All’indomani dell’approvazione del bilancio di previsione 2019-2021, il vicesindaco ha illustrato nel corso della conversazione le opere pubbliche sulle quali l’amministrazione pentastellata ha puntato per il prossimo triennio. Alcuni traguardi, come lo schema di massima del Piano Regolatore, in discussione da stasera al Consiglio comunale, e altre sfide, come le imminenti europee, stanno per impegnare i 5 stelle.
Dopo diversi decenni, viene ripreso lo schema di massima del Piano Regolatore. Quali novità apporterà per la città?
Ci sono secondo me delle notevoli differenze rispetto al passato nel modo di intendere la pianificazione. Dico questo perché il Piano Regolatore, ad oggi vigente, è stato approvato attraverso un percorso molto lungo, partito nell’89, che si è concretizzato prima con l’approvazione del ’97 e, poi, con quella del 2001. Quel Piano Regolatore, però, ha lasciato molti vuoti normativi. Perché? Perché la pianificazione di un territorio è fatta, volendo sintetizzare, di due diversi livelli. Il primo livello è quello generale ed è proprio quello del PRG. Poi, c’è il secondo livello che, ovviamente, deve eseguire le indicazioni del PRG, che sono quelle dei piani particolareggiati, piani degli insediamenti produttivi, prescrizione esecutive, piani particolareggiati del centro storico, eccetera. Quel Piano, ahimè, non aveva buona parte di questi strumenti. Aveva solo due piani particolareggiati, mentre, per tutta una restante parte del territorio, andando a leggere le norme tecniche di attuazione, si rinviava ad una futura stesura di questi piani che, originariamente, doveva essere fatta in due anni e che non è stata mai fatta. Ad oggi, praticamente dopo ben 18 anni, questi piani non sono stati mai fatti e, secondo me, lì c’è una lesione dei diritti dei cittadini, perché non ci può essere un vuoto normativo di pianificazione all’interno di un territorio, soprattutto, in un paese come l’Italia dove il diritto di proprietà è molto tutelato. Quindi, il nostro indirizzo con questo schema di massima è quello di potere realizzare, una volta approvato, un Piano regolatore che preveda di pianificare tutti i 131 kmq del territorio, nel senso che in ogni porzione del territorio dovrà essere ben chiaro qual è la destinazione e qual è la tipologia di intervento che si può fare, senza rinvii ad altri strumenti di pianificazione.
Siamo all’indomani dell’approvazione del bilancio di previsione 2019-2021. Quali opere pubbliche avete inserito nel documento economico del prossimo triennio?
Innanzitutto, bisogna dire che questo schema di massima rispetto al passato punta molto sulla valorizzazione territoriale e la sostenibilità, sul contenimento del consumo di suolo. Questo piano vuole puntare molto su Alcamo Marina, come già l’amministrazione e il Consiglio comunale stanno facendo nella programmazione delle opere pubbliche, ma anche nella richiesta di finanziamenti. Quindi, stiamo lavorando su Alcamo Marina e su diversi livelli. Questo per dare da un lato al comune il suo contributo nella rigenerazione di questa parte importante del territorio, dall’altro per incentivare e invogliare i privati a investire anche loro e a credere in questa scommessa, che poi è la scommessa del turismo e dell’economia a ombrello che può creare. Quindi, alcune opere importanti sono partite nel 2018. Nel 2019 ci sono di nuovo diverse opere stradali tra cui la messa in sicurezza della viabilità. E anche lì dedicheremo una parte molto importante della messa in sicurezza della litoranea, quindi, dell’ex 187. Ci sono di nuovo somme importanti per la rete idrica, circa 250 mila euro, oltre all’accordo quadro che sarà finanziato. C’è un’altra opera importante per il centro storico per potenziare la pedonalità. Alcune opere verranno realizzate, c’è uno studio di fattibilità di 500 mila euro. Oggi, l’idea è quella di collegare gli edifici e i monumenti che rappresentano valenze maggiori, come collegare il Castello con l’isola pedonale e con la Piazza (Ciullo ndr) attraverso i percorsi pedonali, potenziare gli spazi attorno al Teatro Euro (Cielo d’Alcamo ndr) e attorno al Castello (dei Conti di Modica ndr), di riqualificare la via Mazzini, la via Pipitone Cangelosi e la via Sant’Oliva.
