Sull’operazione “Scrigno” che la scorsa settimana ha determinato 28 arresti sul territorio trapanese, intervengono con una nota congiunta anche Giancarlo Pocorobba e Vincenzo Maltese, rispettivamente per conto delle associazioni Konsumer e Codici.
“Le ultime vicende giudiziarie che hanno interessato la provincia di Trapani, hanno purtroppo messo in luce interessi e consorterie tra certi ambienti politici e la mafia che hanno finito per aggravare la già fragilissima condizione economica e reputazionale della nostra terra, con il concreto rischio di far ancor più allontanare investitori per bene e turisti. Nell’esprimere un sincero ringraziamento alla magistratura e alle nostre forze dell’ordine – veri e propri baluardi della nostra democrazia – per avere, ancora una volta, scoperchiato un pericoloso sistema affaristico e mafioso, Codici e Konsumer Sicilia auspicano una rivolta da parte di tutti i cittadini onesti che hanno l’obbligo morale, ancor prima che giuridico, di prendere le distanze da tutti coloro il cui unico obiettivo non è altro che quello di raggiungere il potere economico e politico a qualsiasi costo, in totale spregio delle leggi e della ordinata e corretta convivenza. È giunto il momento di dire BASTA agli affaristi, ai corrotti e, ancor di più, alla mafia. È giunto il momento di dire BASTA agli atteggiamenti omertosi, schierandosi con forza al fianco delle forze dell’ordine. È giunto il momento, altresì, di dire BASTA ai continui attacchi che giungono, da più parti, nei confronti della magistratura, sforzandosi – al contrario e per quanto possibile – di coadiuvare le attività inquirenti nel difficile compito di infliggere le peggiori sconfitte ai sistemi di illegalità economica, politica e culturale. Per quanto sopra, auspicando che tutte le amministrazioni comunali del territorio possano fare, senza alcuna remora, altrettanto, le scriventi associazioni preannunciano la costituzione di parte civile nei processi che verranno celebrati per l’operazione “scrigno”, con invito, infine, per i movimenti e partiti politici a porre la “questione morale” tra i propri iscritti”.