Sequestro e confisca di beni a Ciancio Sanfilippo, direttore del quotidiano “La Sicilia”

redazione

Sequestro e confisca di beni a Ciancio Sanfilippo, direttore del quotidiano “La Sicilia”

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lunedì 24 Settembre 2018 - 15:37

Fondi non giustificati nelle società, sproporzioni fra entrate e uscite, sono le accuse mosse dal tribunale di Catania all’editore e direttore del Quotidiano La Sicilia, Mario Ciancio Sanfilippo tramite un decreto di sequestro e confisca dei beni su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. Sanfilippo si trova sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa e i beni attualmente bloccati ammontano a 150 milioni di euro.
Ilprovvedimento ha investito il quotidiano “La Sicilia”, la maggioranza delle quote della “Gazzetta del Mezzogiorno” di Bari e due emittenti televisive regionali, “Antenna Sicilia” e “Telecolor”. Il Tribunale ha nominato degli amministratori giudiziari per garantire la continuazione dell’attività del gruppo.

L’indagine, condotta dai Carabinieri del Ros e del comando provinciale di Catania, ha fatto scattare i sigilli pure per conti correnti, polizze assicurative, 31 società, beni immobili e quote partecipative di altre sette aziende. Secondo la ricostruzione della procura diretta da Carmelo Zuccaro, non ci sono soltanto relazioni pericolose da approfondire, ma anche rapporti poco chiari con la pubblica amministrazione e soprattutto canali finanziari per niente trasparenti. I magistrati hanno iniziato a verificare i fondi che Ciancio deteneva anche in Svizzera, intestati ad alcune fiduciarie del Liectenstein. Ma una prima richiesta di sequestro viene respinta. Così la procura affida alla società “Pwc”, una società internazionale che si occupa di revisione di bilanci e consulenza legale, di esaminare tutte le evoluzioni del patrimonio dell’imprenditore catanese dal 1979 al 2014. Il 10 luglio dell’anno scorso, i pm Antonino Fanara e Agata Santonocito formulano le loro conclusioni. E arriva la richiesta di sequestro e confisca. Fondata sull’analisi di 1.500 bilanci.
“Nell’ambito del procedimento di prevenzione – queste le prime dichiarazioni di Ciancio Sanfilippo – a mio carico ritenevo di avere dimostrato, attraverso i miei tecnici e i miei avvocati, che non ho mai avuto alcun tipo di rapporto con ambienti mafiosi e che il mio patrimonio è frutto soltanto del lavoro di chi mi ha preceduto e di chi ha collaborato con me. Ritengo che le motivazioni addotte dal Tribunale siano facilmente superabili da argomenti importanti di segno diametralmente opposto, di cui il collegio non ha tenuto conto. Faremo appello”. Ma il sequestro per l’editore è già un caso. Il presidente della commissione regionale antimafia, Claudio Fava, lancia una proposta: “Il sequestro del quotidiano La Sicilia nei confronti di Mario Ciancio diventi l’occasione per ribaltare la storia opaca di quel giornale e della sua direzione. Se vi sarà confisca, si affidi la testata ai giornalisti siciliani che in questi anni hanno cercato e raccontato le verità sulle collusioni e le protezioni del potere mafioso al prezzo della propria emarginazione professionale, del rischio, della solitudine”. Per il presidente dell’Antimafia, “togliere non basta: occorre restituire ai siciliani il diritto a un’informazione libera, autonoma, coraggiosa. Lo pretende anche il rispetto dovuto agli otto colleghi uccisi dalla mafia e dai suoi innominabili protettori per aver difeso quel diritto contro ogni conformismo”.

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