Scrive Marianna Laudicina sul vento della Lega a Marsala

redazione

Scrive Marianna Laudicina sul vento della Lega a Marsala

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domenica 20 Gennaio 2019 - 12:41

Lungi da me fare la lezioncina, tutto sono tranne che insegnante, lungi da me insegnare qualcosa a qualcuno. Probabilmente, una volta pubblicata, questa lettera verrà smontata, sminuzzata e controbattuta: non vedo l’ora! Il dialogo è la base per una democrazia civile.

Voglio fare una cosa un po’ diversa: inizio col ricordare che in questi giorni sta girando sul web un video pubblicato da Fanpage.it, vari napoletani fanno un inno al loro grande cuore, infatti in più di dodicimila hanno risposto all’appello pubblicato dal loro sindaco De Magistris, erano disposti a contribuire nei limiti delle loro possibilità aiutando i migranti della Sea Watch.

Ieri ero particolarmente risentita dopo aver appreso la notizia dell’apertura di un nuovo circolo della Lega (ex Lega Nord) a Marsala, ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso. Proprio in questi giorni, anzi in questi mesi, sto apprendendo sempre più notizie di una particolare tipologia: sono notizie che inneggiano all’odio e osteggiano l’amore, la fratellanza e i diritti umani. Dalle mafie al razzismo, nessuno qui può negare che il periodo che stiamo vivendo è molto più particolare e pericoloso di quello che sembra.

Allora io voglio fare una cosa un po’ diversa, come accennavo prima, perché sento sulle mie spalle il dovere di fare, dire, muovermi, sporcarmi le mani e resistere. Mi presento, sono una 24enne nata a Marsala durante un caldissimo luglio, ho mille sogni nel cassetto e alcuni passi falsi e/o errori già collezionati in pochi anni di vita. Mi piace ridere, mangiare, leggere, conoscere nuove cose e nuove persone. E poi mi piace la mia città natale. Tanto, da morire, tanto che se potessi la sposerei. Per il sole? Per il mare? Per il cibo? Per il cibo? No, non solo almeno. La sposerei per il vento. Il vento tra i capelli che ti accarezza alla mattina presto e alla sera tardi, e anche nel pomeriggio quando il mare fa i capricci, si arrabbia e vuole accarezzare la nostra bellissima punta della Sicilia. Il vento, il vento e il vento. Il vento che fa giocare i kitesurfisti all’Incanto, lo stesso vento che fa arrabbiare i pescherecci quando non riescono a prendere del buon pesce, lo stesso vento che li fa innamorare quando li porta verso la direzione a cui ambiscono. Vedete, io vivo a Padova, qui c’è vento solo quando piove. Ma non è il mio vento, non è quel vento che si avvicina solo per accarezzarti. Qui il vento ti strattona, mischiato con i gradi sotto lo zero diventa intollerabile.

Alcuni di voi diranno che non sono credibile perché me ne sono andata, altri ancora che ho fatto bene e che non dovrei più pensare alla città del vino. Ai primi rispondo che me ne sono andata per tornare, ai secondi che la città del vino è dentro di me.

Ma quindi cosa voglio fare?  Semplice. Voglio fare un inno al vento, lo stesso vento che ha portato da noi migliaia di migranti, facendoli avvicinare alle nostre coste. Sì, lo so, gli scafisti. Sì, lo so, e le ONG? Sì, lo so, e il lavoro? Sì, lo so, prima gli italiani! Sì, lo so, lo so. Dire che è facile e che dovremmo aprire i porti a priori può sembrare una cosa da sciocchi, sognatori e pure un po’ scemi. Sapete cosa vi dico? Vi dico che da piccoli ci hanno insegnato a dividere con chi ha di meno e dire “benvenuto” quando qualcuno chiede permesso per entrare in casa nostra, ci avevano già insegnato tutto. Perché ogni genitore lo ha insegnato al proprio figlio, e se noi l’abbiamo dimenticato è solo perché a volte questo mondo gioca a farci stare in solitaria, a metterci alla prova e a farci pensare che “me lo devo guadagnare, così diventa solo mio”. E invece no: alla fine nessuno di noi avrà un posto in prima fila a guardare la fine del mondo. Se dobbiamo dirla proprio tutta, la gioia del condividere io ve la nasconderei. Sì, ve la terrei lontana. Perché la gioia immensa, indicibile e indescrivibile del fare qualcosa per e con gli altri crea dipendenza. E non tutti sanno resistere. Per non parlare poi della gioia di un sorriso regalato, o di una mano tesa… Non è vero che se cerchi una mano la trovi alla fine del tuo braccio, non è vero che vince il più forte, non è vero che vince qualcuno. Non vince nessuno. O vincono tutti, ancora sono troppo pochi i miei anni per capire questo.

Dunque cosa c’entra il vento in tutto ciò? E’ la parte principale. Chiudete gli occhi per un attimo e fatevi accarezzare da lui. Lo sentite, caldo e avvolgente, come arriva dall’Africa? Tappatevi le orecchie e aprite la mente. Vi vuole raccontare di quel bambino vestito di rosso, della madre che lo ha abbandonato sulla nave perché i soldi non erano abbastanza per entrambi e sta ancora piangendo perché non sa se lo rivedrà, ma spera di aver fatto la cosa giusta. Poi vi vuole raccontare di un’altra madre, una che ha cucito la pagella sui vestiti del figlio, sperando che fosse accolto per le sue qualità. E quel padre? Quel padre che ha abbandonato moglie e figli in cerca di un lavoro per mantenerli? Ecco, li vedete? Che colori vedete? Io non ne vedo alcuno. Non vedo colori, non vedo lingue differenti, non vedo religione. Vedo solo la razza umana.

Dunque, cari politici che avete aperto il secondo circolo della Lega (ex Lega Nord) a Marsala, vi va se facciamo un inno al vento tutti insieme?

Marianna Laudicina

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