Avvocato con una passione per la politica che lo ha visto ricoprire diversi incarichi negli scorsi anni, Maurizio Sinatra è tra i sei candidati alle amministrative che il prossimo 11 giugno eleggeranno il nuovo sindaco di Erice. La sua coalizione è composta da due liste, una dal profilo più strettamente politico (Pdr – Sicilia Futura) e l’altra a carattere civico (Alleanza Civica per Erice).
Come nasce la sua candidatura a sindaco?
E’ il frutto del legame viscerale con il territorio; è il mezzo per tradurre in fatti idee e soluzioni meditate per lungo tempo; è la reazione al degrado culturale di una città unica al mondo per la sua storia, culla di una civiltà costretta all’oblio e perciò dimenticata.
Che eredità lascia l’amministrazione Tranchida al sindaco che verrà?
Lascia in eredità un forte impegno volto ad assicurare l’efficienza dell’ordinaria amministrazione. Oggi, tuttavia, serve una svolta politica per il territorio; occorre una visione d’insieme delle esigenze di un comune così peculiare e perciò variegato. E’ indispensabile lavorare per la rinascita di una città che ha perduto la sua identità storica e culturale. Riannodare i fili che devono tenere legati tradizione e futuro è il compito della prossima amministrazione. Il recupero del patrimonio storico-culturale, la valorizzazione del territorio e delle sue eccellenze nei vari ambiti, la promozione turistica attraverso l’esaltazione delle bellezze naturali sono i punti centrali e nevralgici del progetto di una città rivitalizzata e rinnovata.
Che criteri sta seguendo nella scelta degli assessori? Finora ne ha nominati due: quando pensa di comunicare gli altri?
L’assessore si sceglie sulla base delle competenze e sulla base del programma elettorale. Il riordino del territorio ed il recupero del valore storico e culturale della città di Erice sono gli impegni primari ed imperativi. Conseguente è stata perciò la scelta, basata appunto sulle competenze, degli assessori Gianfranco Sernesi e Giovanni De Santis.
Si parla molto del rapporto tra Erice e Trapani: c’è chi chiede maggiore sinergia e chi vorrebbe la Grande Città. Lei che ne pensa?
Fermo restando il vincolo identitario, siamo chiamati a rispondere alle ragioni di una società che cambia. Il rischio concreto è che possa essere il governo nazionale a tracciare i nuovi confini se andrà avanti il progetto di ridurre i Comuni italiani a 4.000. Erice e Trapani si troveranno a dover fare i conti con questa scelta. Prima che siano gli altri a cambiare i confini con un tratto di penna, proviamo ad essere noi protagonisti di questo cambiamento, indicando una soluzione legata ai due territori. Le forme e i contenuti della collaborazione andranno definiti in un progetto che, intanto, non può prescindere dalla gestione integrata dei servizi essenziali.
La partita a Erice sembra molto aperta. In un ipotetico ballottaggio come si comporterebbe?
In linea di principio escludo accordi o alleanze; hanno il sapore, sovente, di un esercizio di potere e prescindono dallo spirito di servizio che sempre dovrebbe informare la figura e la funzione del Sindaco.
Lei ha alle spalle diverse esperienze amministrative maturate durante la Seconda Repubblica. Cosa sta trovando di diverso in questa campagna elettorale rispetto a quelle a cui ha partecipato in precedenza?
La concomitanza della campagna elettorale per l’elezione del Sindaco del Comune capoluogo mai come prima ha condizionato le scelte delle forze politiche sul territorio di Erice; scelte a mio avviso penalizzanti perché frutto di un bilanciamento di interessi che hanno escluso da ogni ragionamento merito e competenza. Confido convintamente sulla maturità dell’elettorato ericino che ormai da diversi anni manifesta piena capacità di discernimento e di libero convincimento. Proprio nella conseguita maturità del corpo elettorale risiede la diversità di questa competizione elettorale che alla fine premierà il programma più convincente e credibile per la città e la competenza e serietà del candidato che lo avrà proposto.
Che idea si è fatto di quanto sta accadendo a Trapani?
Esprimo un giudizio esclusivamente politico. La città di Trapani non può correre il rischio di tornare ad essere additata come terra di mafia e di malaffare. La migliore intelligenza e la migliore sensibilità dei candidati colpiti dalle recenti iniziative giudiziarie consentirà loro di adottare le migliori scelte nell’interesse della città prima ancora che le stesse siano fatte dagli elettori.