Processo “Maria di Trapani”: ascoltati due testimoni

Gaspare De Blasi

Processo “Maria di Trapani”: ascoltati due testimoni

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venerdì 09 Giugno 2017 - 09:40

Si è tenuta l’ulteriore udienza relativa al processo che vede imputati Alberto Lipari e Rosalba Platani, rispettivamente di 49 e 40 anni. L’udienza si svolta davanti al giudice monocratico Lorenzo Chiaramonte. I due sono accusati di maltrattamenti ai danni di Maria Caruso, meglio nota negli ambienti social con il nome di Maria di Trapani. La donna era stata lanciata nel panorama degli spettacoli locali dal programma di Alberto Lipari “Stranamuri Sicilianu”, ma in realtà, secondo la Procura marsalese e la parte civile, è stata vittima di gravi maltrattamenti. Nell’udienza sono stati ascoltati, in qualità di testimoni, i gestori di locali notturni Antonino Mazzara e Ketty Mele, che hanno detto che a loro parere: “Maria di Trapani veniva trattata bene. E appariva curata nell’abbigliamento e nel trucco”. A difendere i due imputati è l’avvocato marsalese Vincenzo Forti. I due erano finiti sotto processo, come si legge nel capo d’imputazione disposto a suo tempo dal giudice delle udienze preliminari Annalisa Amato, “in concorso tra loro, dopo avere fatto acquistare a Maria di Trapani, una certa popolarità grazie a video dagli stessi girati e pubblicati su youtube, facebook, etc., dopo averla convinta a seguirli in giro per i locali della Sicilia, per fare serate di promozione di tali locali con la falsa promessa di guadagni e popolarità, approfittando anche delle sue condizioni di deficit cognitivo per un mese, la tenevano reclusa in una stanza presso un’abitazione di Marsala, dove la donna era costretta ad espletare i propri bisogni in una pentola, veniva mal nutrita e privata dei presidi igienici più elementari, fatta oggetto di dileggio e derisione, e quotidianamente percossa dai figli della Platano”. I fatti si sarebbero verificati nell’agosto del 2013. Successivamente, tra il settembre 2013 e l’ottobre 2014, sarebbe stata ospitata in un’abitazione del villaggio Kartibubbo di Mazara del Vallo di proprietà della Platano, dove oltre a subire le medesime “vessazioni”, avrebbe anche svolto le pulizie di casa e altre incombenze. Poi la sera, “veniva agghindata e trascinata presso vari locali per le serate promozionali, per le quali non le veniva mai consegnato alcun tipo di compenso, che veniva sempre incassato dal Lipari e dalla Platano”. Maltrattamenti, scrive il gup Amato nel decreto con cui è stato disposto il rinvio a giudizio, che a Maria Caruso “rendevano di fatto intollerabile la normale vita quotidiana”. La povera donna fu rimandata a casa “una volta terminate le possibilità di guadagno rappresentate dalla sua persona”. In quel momento, fu di nuovo libera. Ora, nel processo, si è costituita parte civile. Ad assisterla sono gli avvocati Donatella Buscaino e Natalia Dispinseri. Il processo è stato aggiornato al prossimo 21 settembre.

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