“Sogno molto. Tutti sogniamo. Il sogno è un allarme come la febbre, che non ti dice la malattia ma solo che c’è qualcosa che non va”. Sono le parole di una delle più influenti scrittrici italiane, Dacia Maraini. L’autrice di “Bagheria” ha presentato il suo ultimo libro a Marsala, prima al Teatro comunale “E. Sollima” e poi agli studenti nella cornice del Complesso San Pietro nell’ambito di un evento organizzato dal Liceo Classico “Giovanni XXIII” con la Libreria Mondadori e l’Agenzia Communico. Proprio la dimensione onirica è la protagonista del suo “La bambina e il sognatore”, anche se, come ha detto la scrittrice, “… il sogno raccontato dal mio libro non dice le cose chiaramente, dà un segnale da interpretare. L’inconscio è misterioso, ci fa capire che c’è qualcosa che non va, da cambiare, che può essere uno stato di attesa, di angoscia, di allegria”. Il suo ultimo libro ha un segnale forte, dove la Maraini, che quest’anno ha raggiunto la soglia degli 80 anni, racconta la “paternità negata” con gli occhi di un maestro di scuola che perde, a causa di una malattia, la propria figlia. Un esemplare insegnante per i suoi alunni che cerca sé stesso tra gli indizi di un sogno, di una bambina che vaga nella nebbia. Ed è rivolto proprio ai ragazzi, agli studenti questo romanzo. “Ho avuto pessimi insegnanti – ammette -. Ma la mia vita è stata complessa. Ho vissuto in Giappone, parlavo il giapponese quasi meglio dell’italiano. Poi con la mia famiglia tornai in Sicilia. Però alcuni bravi insegnanti li ho avuti. Io odiavo la matematica, ma un professore mi ha fatto scoprire la sua bellezza e la musicalità della materia. E sono proprio questi bravi insegnanti che influiranno nella vita degli studenti per sempre”.
Dacia Maraini ha, nei suoi lavori, fornito un quadro della Sicilia con occhi sì nostalgici, alla scoperta delle proprie radici, ma denunciando quella società omertosa e patriarcale che ha vissuto sin da bambina. E si sofferma sull’aspetto politico: “Tutto è politica, non solo quella dei partiti, ma anche l’arte del vivere insieme. Prima era una politica diretta, oggi in questa società complessa non può esserlo – dice la Maraini -. Ad esempio la mafia quando ero ragazzina, negli anni ’50, in Sicilia era impronunciabile. Se un giornalista andava a chiedere cosa fosse, nessuno rispondeva. Non esisteva. A Palermo abbiamo avuto Ciancimino come sindaco, un mafioso. Negli anni la popolazione si è resa conto del problema, ha preso consapevolezza. Ecco che la politica siamo noi, è tutto quello che facciamo”. Il mestiere dello scrittore è più difficile di quanto si possa pensare. E il messaggio che la scrittrice siciliana vuole dare ai giovani, dall’alto della sua esperienza è romantico e chiaro: “Chi legge un libro è come se lo riscrivesse aggiungendo qualcosa di suo. Si diventa protagonisti. Lo scrittore non è sempre consapevole di quello che scrive: quando Cervantes scrisse il Don Chisciotte, lo fece perché era stufo marcio dei romanzi di cavalleria, ma non pensava che diventasse potente dal punto di vista simbolico e psicologico”. Nonostante navighi attraverso i romanzi, la poesia, i racconti per bambini, il teatro e le sceneggiature cinematografiche, quando Dacia Maraini torna in libreria, è sempre un evento speciale come quello organizzato a Marsala. E c’è un motivo: “Il mio editore mi impone sempre le sue esigenze, soprattutto oggi che l’editoria è cambiata: tende a chiedermi un libro ogni 6 mesi. Ma io non posso perché un lavoro va fatto bene ed io so che per questo ho bisogno di due anni. Ma cerco di contrattare perché adesso ho le spalle robuste”. Alle domande fatte a San Pietro dagli studenti delle scuole, la scrittrice non si è risparmiata in simpatia e carisma, manifestando una potenza comunicativa che non sta al passo con i vari blogger o youtuber del’era 2.0. I tempi sono cambiati ma non lo stile.
[ c. m. ]