La calura estiva che già da alcuni giorni si fa sentire in questo assolato Luglio marsalese e i vari impegni vacanzieri, tendono a distoglierci dagli avvenimenti e dalle decisioni che (guarda caso!) si tramano proprio in questi periodi di distrazione collettiva per lasciarci,in seguito , esterrefatti ed impotenti di fronte ad azioni irrimediabilmente concluse e decise da “artefici di palazzo”che vedo pronti a distruggere una scuola.
La storia ci insegna che le più grandi decisioni sono state deliberate approfittando della disattenzione, della fragilità, della noncuranza dei popoli. Ciò sta accadendo ai danni di una comunità di alunni di periferia, ai quali si vuole smembrare la Scuola, polo educativo e sociale importantissimo, costituito e portato avanti da anni di lavoro da parte di docenti, famiglie, dirigenti che non si sono, di certo, risparmiati per mantenerne alto decoro e dignità. Si proclama già la sua morte, perché non raggiunto il numero minimo degli iscritti, e leggo, con disappunto e amarezza, l’ “aggressione”da parte di possibili “eredi”, già pronti a spartirsi, con voracità, delle belle fette di “beni” (i vari plessi!), come quando parenti, prima invisibili, accorrono precipitosamente al capezzale del morituro, per reclamare la loro parte.
Ma questa volta non si tratta né di una fetta di torta da dividere tra i commensali, né di feudi da spartire ai possibili eredi … Si tratta di persone, di bambini, di ragazzi , di famiglie, che da anni hanno frequentato quella scuola, di cui serbano ricordi, fotografie, pezzi di vita , un passato da valorizzare e non da distruggere.
La mia amarezza cresce quando al centro della questione entra in gioco la vita delle persone più fragili, quelle che abitano nelle periferie di una società che li condanna all’ombra, mentre le luci si accendono solo per chi occupa posizioni privilegiate, con il consueto , noto disprezzo nei confronti di chi ha avuto poco e avrà sempre meno. Leggo, tra le varie notizie sul caso, l’alternativa di un piano A, che prevede l’ accorpamento dell’ormai ex I.C. Giovanni Paolo II ad un altro Istituto marsalese e di un piano B ( ammirevole!!!) con conseguente smembramento dei vari plessi e accorpamento con diverse direzioni didattiche, per colmare, in pratica, i possibili , futuri vuoti demografici di altri Istituti, cui si assicurerebbe unità e integrità per numerosi anni a venire. Nel delineare i piani si è, forse, dimenticato che le istituzioni scolastiche devono, ancora, configurarsi come servizio di elevata qualità, capaci di offrire a tutti uguaglianza di opportunità educativa, per consentire a tutti l’esercizio del diritto all’istruzione e alla formazione.
E se, invece, il sistema scolastico si presentasse anziché come strumento di uguaglianza, come riproduttore di disuguaglianza perché renderebbe impossibile la costituzione di un’umanità unificata o, per dirla con Augè, di un’umanità società??? Perchè disorientare dei ragazzi, frantumando quello che dovrebbe rappresentare il polo unico di istruzione, orientamento, formazione? Con l’accettazione del piano B , ragazzi abitanti in zone limitrofe, si ritroverebbero sballottolati in contesti scolastici diversi, per portarli ad una inaccettabile deriva esistenziale.
La soppressione di un intero Istituto , comprendente tre ordini di scuola, spezza equilibri familiari, divide un territorio, costituisce, soprattutto, un evento di rilievo dal punto di vista pedagogico e psicologico: gli alunni di un plesso avranno sicuramente costruito solide basi relazionali con compagni dell’altro plesso o avranno sviluppato, col confronto, un forte spirito collaborativo con alunni di altro ordine di scuola .Invece lo smembramento condurrebbe inevitabilmente a ridisegnare nuovi equilibri, nuove traiettorie che, in età evolutiva, possono diventare complesse e rischiose, con possibili ricadute negative sul rendimento scolastico. L’educazione va costruita al di sopra dei particolari interessi di potere e solo se sacrifichiamo tutto al rispetto della dignità umana avremo anche più ricchezza e giustizia. Si potrebbe, perciò, ribaltare il gioco delle luci e delle ombre e adottare l’umile e grandioso sistema di illuminazione omogenea, portando la luce nelle zone oscure, concedendo ad esempio, all’I.C. Giovanni Paolo II alcuni plessi limitrofi come Mothia e Meli, come già chiesto inutilmente da un decennio agli organi competenti, per non smembrare un corpo dove dentro pulsa l’anima di tanti ragazzi, così, per non soccombere, una volta ogni tanto, alla mentalità scientistica che tende a fornirci realtà parcellizzate, compartimentate, disgiuntive che rompono inequivocabilmente il complesso del mondo in frammenti disgiunti, frazionano i problemi e separano ciò che è legato. I tecnocrati vorrebbero applicare questa logica agli uomini, ma ridurre gli individui ad una logica “quantitativa” è, a mio avviso, un grande limite. L’aspetto più desolante della civiltà contemporanea è il suo presentarsi come un supermercato dei valori dove ciò che conta sempre meno sono la dignità e le esigenze di ciascun individuo. Intanto, impotenti, assistiamo al degrado progressivo delle virtù, dove domina lo stato di divisione, con il rischio di un nuovo Medio Evo, dove vige la regola, mai tramontata, del principio bipolare di inclusione-esclusione.
Scusate lo sfogo… Sono di parte … non foss’altro perché in quella scuola ho lavorato sodo da vent’anni come insegnante e come collaboratrice dei tre dirigenti che si sono avvicendati nel corso del tempo, sono stata gomito a gomito con i miei colleghi, rimanendo a volte, fino a tarda ora, a preparare progetti, a riscoprire itinerari e percorsi didattici, portati a termine sempre con successo, abbiamo aperto valichi in mezzo a mille difficoltà, abbiamo trasmesso valori, convinti più che mai che niente deve prevaricare sui principi relazionali, gli unici, forse, capaci di dare un senso al movimento vertiginoso e frenetico dell’interesse particolare, valori universali quali: libertà, rispetto della vita, solidarietà, “memoria storica” necessaria per progettare il futuro e per anticiparlo nel cambiamento.
Mariella Nicolosi