La stele “servo di Melqart” ritrovata a Mozia e l’ombra di un “re”

redazione

La stele “servo di Melqart” ritrovata a Mozia e l’ombra di un “re”

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lunedì 23 Settembre 2019 - 10:40

La missione archeologica dell’Università La Sapienza di Roma, che a Mozia continua da anni a lavorare in maniera continuata, ha prodotto una scoperta importante per la storia della nostra civiltà. Il team guidato dal professore Lorenzo Nigro, che dirige la missione con oltre 50 studenti, ha rinvenuto una stele con un’iscrizione in fenicio dove si legge: “servo di Melqart”, il titolo che solitamente si accostava ad un esponente dell’alta aristocrazia, se non addirittura al re della città.

“Il ritrovamento – racconto Nigro – è avvenuto l’ultimo giorno di scavo; abbiamo scoperto i resti di una importante sepoltura, celati all’interno di una delle due camere cieche di una torre difensiva (la numero sei) del primo circuito murario della città, databile alla metà del VI secolo a.C. Assieme ad alcuni vasi frammentari, incluso un aryballos corinzio, sono stati rinvenuti resti umani di un adulto e di un bambino e un cippo funerario in calcarenite recante un’iscrizione. Della stele rastremata è conservata la parte superiore alta circa 45 centimetri. La sommità conserva ancora tracce della pittura rossa viva, che la rendeva facilmente identificabile. Su un lato il cippo reca un’iscrizione monumentale in fenicio conservata su quattro linee che recita: “tomba del servo di Melqart’ figlio di…”. Melqart è il dio protettore del re di Mozia e, con Baal, la principale divinità della città, adorata nel tempio che si trova ad un centinaio di metri da dove è stata effettuata la scoperta”.

Mozia aveva un re, quindi? E a chi appartenevano quei resti umani antichi? Ancora una volta la storia dell’isola dello Stagnone – luogo di una storica battaglia – regala scoperte sensazionali.

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