Nei giorni scorsi abbiamo dato notizia delle nuove nomine nel settore dei beni culturali da parte della Regione Sicilia. Tra le novità più rilevanti, l’accorpamento del Museo Lilybeo (che comprende anche il Parco archeologico) con il Museo Pepoli di Trapani, sotto la direzione di Luigi Biondo. Un provvedimento che rientra in una logica di spending review legata al taglio dei dirigenti regionali e che finisce per premiare le realtà più grandi o che hanno una storia più lunga alle spalle.
La decisione della Regione ha comunque suscitato non poche perplessità tra quanti, per varie ragioni, si sarebbero aspettati una scelta diversa. Tra questi, anche Enrico Caruso, direttore del Parco archeologico di Selinunte, che lo scorso autunno era stato anche nominato alla guida del Museo Lilybeo. “Ho trovato strana la decisione della Regione – ammette Caruso -. Il Pepoli è uno dei musei più belli della Sicilia, ma è un museo fermo per la parte archeologica, si basa su collezioni.Il Museo Lilybeo è una realtà diversa, con una grande potenzialità archeologica, sebbene per il 70% sia stata distrutta per la realizzazione di costruzioni edilizie. A Capo Boeo è emerso solo il 10% di quello che c’è, il resto è da scoprire. Secondo me, quello di Marsala deve per forza essere considerato un museo in crescita. Quando sono arrivato l’ho trovato fossilizzato nella stessa visione del 1986, quando venne inaugurato, e che a sua volta era frutto di una mostra del 1983 curata da me. Adesso il museo ha altre esigenze. Abbiamo fatto un lavoro di riorganizzazione da un punto di vista cronologico e topografico e c’è ancora tanto da scoprire. Per questo non capisco perchè andare ad accorpare con un museo statico un museo con un parco in crescita. Il Museo di Marsala può solo aumentare i suoi spazi e le sue esposizioni. Avrebbe avuto più senso fare come a Palermo, con la creazione di un polo archeologico in provincia”. Un’ipotesi, quest’ultima, che avrebbe associato il Museo Lilybeo con quello di Selinunte e che secondo alcuni sarebbe stata una scelta più logica. In ogni caso, l’accorpamento (o declassamento, come lo ha definito qualcuno) comporterà anzitutto una perdita di autonomia per il Museo Lilybeo, con inevitabili effetti anche da un punto di vista economico “Se ci fosse stato un riconoscimento del Parco a tutti gli effetti – spiega ancora Caruso – gli introiti sarebbero potuti rimanere all’interno della struttura. L’Ars sta discutendo la possibilità di far trattenere ai parchi almeno il 30%. Attualmente non resta nulla, vanno tutti alla Regione che poi li dirotta verso edilizia, sanità o lavori pubblici. Siamo come una vacca grassa da mungere, ma con poco fieno da mangiare”.
La notizia dell’accorpamento con il Museo Pepoli è stata accolta con disappunto anche dall’amministrazione comunale e nei giorni scorsi il sindaco Alberto Di Girolamo, l’assessore alla cultura Clara Ruggieri e la parlamentare regionale Antonella Milazzo sono andati a Palermo per parlarne con il presidente Rosario Crocetta. “Non abbiamo intenzione di restare fermi – sottolinea la Ruggieri – e intendiamo fare di tutto affinchè il Parco possa avere la sua autonomia, con tutto il rispetto per il nuovo direttore, che è una persona competente”. “Con il buon senso – aggiunge la Milazzo – si capisce che il percorso del Museo Lilybeo non può essere diverso da quello che si stava delineando con il decreto dello scorso anno con cui l’assessore Purpura aveva disposto anche la riperimetrazione del Parco. Crocetta ci ha dato la sua disponibilità a salvaguardare questo percorso. Mantenere una soggettività autonoma, significherebbe avere un’autonomia gestionale e finanziaria importante in vista di uno sviluppo culturale e turistico”.