La Nazionale di Calcio Femminile Italiana è tornata ai Mondiali dopo vent’anni. Vent’anni di cambiamenti socio-politici, culturali, nel bene e nel male. Nel ’99 non c’erano ancora i Social e quello che rimase impresso nella memoria fu una calciatrice che si tolse la maglia al goal. Non fu uno scandalo ma ci fu molto mormorio. A vent’anni di distanza è maturo un ritorno, possiamo dire, del calcio femminile, che sta ricevendo le attenzioni non solo degli sponsor ma soprattutto della televisione nazionale. La Rai sta trasmettendo i Mondiali di Francia 2019 con un buon successo di share. In tanti sono incollati davanti la tv, persino chi critica, in particolare il classico tifoso da bar, quello che ha la fissa per il toto-allenatore della Juve, che punta il dito su Conte all’Inter. Per dire.
Vent’anni in cui alcuni stereotipi sono stati superati o almeno si pensava che lo fossero. Ma il leone da tastiera è sempre lì col dito pronto a mostrare uno stupido commento e poi a farsi vedere in giro dietro occhiali scuri come se nulla fosse. Sicuramente atteggiamenti tipici di quanto sta accadendo in Italia, con la Lega e tutti i movimenti che minano spesso la libertà di un individuo. Il leone da tastiera, dicevo, non importa se guarda o meno i Mondiali di Calcio Femminile, l’importante è che non faccia mancare il suo commento “epico” del tipo “questo non è calcio”, “Sara Gama è nera, non è italiana” ed altre amenità di cui faccio volentieri a meno di elencare. Va invece menzionato l’ex Presidente della Lega Nazionale Dilettanti, Felice Belloli, che qualche anno fa sul Calcio Femminile aveva espresso un chiaro “Basta” a dare soldi a “quattro lesbiche”. Da un punto di vista puramente tecnico, questo è abbastanza evidente, il calcio femminile è ben diverso da quello maschile. Guai se non fosse così.
Nel primo caso falcate più piccole e rapide portano ad un gioco un po’ più lento – come nel Calcio maschile fino ad una trentina di anni fa – ma comunque molto fisico; ciò porta però, ad un calcio-spettacolo più godibile, piacevole da osservare in ogni singola giocata perchè, peraltro, più precisa e pulita. Non mancano i nervosismi in campo, giocare a calcio, quello femminile s’intende, non vuol dire essere per forza edulcorati. Bisogna constatare altresì, la bella dialettica delle calciatrici italiane davanti ai microfoni rispetto, per esempio, ai loro colleghi.
Per quanto riguarda Capitan Gama – per fortuna c’è anche chi è già suo/a fan -, c’è da dire che, essendo per parte (di madre) triestina, lo ius sanguinis le conferisce la cittadinanza italiana per il solo fatto di nascere da un (e dico un) genitore cittadino italiano. E fin qui è sempre stato alquanto pacifico, sino ai giorni nostri, pure per Matteo Salvini. All’ex Presidente Lega Belolli, invece, non dò molta importanza. Non inveisco. Semplicemente non vedo quale sia il problema. A parte il fatto che è sbagliato dire che tutte le calciatrici sono omosessuali, perchè di fatto non è così, non vedo perchè una persona, una in generale, non debba esprimersi liberamente nelle proprie peculiarità e ambizioni, nelle proprie attitudini e predisposizioni. Se la libera espressione si manifesta nel pregare Allah in campo piuttosto che dichiarare amore verso una persona dello stesso sesso, l’unica cosa che ne ricava la società odierna è un po’ più di felicità e meno frustrazione.