La storia siamo noi

Vincenzo Figlioli

Marsala

La storia siamo noi

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sabato 03 Marzo 2018 - 07:38

Domani si vota. Lo abbiamo già detto e scritto: la ricorderemo come una delle peggiori campagne elettorali della storia repubblicana. Dai principali organi di informazione sono passati prevalentemente temi e parole d’ordine che ben poco hanno a che fare con le risposte che gli italiani avrebbero voluto sentire rispetto ai loro problemi quotidiani e ai loro bisogni.

Tralasciando quanto accaduto in tv o sui social, c’è però anche l’altra campagna elettorale: quella dei candidati che hanno fatto un lavoro molto serio di incontro e confronto con le comunità di riferimento, parlando di temi concreti che spesso non trovano spazio sui media.

Proprio quest’aspetto ci porta a pensare che bisognerebbe (quanto più possibile) provare a isolarsi dal senso di nausea causato da certi interventi televisivi, dalle fake news o dalle polemiche social per concentrarsi, più che sui leader nazionali, sui candidati locali. Perchè sarà a loro che dovremo rivolgerci nel momento in cui il prossimo Parlamento sarà in carica e verrà formato un nuovo Governo.

Come ho scritto anche altre volte, c’è sempre almeno un buon motivo che può spingerci a vincere la rassegnazione e andare a votare esercitando un dovere civico che in molti Paesi del mondo subisce ben altri condizionamenti e limitazioni rispetto a quelli che riteniamo offuschino la nostra democrazia. Ci sarà sempre un candidato dalla biografia cristallina a cui dare fiducia, un volto rassicurante, un partito o un movimento che si avvicina maggiormente alla nostra idea di mondo, un programma che riteniamo più valido di altri.

Dimentichiamo anche gli appelli al voto utile, che in questi anni hanno avuto soltanto l’effetto di far crescere l’astensionismo. Votiamo per chi ci convince di più.

E ricordiamo che chi non vota perde gran parte del proprio diritto alla lamentela, spesso esercitato in maniera sterile e qualunquista, prescindendo da qualsiasi spirito costruttivo.

E’ vero che questa legge elettorale rende difficile immaginare un’affermazione netta da parte delle coalizioni in campo, ma non è una buona scusa per disertare le urne.

Nè, come scriveva Francesco De Gregori, la si può dar vinta a chi dice: “Tutti sono uguali, tutti rubano nella stessa maniera“, perchè “è solo un modo per convincerti a restare chiuso in casa quando viene la sera”. Non c’è mal governo, dittatura o classe dirigente corrotta che sia stata mandata a casa a colpi di astensionismo. Il cambiamento è possibile solo con la partecipazione, con quel sentimento di orgoglio civico che domani, dalle 7 alle 23, dovrà farci pensare, ancora una volta, che “La storia siamo noi”.

Ps: Se quest’editoriale oltre ad avervi fatto venire voglia di andare a votare vi ha anche fatto tornare il desiderio di riascoltarla, ecco una preziosa versione di “Una storia siamo noi” con Francesco De Gregori affiancato dal grande Lucio Dalla. Perchè il 4 marzo, comunque vada, resterà sempre il suo giorno.

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