Le pressioni alla concorrenza

Claudia Marchetti

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Le pressioni alla concorrenza

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venerdì 01 Aprile 2016 - 07:30

Tante leggi che stazionano un po’ alla Camera ed un po’ al Senato. Tra queste staziona anche la legge (prossima?) “per il mercato e la concorrenza”. Un anno fa è iniziato l’iter e si trova ancora arenata tra migliaia di emendamenti e paletti. E pensare che l’allora Governo Monti si era detto fiducioso ad approvarla nel breve tempo possibile. Sarebbe una legge importante per la liberalizzazione dei mercati italiani e per la sua economia. Un caso semplice: chi lavora per un’azienda può liberarsi dai divieti di concorrenza stretta, potendo creare anche una propria impresa o un proprio progetto collaterale. Ma non solo. Altro esempio la vendita di farmaci fascia C nei supermercati e nelle parafarmacie, l’abbandono dei monopoli come quello delle poste. Ma non è tutto oro quello che luccica. Attualmente il disegno di legge è impallato per le continue pressioni degli ordini professionali, da più parti. Che siano farmacisti, avvocati, notai, operatori del settore turistico, assicuratori, banche, ecc. Il premier Matteo Renzi già da un po’ di tempo aveva fatto sapere “sfideremo le lobby!”, ma questo cozza con il caso banca Etruria che, un “gruppo di pressione”, lo è eccome. Ed ecco svanire ancora una volta le parole del Presidente del Consiglio. Ecco che salta la vendita di farmaci fascia C, la possibilità di vendere box inferiori a 100mila euro senza atto di registro, ecco che si perde tempo per il mercato dell’energia e per quello delle poste, fa un passo indietro anche la norma sulle tariffe RCA, ecc. Gli ordini professionali che si “celano” in fin dei conti dietro deputati, senatori e ministri, premono difendendo a denti stretti i loro interessi e facendo sostanzialmente “cartello”; questo è pur comprensibile, ma ciò non fa certo bene all’economia del Paese se vuole puntare in nuovi mercati più facilmente accessibili – grazie alle nuove tecnologie – ai giovani lavoratori, creando nuovi posti e snellendo parte della burocrazia. Ma il blocco del ddl è al momento l’occasione mancata, l’ennesima, per creare in Italia un mercato che sia concorrenziale e concretamente competitivo a livello europeo ed internazionale, che potrebbe far crescere il Paese economicamente e politicamente nell’eurozona. Uno stallo che è specchio della situazione attuale, in cui un plateale 4 a 1 è segno che “L’Italia è una Repubblica fondata sulla Germania”, come recita una canzone de “Lo Stato Sociale”.

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