Domani, 4 dicembre, è arrivato il giorno da molti atteso per la votazione al referendum sulla riforma costituzionale della parte parlamentare. Si e No le uniche scelte a disposizioni degli elettori. Elettori appunto. Soffermiamoci su questo punto non entrando proprio nel merito della questione, in quanto vige il “silenzio elettorale”. Ma alcuni fatti e alcuni dubbi possiamo sollevarli. L’articolo 48 della Costituzione, in alcuni passaggi, recita: “Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età… La legge stabilisce requisiti e modalità per l’esercizio del diritto di voto dei cittadini residenti all’estero e ne assicura l’effettività. Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge”. Escludendo quindi le ipotesi dell’ultimo comma dell’articolo costituzionale, a tutti viene garantito il diritto al voto. E’ stata istituita anche una circoscrizione Estero per consentire agli italiani residenti in altri paesi di poter esprimere il voto. Da qualche settimana però, non poche sono state le polemiche degli italiani all’estero. Molti, e con tanto di post sui Social Network, hanno “denunciato” che le schede consegnate non recano né timbra né firme, temendo la possibilità che possano essere clonate se non addirittura falsate. La questione, da più parti, non sembra avere un’univoca soluzione, ma sicuramente il voto all’estero con queste modalità andrebbe rivisto per evitare polemiche e problemi. Secondo le prime fonti, pare che in Svizzera al momento ci sia la più alta percentuale di votanti, che supera addirittura il 40%. Sicuramente l’aver riconosciuto ai cittadini che vivono all’estero il diritto di voto è una grande conquista. Ma qualcuno ha dimenticato i problemi… “interni”. Poniamo il caso (e di casi ce ne sono moltissimi), che ci sia un cittadino di Bari che qui ha mantenuto per diversi motivi la residenza ma che viva ad esempio a Milano, per lavoro o studio o altro. Questa persona, se vuole votare, in quanto un suo diritto, deve recarsi nella città in cui risiede, in questo caso deve tornare a Bari. Ma mettiamo anche il caso che questa persona, sempre per diversi motivi, sia impossibilitato a spostarsi da Milano. Cosa succede? Semplice, non può votare. Non è possibile che nel 2016, con tutti i mezzi tecnologici a disposizione (comunque prima esisteva il fax) non possa votare nel territorio italiano, in qualunque parte si trova. Non credo che non ci sia la possibilità per il seggio elettorale che “lo ospita” di inviare poi una documentazione alla sezione elettorale di residenza. Ma d’altra parte ancora oggi, non si riesce a garantire il diritto al voto, ad un voto pulito, senza superare i troppi inghippi burocratici, dentro e fuori il seggio elettorale. Forse sarebbe il caso di rivedere l’intero sistema di voto. In America ad esempio, già da diversi anni il voto si esprime tramite macchine computerizzate. Siamo indietro, ancora troppo indietro.
Scuola