Per quanto concerne i cantieri che dovrebbero partire a breve, la città di quali lavori potrà usufruire?
Intanto dobbiamo distinguere le fonti di finanziamento. Abbiamo cantieri, ed oggi sono la stragrande maggioranza, che sono finanziati con i fondi comunali. Poi, ci sono altri cantieri, che speriamo presto di poter avviare l’iter per poterli realizzare, che sono finanziati con la programmazione regionale e quindi con i fondi comunitari. E lì speriamo di potere partire presto, una volta avuto i decreti, perché molti dei progetti che abbiamo sono esecutivi e cantierabili, a parte una manutenzione importante che è prevista con queste opere e che non riteniamo essere un’opera minore. Se fosse una piccola opera allora sì, ma i progetti prevedono una manutenzione generale strategica di quello che è l’assetto viario della città. E, quindi, dei servizi da viabilità, non solo in termini di mobilità veicolare, ma anche in termini di mobilità pedonale, per la disabilità, per la mobilità alternativa e sostenibile. Pertanto, riteniamo la manutenzione una grande opera, non un’opera secondaria. Tra queste ci sarà la manutenzione e in parte la riqualificazione di arterie molto importanti: Viale Europa, Viale Italia, via Ugo Foscolo, via Madonna del Riposo, via Narici, via Santissimo Salvatore. Veramente tante strade. Su queste strade, oltre a rifare la pavimentazione, saranno realizzate alcune opere come la verniciatura dei pali, che non si è mai fatta, la sistemazione dei marciapiedi, l’abbattimento di molte barriere architettoniche. L’inserimento di vegetazione, di spartitraffici e rotatorie, oltre a riqualificare gli spazi da mettere in sicurezza, valorizzeranno anche quelle che sono i simboli della nostra città. Faccio un esempio: la rotatoria Spirito Santo. Lì verrà inserita una lastra di acciaio corten, che è molto utilizzato per realizzare arredi, elementi estetici, che riprenderà il profilo del nostro Castello e, quindi, della nostra Enoteca Regionale del vino e anche i nostri vigneti. Sarà ben illuminata e con i marciapiedi attorno. Quindi, all’ingresso della città ci sarà una rotatoria e degli spazi che, oltre a riqualificare l’area metteranno in sicurezza, faranno dei precisi richiami al nostro Castello, come nel Viale Italia in cui sarà realizzata un’isola spartitraffico dove saranno inserite sempre delle lastre di corten, retro illuminate, che riprenderanno i profili degli elefanti nani che sono stati trovati nel nostro geosito. Quindi, stiamo cercando di dare una maggiore identità a quelle che sono le cose che, da un punto di vista culturale e storico, identificano la nostra città e la nostra comunità.
Tra i prossimi cantieri che avete annunciato c’è la pista ciclabile, tema che ha suscitato polemiche in Consiglio comunale in occasione dell’approvazione del DUP. La principale è quella che è il traffico non diminuirà. Come mai queste critiche?
Le critiche nascono principalmente da due fatti: da un lato si ritiene che si stiano utilizzando delle somme che si potrebbero utilizzare per delle manutenzioni che sono oggi molto necessarie; dall’altro il fatto che si stia realizzando una pista ciclabile senza avere investito particolarmente il Consiglio comunale. Io ritengo che le risposte possano essere molto chiare. La prima: non c’è stato alcuno spreco di denaro per una ragione semplice. L’inserimento della pista ciclabile, così come altre opere che prevede quel progetto, come il rifacimento dei marciapiedi, l’inserimento dello spartitraffico, quindi nuove realizzazioni, ci consente di finanziare le opere che diventano ristrutturazione della viabilità e non manutenzione straordinaria. E c’è una enorme differenza, soprattutto, per quanto riguarda l’Iva. Quindi, quei 331 mila euro anziché avere applicato l’Iva al 22%, avranno applicato l’Iva al 10%. Quindi, già abbiamo risparmiato 35 mila euro. In realtà, la pista ciclabile incide solo per una somma massima di circa 50 mila euro, perché è un’opera di ristrutturazione della viabilità, nella quale è inserita la pista ciclabile. La pista ciclabile sarà nel Viale Europa, Viale Italia, nelle arterie principali, dove ci sono i servizi. Questa non è una pista ciclabile che mira a far fare una passeggiata al cittadino. Se il cittadino si vuole fare una passeggiata con la bici, probabilmente, preferisce andare in un parco o percorrere altre vie. Certo, potrà esser utilizzata anche per questo, ma noi la proponiamo come una mobilità alternativa. Tanto è vero che questo bilancio che è stato votato fa il vero investimento, che è quello del bike sharing. Lì c’è l’investimento di 200 mila euro. Una pista ciclabile senza i mezzi non ha senso. Sarà un bike sharing a pedalata assistita, perché io che faccio il professionista la mattina esco da casa, prendo la bici, non per farmi una passeggiata ma per andare a lavoro, quindi, non prendo la bici per fare uno sforzo fisico. Prendo la bici per avere un mezzo alternativo che mi permette di camminare in una sede privata, consente un decongestionamento del traffico, mi permette di andare a lavoro,di muovermi, e di usufruire dei servizi della città. I servizi sono sulle arterie principali, quindi, è logico che la pista ciclabile deve andare sulle arterie principali, se doveva essere un’opera di mobilità e non di passeggio.
