Processo d’appello per voto di scambio ad Alcamo: udienza rinviata a marzo

redazione

Processo d’appello per voto di scambio ad Alcamo: udienza rinviata a marzo

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giovedì 11 Gennaio 2018 - 17:47

Riprenderà il 15 marzo prossimo, presso la Corte d’Appello di Palermo, il processo per voto di scambio alle elezioni amministrative svoltesi nel 2012 ad Alcamo, nel quale sono imputati l’ex senatore del Partito Democratico, Antonino Papania, e il suo allora collaboratore parlamentare, Massimiliano Ciccia.

Occorrerà attendere metà marzo del nuovo anno per assistere all’udienza del procedimento giudiziario, giunto al secondo grado di giudizio, nel quale sono coimputati, assieme all’ex parlamentare del PD, Antonino Papania, e il suo storico braccio destro, Massimiliano Ciccia, i soggetti Giuseppe Bambina, Filippo Renda, Giuseppe Galbo, tutti condannati per corruzione elettorale dal giudice Lucia Fontana del tribunale di Trapani, il 21 aprile del 2016.

Il procedimento penale citato, svoltosi con rito abbreviato, non ha riguardato, invece, Giuseppe Milana e l’ex consigliere comunale dell’Italia dei Valori, Antonio Nicolosi, i quali verranno giudicati separatamente avendo fatto ricorso al rito ordinario (il processo è attualmente in corso). Proprio attorno alla figura del rappresentante politico locale, carabiniere in congedo dal 2005, e alla campagna elettorale messa in atto per la conquista di un seggio all’interno del Consiglio comunale, in occasione delle elezioni amministrative del 2012, si sono concentrate le indagini della procura di Trapani. L’avvio dell’attività investigativa è coinciso con il verificarsi di due atti incendiari ai danni di due imprenditori alcamesi, nel 2010 e nel 2011, e il conseguente impiego delle intercettazioni che condussero alle comunicazioni tra Gaspare Martucci e Antonino Nicolosi, quest’ultimo soprannominato “il cane” o “il fiorario”, appellativo attribuitogli a causa della gestione del negozio di piante della moglie. Sin dalle prime battute dell’attività di captazione delle conversazioni, nel giugno del 2011 era venuto fuori che Antonio Nicolosi avesse intenzione di candidarsi per diventare rappresentante dei cittadini alcamesi all’interno dell’Aula consiliare intitolata ai giudici Falcone e Borsellino. Per raggiungere tale scopo, però, gli sarebbero serviti 400 voti, secondo i calcoli dell’ex appartenente all’Arma dei carabinieri, il quale avendo partecipato alla competizione elettorale nella tornata precedente, e avendo conseguito “solo” 97 preferenze, non era riuscito a realizzare il suo progetto politico. Dunque, dalle indagini della magistratura prima, confermate dalla sentenza di primo grado poi, è emerso il meccanismo messo in moto dall’ex consigliere dell’IDV per accaparrarsi i voti necessari alla sua elezione: la costituzione di un patronato (INPAS) e di tre associazioni, l’AIDA, il Senso della Vita, Legalità e Trasparenza, attraverso le quali ottenere consenso politico, specialmente tra le fasce deboli della popolazione alcamese. A capo di queste organizzazioni vi erano gli amici di Antonio Nicolosi che hanno contribuito nella raccolta dei voti: Giuseppe Bambina, Filippo Renda, Giuseppe Galbo. Un impegno, quello dell’accaparramento delle preferenze elettorali, che il candidato al Consiglio comunale consoliderà con la distribuzione dei pacchi alimentari. Infatti, nelle conclusioni della sentenza emessa nel 2016, il giudice Fontana, relativamente all’accertata penale responsabilità di tutti gli imputati ha scritto “Sono state valutate sufficienti a fondare la responsabilità le prove relative alla corruzione elettorale compiuta attraverso la dazione dei pacchi alimentari agli elettori”, che, come ricordato sopra, hanno portato alla condanna di tutti gli altri soggetti imputati nel processo, in quanto l’ex consigliere comunale ha optato per il rito ordinario e il cui giudizio è ancora pendente. Precisamente, dalla ricostruzione dell’attività investigativa si è evinto che la raccolta dei generi alimentari per i soggetti meno abbienti, realizzabile grazie al fatto che le associazioni riconducibili ad Antonio Nicolosi fossero state accreditate presso il “Banco Opere Carità Sicilia” per intercessione di Massimiliano Ciccia, fosse tutt’altra cosa che una manifestazione di generosità verso i beneficiari e scevra, dunque, da un interesse personale specifico: la conquista del seggio all’interno dell’Aula consiliare. Il braccio destro dell’ex membro del Senato è stato in questo modo descritto dal direttore della citata onlus, con sede a Palermo, Francesco Paolo Ciulla: “Diciamo che era garante di altri”. Inoltre, mediante le intercettazioni, è stato possibile ricostruire “le previsioni elettorali” di Antonio Nicolosi sulla sua candidatura, intuizioni che si riveleranno esatte. Infatti, attese le 400 preferenze, il carabiniere in congedo ne riceverà 410. Così parlava Antonio Nicolosi intercettato mentre discuteva con il cognato Stefano Valenza: “Nel fatto del mangiare ho raccolto 200 voti; quattro anni fa da solo ho preso 100 voti, 97…sono capace di confermare questi 97 voti? E sono 300 voti. In questi 4 anni niente sono cresciuto? Saverio (Manno) non ha votato per me; Gaspare (Martucci) non ha votato per me, tu (si rivolge a Vito) non hai votato per me, altri 100 voti non li raccolgo…e sono 400…e sono dentro”. Con tali voti risulterà eletto tra le fila dell’Italia dei Valori, lista a sostegno del candidato sindaco del centro-sinistra Sebastiano Bonventre, appoggiato dall’ex senatore del Partito Democratico Antonino Papania (successivamente risultato impresentabile dal comitato dei Garanti del suo partito per la candidatura alle elezioni nazionali del 2013). È lo stesso Nicolosi a spiegare i suoi rapporti con il senatore, nell’ambito di diverse conversazioni intercettate con uno degli imputati nel processo d’appello, Giuseppe Galbo.

