Non c’è pace per la politica trapanese. Dopo le note vicende delle recenti amministrative che hanno visto protagonisti il senatore Antonio D’Alì e l’ex deputato regionale Mimmo Fazio, finisce adesso sotto le attenzioni degli inquirenti l’ex consigliere comunale trapanese Francesco Salone, destinatario di un avviso di conclusione delle indagini preliminari e contestuale informazione di garanzia. A renderlo noto è lo stesso Salone, spiegando che la Procura della Repubblica di Trapani ha avviato nei suoi confronti un’attività di indagine per il reato di truffa ai danni del Comune di Trapani, ritenendo illeciti i rimborsi che l’ente ha erogato al suo datore di lavoro.
“Si tratta – spiega Salone – di un rapporto di lavoro che con ho instaurato ed esaurito con una impresa di San Vito Lo Capo nel corso del mio incarico politico, dal novembre 2012 al giugno del 2014. Nello specifico mi sono occupato di un progetto di marketing e di fattibilità per l’avvio di un’attività turistica a San Vito Lo Capo. L’indagine prende le mosse da un esposto anonimo nei confronti miei e di altri consiglieri comunali. Dopo attenta riflessione ho deciso di darne comunicazione pubblica: in primo luogo per un fatto di lealtà nei confronti dei tanti elettori che mi hanno espresso la loro fiducia, da ultimo alle recenti elezioni amministrative; in secondo luogo perché la notizia non venga in futuro utilizzata strumentalmente contro di me. Sono certo che se dovessi essere rinviato a giudizio, quando accadrà e se accadrà, potrò dimostrare, documenti alla mano, che le accuse nei miei confronti non sono fondate e la piena regolarità del rapporto di lavoro, chiuso per l’esaurimento del progetto che mi fu affidato. Auspico che la magistratura esamini con attenzione la mia posizione e quella di altri consiglieri comunali, alcuni dei quali dipendenti, guarda caso, di parenti diretti quali mariti, mogli o madri; taluni assunti strumentalmente il giorno successivo alla loro elezione e licenziati, guarda caso, l’ultimo giorno da consigliere comunale”.