Il governo blocca la legge, ma i partiti intenzionati a ripristinare le province

Gaspare De Blasi

Il governo blocca la legge, ma i partiti intenzionati a ripristinare le province

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giovedì 23 Novembre 2017 - 07:14

L’Assembla Regionale Siciliana (quella che si è sciolta e rinnovata da poco con il voto popolare dello scorso 5 novembre), alla vigilia del Ferragosto ha cancellato dopo anni di discussione e di riforme le province regionali nella versione che conoscevamo. L’Ars approvò, su iniziativa del gruppo di Forza Italia (allora in minoranza), l’elezione diretta per il presidente dei Liberi Consorzi così si chiamano ora le provincie, e dei consiglieri provinciali. Con la legge approvata in vigore, fatti un po’ di conti, le elezioni si dovrebbero svolgere entro il 28 febbraio, oppure quando, in una sorta di election day, in Sicilia si voterà per le amministrative della prossima primavera in alcuni comuni. Nel provvedimento varato è prevista anche la reintroduzione delle indennità, che per il presidente saranno uguali a quelle del sindaco della città capoluogo.

Per i consiglieri, invece, sono previsti dei rimborsi spese, che tra spese e di trasferimento (benzina…) e gettoni di presenza ammontano ad uno stipendio medio di un lavoratore del pubblico impiego. Lo scorso mese però, il Consiglio dei ministri ha impugnato la legge. Questo gesto, dal sapore più politico che tecnico, trasforma la vicenda in un intreccio legislativo e normativo difficile da dipanare. L’impugnativa infatti equivale a un ricorso che lo Stato avanza nei confronti della Corte costituzionale, intravedendo nella norma approvata dall’Ars contenente dei passaggi che non rientrerebbero nell’alveo della Costituzione. Un ricorso quindi che non annulla gli effetti della legge impugnata. Legge che rimane in vigore fino a una eventuale pronuncia di incostituzionalità da parte della Consulta. L’unico modo per ovviare a questa situazione sarebbe stato un intervento legislativo per modificare la legge e rimuovere il vulnus sollevato dal consiglio dei ministri.

Ma alla vigilia delle scorse elezioni regionali i deputati tutto hanno pensato meno che a legiferare, rinviando eventuali interventi alla attuale assemblea. Ma tra insediamenti e altri adempimenti, non se ne parlerà ( se l’argomento sarà affrontato) all’inizio del 2018. Intanto tra qualche giorno dovrebbero partire le operazioni propedeutiche al voto. Prima di affrontare eventuali soluzioni che potrebbero rappresentarsi, occorre dire che l’argomento è stato del tutto assente dal dibattito politico nella scorsa campagna elettorale. L’eventuale indizione dei comizi elettorali, per certi aspetti obbligatoria come ci dicono fonti burocratiche dell’assessorato regionale agli Enti Locali e che dovrebbe portare al voto, rischia di essere inficiato dalla pronuncia della Corte costituzionale che potrebbe dare ragione al Consiglio dei ministri e giudicare la norma incostituzionale. L’impressione che se ne ricava in ambienti politici è quella di aspettare, senza muovere il classico dito, la decisione della consulta.

I partiti e i deputati eletti non disdegnerebbero le nuove elezioni provinciali, che sarebbero comunque propedeutiche ad una sorta di sottogoverni che ai partiti piacciono tanto. Le scusa per la loro non celebrazione sarebbe poi pronta: l’ossequio ad una decisione negativa della Consulta. Insomma la politica al suo interno salverebbe capra e cavoli. Nel caso in cui si andasse al voto i partiti sono pronti? Hanno già individuato i loro candidati alla carica, pur sempre rispettabile, di presidente dell’ex provincia di Trapani? Lo spazio è tanto, visto che la prima lista per consensi degli ultimi anni, non presenterà al propria candidatura.

Si tratta del M5S che per bocca di autorevoli esponenti ha sempre affermato che, visto che il Movimento è per lo scioglimento definitivo dei Liberi Consorzi, non sarebbe coerente alla propria decisione candidarsi per guidarli. Di diverso avviso il centro sinistra e il centro destra. La platea degli sconfitti, seppur con pochi voti di scarto, alle scorse regionali sarebbe il luogo dove “pescare” autorevoli candidati. Ma c’è anche la concorrenza di alcuni comuni dove si tornerà alle urne per eleggere i sindaci, oltre che il voto per il rinnovo del parlamento nazionale. A Trapani il candidato naturale, visto anche il successo elettorale raggiunto, sarebbe l’esponente del Pd Giacomo Tranchida, già sindaco di Erice e Valderice. Tranchida è stato anche consigliere provinciale. L’impressione è quella che nel Pd e nel centro sinistra tutto dipenda dalle sue scelte. Potrebbe optare anche per la candidatura a Palazzo Riccio di Morana. A contendergli la carica il centro destra potrebbe presentare Giuseppe Guaiana.

Quest’ultimo doveva essere candidato alla regionali nella lista di Forza Italia, poi ha rinunciato per lasciare spazio ad altre candidature in cambio di una designazione alla carica di assessore. Sembra però che le sue quotazioni siano in ribasso e che il presidente Nello Musumeci stia optando per altre soluzioni. Guaiana potrebbe quindi “scegliere” tra al scalata alla guida della sua città o tentare di occupare la carica all’ex provincia emulando il suo mentore politico Tonino D’Alì che quel ruolo lo ha già ricoperto. Nel centro destra però c’è anche il tentativo del sindaco di Mazara del Vallo, Nicola Cristaldi. Marsalesi candidati per adesso non sembrano essere pronti ai nastri di partenza. Risolto il problema delle liste per il rinnovo di Camera e Senato a cui alcuni ambiscono certamente. Potrebbero diventare possibili le candidatura del presidente del Consiglio comunale Enzo Sturiano e dell’ex deputata regionale Antonella Milazzo.

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