Colpo alla cupola di Costra Nostra, 46 arresti. In manette Settimo Mineo successore di Riina

redazione

Colpo alla cupola di Costra Nostra, 46 arresti. In manette Settimo Mineo successore di Riina

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martedì 04 Dicembre 2018 - 12:29

Un’indagine della dda di Palermo ha disposto il fermo di 46 persone tra cui il nuovo presunto capo di Cosa Nostra. Le accuse per gli indagati sono di associazione mafiosa, estorsione aggravata, intestazione fittizia di beni, porto abusivo di armi, danneggiamento a mezzo incendio, concorso esterno in associazione mafiosa. Nel corso della riunione dei vertici di  Cosa nostra che si è tenuta lo scorso 29 maggio in un luogo segreto, è stato riconosciuto come nuovo capo, Settimo Mineo, di 80 anni.

A riferirlo è stato il Procuratore capo di Palermo Francesco Lo Voi  durante la conferenza stampa per i 46 fermi emessi all’alba di oggi  dai Carabinieri di Palermo. “Quella riunione è stata individuata anche per il tenore delle frasi, come la prima nuova riunione della  rinnovata Commissione di cosa nostra, nel corso della quale, dopo  avere adottato cautele per raggiungere il luogo dell’incontro, si è  discusso delle nuove regole – ha fatto sapere Lo Voi -. Dell’esigenza di ristabilire alcune  regole che nel corso del tempo si erano perse per strada – dice Lo Voi  – Che questa fosse una riunione di Commissione si ricava anche dal   fatto che importanti soggetti di Cosa nostra e noti alle forze   dell’ordine, benché presenti non avevano avuto diritto a partecipare   alla riunione. Pur essendo capifamiglia dovevano restare fuori. Solo i  capimandamento potevano essere presenti. Quindi un ritorno alle vecchie regole”.

Mineo sarebbe stato eletto successore di Toto’ Riina il 29 maggio scorso. In quell’occasione la Cupola di Cosa nostra era tornata a riunirsi per la prima volta dal 1993, per scegliere i nuovi vertici e riorganizzare le attività di traffico di droga e scommesse online. Mineo, che ha una gioielleria in centro a Palermo, è il più anziano fra i boss della mafia siciliana. Stimato da Riina, nel 1982 Mineo era scampato a un agguato in cui morì il fratello Giuseppe, dopo che già un altro fratello, Antonino, era stato assassinato sei anni prima. Nel 1984, al giudice Falcone che lo interrogava dopo l’arresto, rispose: “Non so di che parla, cado dalle nuvole”. Fu poi condannato a 5 anni al maxi-processo e, riarrestato nel 2006, era tornato libero dopo una condanna a 11 anni.

I fermati per ordine della Direzione distrettuale antimafia di Palermo sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsioni consumate e tentate, con l’aggravante di avere favorito l’associazione mafiosa Cosa nostra, fittizia intestazione di beni aggravata, porto abusivo di armi comuni da sparo, danneggiamento a mezzo incendio, concorso esterno in associazione mafiosa. Si tratta del risultato di quattro distinti procedimenti penali.  Le indagini sono state coordinate da un pool di magistrati composto dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dai sostituti Maurizio Agnello, Francesca Mazzocco, Amelia Luise, Dario Scaletta, Gaspare Spedale e Bruno Brucoli, hanno consentito di cogliere in presa diretta la fase di riorganizzazione in atto all’interno di Cosa Nostra e di documentare la ricostituzione della nuova “commissione provinciale” di Palermo.

Arrivano le prime dichiarazioni dal mondo politico e delle istituzioni. “Gli arresti di oggi dimostrano, qualora ce ne fosse bisogno, che la Mafia è ancora forte e che nonostante i duri colpi subiti in questi anni ha una grande capacità di riorganizzarsi. La grande capacità di infiltrazione nella politica e nell’economia, spesso anche legale, dimostra che ci troviamo davanti ad una organizzazione capace di adattarsi velocemente ai cambiamenti, questo rende necessario dotare la magistratura e le forze dell’ordine di più strumenti investigativi. Un plauso oggi va alla procura di Palermo ed agli investigatori che hanno portato a segno questo duro colpo alla “cupola” proprio nel momento della sua riorganizzazione, dimostrando che per lo Stato la lotta alla Mafia resta una priorità”. Lo afferma il deputato siciliano di LeU Erasmo Palazzotto, componente della commissione Antimafia.

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