Niente telecamere all’interno della Chiesa Madre, niente riprese. È stata questa la richiesta dei familiari di Nicoletta Indelicato che in questi giorni terribili di dolore inimmaginabile hanno più volte dato prova della profonda dignità e sobrietà che li contraddistingue. È chiaro che la loro volontà è quella di non spettacolarizzare la tragedia che stanno vivendo, affinché Marsala non diventi una nuova Avetrana. La famiglia Angileri-Indelicato è nota in città per la generosità nei confronti di chi ha bisogno, ma anche per la riservatezza e il rispetto nei confronti degli altri. In tantissimi, i concittadini che in questi giorni hanno voluto far sentire la propria vicinanza e questo genere di manifestazioni sono state accolte, non lo stesso, invece, per le scelte più plateali. I genitori e il fratello di Nicoletta, ad esempio, hanno fatto sapere che non avrebbero partecipato ad una fiaccolata organizzata per la sera stessa dei funerali, ma di certo non per disprezzo verso un segno di affetto cittadino, ma perché, forse, semplicemente, adesso c’è bisogno di silenzio. Un silenzio pieno di senso.
Mentre gli investigatori lavorano senza sosta per chiarire l’accaduto, noi, la gente comune abbiamo il dovere di saper rispettare. Ieri a mezzogiorno la città si è zittita per un minuto, pensando alla bellezza e alla freschezza di Nicoletta. Io ho pensato al fatto che studiava per diventare assistente all’autonomia e alla comunicazione. Voleva occuparsi dei bambini disabili e sarebbe stata certamente brava se la sua vita non fosse stata spezzata brutalmente da mani che considerava amiche. Ho pensato ai suoi occhi giovani e belli. Poi ho pensato a sua madre, bella quanto lei, mamma più di altre perché non le era capitato di avere dei figli: aveva scelto con dedizione la sua maternità. Ho pensato a suo padre, docente sensibile e perbene, a suo fratello, che ha diviso tutta la sua esistenza con questa sorella meravigliosa e anche ai suoi zii che conosco personalmente e a cui voglio bene. Se per un attimo ci stacchiamo dalla frenesia delle indagini, che non ci competono (se ne occupano i carabinieri e la Procura e mi pare che i risultati siano già evidenti), se allentiamo la presa dalla curiosità morbosa alimentata da tanta e vomitevole tv del dolore, e per un attimo pensiamo a Nicoletta come a nostra figlia, nostra sorella, nostra nipote, allora anche noi comprenderemo l’esigenza di fare silenzio. Anche noi ci sentiremo a lutto. Anche noi sentiremo il bisogno di piangerla con rispetto. Ciò non vuol dire che non pretenderemo giustizia e verità, entrambi valori imprescindibili, ma lo faremo senza dimenticarci umani. Le urla, il grottesco indugiare nei particolari truci, la gara a chi manifesta prima solidarietà con bandiere che, invece dovrebbero essere a mezz’asta, sono fuori luogo. Siamo a lutto, tutti, il nostro deve essere un silenzio pieno di senso.