Nelle ultime settimane Alcamo è stata al centro delle cronache nazionali, a causa dell’inchiesta della magistratura sui rapporti Arata-Nicastri, che ha poi prodotto il caso Siri. Una vicenda, quella che ruota attorno al business dell’eolico, denunciata anche dalla vostra deputata regionale Valentina Palmeri. Questo è un tema sul quale intendete puntare nella vostra campagna elettorale?
Sicuramente sì. Io penso che oltre la campagna elettorale si sia concentrata la nostra azione amministrativa. Noi, così come c’è stato chiesto in alcune circostanze dalla prefettura, abbiamo cercato di fare molto per riutilizzare gli immobili confiscati alla mafia e, nello specifico, a Vito Nicastri, come beni che potessero erogare servizi alla città per dare un chiaro segnale e dire sì, quando lo stato interviene per lottare la mafia, il territorio non ci perde assolutamente perché non si bloccano le attività economiche. Il comune sa di cosa farne di questi beni e lo stiamo dimostrando perché abbiamo reperito due finanziamenti: uno di 800 mila euro e l’altro di 600 mila euro per un totale di 1 milione e 400 mila euro. Io penso che la reputazione di un politico è come un abito, come un vestito. Essendo un rappresentante non solo della politica, ma delle istituzioni deve andare vestito bene, adeguatamente. Quindi, vestirsi di una reputazione del genere, anche se ad oggi non ci sono sentenze, non c’è niente, non va bene, ma ci sono delle indagini pesanti. Quindi, io condivido assolutamente quello che è il pensiero del Movimento 5 Stelle e dei nostri deputati su questa faccenda. Pure Ignazio Corrao è intervenuto mediaticamente più volte su questa faccenda. Non si vuole fare giustizialismo, però, qui si rappresentano le istituzioni, si rappresenta un governo e di conseguenza l’abito che dobbiamo indossare è un abito di una buona reputazione.
Ignazio Corrao, europarlamentare 5 stelle uscente, si è ricandidato. Alcamo è in dunque prima linea in questa campagna elettorale.
Ignazio Corrao, secondo me, al di là di tutto il lavoro che ha fatto, tra cui cose molto importanti dal punto di vista della legalità, della valorizzazione delle nostre eccellenze, ha ben interpretato il suo ruolo. Lui è stato eletto nella circoscrizione Sicilia-Sardegna. Non è stato un deputato che ha inteso questa elezione come, magari, spesso si fa: rappresentare solo una porzione del territorio. Noi siamo siciliani e meridionali e vogliamo deputati che rappresentano tutti la nostra terra. E, lui, devo dire, in questo ha fatto uno sforzo enorme. Più volte ha girato la Sicilia e la Sardegna, e di questo ne siamo contenti anche perché ci ha permesso di comunicare e confrontarci con realtà simili alla nostra. Una cosa di cui ho sofferto molto nella mia vita sia professionale che politica è che non c’è mai cooperazione. La cooperazione, invece, fra diverse realtà, sia tra persone fisiche sia fra enti istituzionali, è importante perché permette di crescere. Ognuno apporta il suo contributo e in questo modo si va avanti. Ricordo che lui in campagna elettorale dice una cosa “Se ognuno di noi porta una goccia d’acqua, alla fine riempiamo un mare”. È una metafora abbastanza banale, ma è la verità.
Linda Ferrara