Conversazione del 26 dicembre 2011

Antonio Nicolosi: “Giuseppe, per quanto riguarda…(incomprensibile)…quando sarà…io già con il Senatore l’ho preso il discorso…quando sarà decido io i nomi…lui mi ha detto due, tre, non chiedermi di più…gli effettivi, no a tre mesi, per tre mesi problemi non ce ne sono…”.

Giuseppe Galbo: “Antonio io ho cinquant’anni

Antonio Nicolosi: “Ti considera il senatore. L’altra sera mi ha chiamato (il senatore) e mi ha detto di passare da lui…mi ha detto una cosa tra me e lui e poi mi ha detto…State lavorando bene…Quando sarà ci faremo una bella cassariata (passeggiata nel corso)…tutti insieme un bello bandierone”.

Dunque, la condotta dell’ex consigliere comunale dell’IDV, stando alle conclusioni spiegate nella sentenza di primo grado, ha alterato la scelta democratica fatta dagli elettori alcamesi alle amministrative di cinque anni mezzo fa: la vittoria per soli 39 voti di Sebastiano Bonventre sul competitor Niclo Solina, del Movimento politico ABC, costituitosi parte lesa nel processo. Congiuntamente a lui anche il Comune di Alcamo e un centinaio di elettori di Alcamo, che sono stati ammessi parte civile in un procedimento giudiziario per la prima volta nella storia della Repubblica italiana. Il giudice Lucia Fontana ha condannato, Giuseppe Galbo e Filippo Renda, concesse le circostanze attenuanti generiche, alla pena di sei mesi di reclusione ed euro 280 di multa; Bambina Giuseppe, Ciccia Francesco Massimiliano, Antonino Papania alla pena di otto mesi di reclusione ed euro 400 di multa. Inoltre, per tutti gli imputati, la sospensione dal diritto elettorale e da tutti i pubblici uffici per un periodo pari alla durata della pena detentiva inflitta; al pagamento delle spese processuali; al risarcimento dei danni per ciascuna parte civile. I primi tre imputati sono stati, invece, assolti dal reato di associazione a delinquere semplice. Per gli altri due, Antonino Papania e Massimiliano Ciccia, l’assoluzione ha riguardato l’accusa di concorso esterno.

Linda Ferrara

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