senza alcun rispetto delle norme igieniche previste. Abbiamo chiesto e lo faremo ancora con più forza al sindaco e al comando della polizia municipale di incentivare i controlli per aiutarci a combattere l’abusivismo”.
Ma è su di un altro aspetto che Bonafede punta il dito per l’immediato futuro. “Ci dispiace dovere affrontare un tema che finirà per incidere sulle tasche della gente. Ma è certo che il prezzo del pane aumenterà e non di pochissimo. Questo senza volere fare “cartello”ognuno è libero di lavorare rimettendoci. La materia prima, farina in primis, aumenta e invece il prodotto finito lo abbiamo mantenuto sempre con lo stesso prezzo al pubblico. Ora non è più sostenibile. Anche noi abbiamo famiglie e il nostro lavoro merita, anche se un pur minimo, guadagno. Se alle materie prime si aggiungono la luce per i forni elettrici e la legna per quelli alimentati con questo sistema, i costi salgono e diventa inevitabile aumentare il prezzo del pane”.