La campagna più brutta di sempre

Vincenzo Figlioli

Marsala

La campagna più brutta di sempre

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venerdì 03 Novembre 2017 - 06:36

Sta per andare in archivio in Sicilia una delle campagne elettorali più brutte di sempre. Il problema non sta nel risultato che potrebbe profilarsi (personalmente, allo stato attuale, non saprei davvero fare un pronostico) ma nel modo con cui i candidati alla presidenza o all’Ars si sono confrontati in queste settimane. Il tema della lotta alla mafia è rimasto ai margini del dibattito politico, come se non fossimo la regione di Matteo Messina Denaro, dei ripetuti scioglimenti per infiltrazioni mafiose delle amministrazioni comunali, degli appalti truccati, dei beni confiscati che con fatica vengono restituiti a una reale utilità sociale. Poco si è detto anche di quello che dovrebbe essere l’argomento per eccellenza in una terra che vuole programmare il proprio futuro: la fuga dei cervelli. Ogni anno lasciano la Sicilia migliaia di giovani laureati (70.000 nell’ultimo decennio) e la disoccupazione giovanile ha raggiunto il 57%. I media nazionali hanno trattato questa competizione elettorale come un antipasto delle elezioni politiche che si terranno all’inizio del prossimo anno, limitandosi a seguire con curiosità il derby Micari – Fava nell’area di centrosinistra, le mosse del Movimento 5 Stelle e del ricompattato centrodestra di Nello Musumeci. Ogni tanto qualche lancio d’agenzia più pruriginoso sulle gaffe dei candidati, i loro insulti o le polemiche sui cosiddetti “impresentabili” ha regalato rapsodici quarti d’ora di visibilità alla Sicilia che si prepara al voto. Ma, per il resto, poca cosa.

A dire il vero, chi ha avuto modo di seguire qualche iniziativa elettorale ha anche ascoltato contenuti degni d’interesse. Ma l’impressione è che il baccano di fondo alimentato dalle tifoserie e (in parte) dai media abbia contribuito a mimetizzare quel poco di buono che è stato detto. Sui social, poi, si tende a seguire il confronto elettorale come se fosse una di quelle contese infantili tipiche delle scuole medie, in cui si alimentava il conflitto tra due o più “galli del pollaio” e si assisteva con curiosità e compiacimento all’inevitabile scazzottata che scattava al suono della campana. Ognuno ha le sue idee preconfezionate, che non è disponibile a mettere in discussione nemmeno di fronte alla prova provata della loro inconsistenza. Ma la sensazione è che rispetto al passato anche le tifoserie, per quanto rumorose, sia siano ridotte all’osso, lasciando campo aperto all’indifferenza e al disincanto con cui un numero enorme di siciliani stanno assistendo a questa campagna elettorale. La convinzione di molti (forse dei più) è che, comunque vada, per le loro vite non cambierà nulla. Non a caso, molti osservatori pensano che la percentuale dei votanti potrebbe essere inferiore al 50%. Sarebbe bello se nelle prossime ore accadesse qualcosa di magico, capace di disinnescare questa sorta di incantesimo, per restituire ai siciliani la voglia di andare con convinzione domenica alle urne, a scrivere una pagina nuova e sorprendente della loro storia. La speranza che ciò accada è ormai ridotta a un lumicino. Ma mi piace pensare che valga ancora la pena di alimentarla.

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