Il degrado della colmata di Casabianca: tra rifiuti e prostituzione, è ormai la discarica preferita dai marsalesi

Vincenzo Figlioli

Il degrado della colmata di Casabianca: tra rifiuti e prostituzione, è ormai la discarica preferita dai marsalesi

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giovedì 05 Settembre 2019 - 06:19

Il litorale sud è, notoriamente, croce e delizia per i marsalesi. Si alternano tra loro, infatti, da un lato le potenzialità legate al porticciolo turistico, all’industria vinicola e a tratti di mare cristallino; dall’altro, i problemi legati all’erosione delle coste e all’abusivismo edilizio. In mezzo, c’è una specie di porto franco che negli anni è stato oggetto di progettualità accantonate e di costante degrado: la colmata di Casabianca. Di pertinenza dell’ex Provincia, l’area compresa tra gli ultimi stabilimenti vinicoli e il bed and breakfast “Zio Ciccio”, attende da anni una riqualificazione adeguata alle proprie potenzialità. Ma dopo l’onta subìta in occasione dell’America’s Cup di Trapani, quando i fanghi eliminati di gran fretta dal molo Ronciglio furono trasferiti proprio a Casabianca per rimanervi diversi anni, la colmata continua ad essere caratterizzata da episodi di inciviltà e degrado.

Basta entrare dalle due cancellate lasciate aperte tutta l’estate per accorgersi della quantità di rifiuti che si sono accumulati sia nelle zone più visibili che in quelle più internate, fino a ridosso dei banchi di alghe che precedono il mare. Di fatto, la colmata di Casabianca, priva di qualsiasi strumento di videosorveglianza, è diventata la più gettonata tra le aree marsalesi adibite a discariche a cielo aperto. Qui, però, a differenza di altri siti, appare riduttivo parlare di microdiscariche, a fronte di una situazione diventata ormai allarmante da un punto di vista ambientale. Sfabbricidi, reti da pesca, cassette da frutta in plastica o legno, sacchi neri pieni di rifiuti indifferenziati si alternano a cartoni di pizza o alle “solite” bottiglie di birra vuote, abbandonate da avventori occasionali. Presenti in gran quantità i rifiuti ingombranti dismessi dalle abitazioni dei marsalesi per far posto a nuovi acquisti, senza attendere il servizio di ritiro a domicilio: materassi, cuscini, divani, poltrone, mobili in legno stendini, tavoli e sedie di plastica, water, frigoriferi, ventilatori. Poi ci sono bambole, tricicli e giochi per bambini, che avrebbero potuto far comodo a qualche ludoteca del territorio. E, infine, i cosiddetti “rifiuti speciali”, anch’essi presenti in quantità considerevole: vecchi televisori a tubo catodico, monitor per computer, stufe elettriche e tanto altro.

In mezzo a tanto degrado, l’aria è diventata irrespirabile e non è da escludere che tra la folta vegetazione si possa trovare anche qualche carcassa di animale morto. E’ certo, invece, che la zona è diventata piuttosto frequentata: non solo dai pescatori che l’attraversano con le proprie auto alla ricerca di un punto isolato in cui dedicarsi al proprio sport preferito; ma anche da avventori di altro genere. Gli osservatori più attenti avranno magari già notato nei giorni scorsi qualche insolita presenza femminile con abbigliamento inequivocabile fare capolino tra le frasche e la presenza di alcune sedie in posizione di attesa autorizza a pensare che anche la prostituzione sia arrivata a Casabianca, approfittando – anche in questo caso – della folta vegetazione e dell’assenza di videosorveglianza. “La gestione della colmata è competenza dell’ex Provincia – conferma il vicesindaco di Marsala Agostino Licari – anche se ogni tanto abbiamo mandato gli operatori di Energetikambiente per effettuare interventi di pulizia, visto che la gente scarica di tutto, anche rifiuti tossici ed eternit. In passato avevamo anche chiuso i cancelli e sistemato dei tufi per evitare che entrassero macchine. A questo punto, faremo ripulire l’area e chiuderemo nuovamente i varchi”. Più complicato sarebbe l’intervento sulla vegetazione, da anni nell’incuria. In tal senso, il Comune dovrebbe sostituirsi al Libero Consorzio per intervenire con propri mezzi, un po’ come avvenuto nella Riserva dello Stagnone. Come al solito, in casi del genere, i tempi sono lunghi e le procedure tormentate. L’auspicio è che, quantomeno, non si debba aspettare un’altra estate.

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