Rieccoci. Come per un dente non curato, torna il dolore. E si ritorna a parlare delle province. Non fa ancora caldo, ma l’autunno politico è già iniziato. Sarà il risultato delle elezioni Europee a dirci che futuro aspetta al Paese, così sostengono i bene informati. Intanto in clima elettorale hanno tirato fuori il vecchio cavallo di battaglia di opposizione e maggioranza: le province. Per semplificare: Salvini le vuole nuovamente mentre Di Maio è disposto a fare saltare il tavolo del governo piuttosto che ripristinarle ( per la serie: idee chiare in maggioranza). Attualmente nel resto del Paese vige la legge voluta dal ministro De Rio: “ci sono ancora ma non si deve dire”. Gli organismi dirigenti li votano soltanto i consiglieri e i sindaci e la gente resta a casa. In Sicilia, che essendo regione a statuto speciale, dovrebbe avere una propria legge, si va avanti a colpi di commissariamenti.
Musumeci aveva promesso una legge a breve scadenza. Non entriamo nel merito (ammesso che un merito ci sia), ma non si è visto nulla. Anzi all’Ars risulta depositata una proposta di legge per recepire quella nazionale, nominando in pratica tra i politici i nuovi amministratori di quelle che una volta venivano chiamati enti pubblici intermedi. Intanto con l’autunno arriverà l’inizio dell’anno scolastico e le scuole, almeno nella nostra provincia, saranno tutte in mezzo ad una strada. Perché quelli di prima, quelli eletti dal popolo, non hanno investito in locali, ma li hanno affittati. Ora i soldi non ci sono più, e sono arrivati gli sfratti e le recessioni dagli affitti. I sindaci, che per competenza non c’entrano nulla, si stanno prodigando per trovare locali per i loro concittadini che frequentano le superiori. Vogliamo scommettere che al pronti via, malgrado l’impegno di Di Girolamo e dei suoli colleghi della provincia, ci saranno tanti doppi turni? Le strade provinciali poi erano piene di buche che ora si stanno trasformando in voragini.
Per citare un esempio a noi vicino (e tanto caro), lo Stagnone lo stanno facendo morire. Dall’aeroporto non diciamo nulla perché le quote “azionarie”che una volta erano della provincia ora sono regionali…. noi naturalmente non abbiamo soluzioni da suggerire. Ma per fare così schifo tanto valeva lasciarle come erano prima. Facevano schifo lo stesso, ma almeno sapevi chi dovevi mandare a quel Paese. Adesso neppure questa soddisfazione.