E’ proseguito ieri il processo per circonvenzione d’incapace a carico di don Vito Caradonna. In aula è stato ascoltato un consulente della difesa . “Non è affatto scontata l’equivalenza tra problematiche psichiche e assenza di responsabilità” ha dichiarato in sintesi lo psichiatra Gaetano Gurgone, ascoltato come consulente della difesa. Il processo si sta svolgendo davanti al giudice monocratico Matteo Giacalone. A difendere don Vito sono gli avvocati Luigi Pipitone e Francesco Fontana. Ieri il consulente chiamato dalla difesa ha cercato di confutare le conclusioni a cui era giunta la Procura, secondo la quale la presunta vittima del prete sarebbe stata incapace di intendere. La difesa del sacerdote marsalese, ha sempre sostenuto che si trattava di una conclusione “affrettata”. Per lo psichiatra Gurgone infatti, “bisogna accertare, caso per caso, come l’infermità mentale possa alterare le funzioni del soggetto”. Secondo l’accusa, don Vito si sarebbe fatto consegnare quasi 70 mila euro da un parrocchiano, M.D.G., ex militare della Marina con problemi di salute. E solo a fine ottobre 2011, grazie all’intervento di un suo legale, l’ex militare riuscì a riavere i suoi soldi. In precedenza, in Tribunale, don Vito Caradonna aveva affermato che lui non era a conoscenza dei problemi di salute della persona a cui aveva richiesto il prestito. “Quando ho chiesto la somma – ha dichiarato don Vito – non conoscevo la patologia specifica di M.D.G. Sapevo solo che aveva qualche problema, ma constatavo che era autonomo. Viveva da solo, faceva acquisti autonomamente e sul conto corrente che aveva alla posta solo lui poteva operare. Non ho voluto approfittare di Di Girolamo, né cercare di circuirlo. Avevo bisogno di un prestito perché avevo fatto un mutuo per l’acquisto di un’abitazione. E a garanzia del prestito ho rilasciato degli assegni”. Alla prossima udienza, il 15 aprile, sarà ascoltato un altro medico psichiatra citato dalla difesa.
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