Come per i cattolici dovrebbe essere Pasqua tutto l’anno e non solo quando canonicamente “cade”, così per le donne, le nostre e quelle di altri Paesi che arrivano, dovrebbe essere festa tutto l’anno. Invece si parla delle donne che scompaiono in mare come povere disperate che, spesso con il bimbo in braccio o in grembo, lasciano la casa e gli affetti per cercare un mondo migliore. E noi le accogliamo? Come? Ma oggi non vogliamo parlare di migranti. Abbiamo più volte scritto che noi uomini spesso predichiamo bene ma razzoliamo male (a volte malissimo). Oggi che è il giorno delle mimose e di qualche cena “solo donne”, vorremmo parlare delle donne soldato. In mezzo a tanti problemi che le donne hanno e che (giustamente o ipocritamente?) vengono ricordati con tanto di iniziative anche dalle alte cariche dello Stato (vero, presidente Boldrini?), è questo l’argomento da affrontare proprio nel giorno della loro festa? Si, perché anche oggi 8 marzo, davanti ad un portone, sopra una nave o dentro un hangar, ci saranno delle donne con il fucile che faranno la guardia. Ci saranno anche gli uomini, certo. Ma noi abbiamo la colpa di avere spacciato per parità il costringere le donne a scimmiottare i peggiori comportamenti dell’uomo. Ed ecco che con l’abolizione del servizio di leva obbligatorio (una delle poche leggi giuste approvate negli ultimi decenni), abbiamo aperto le caserme anche alle donne. Immaginiamo già la reazioni di certe pseudo femministe. E la parità dei diritti? E’ parità di diritti un fucile per uccidere altri? Invece di cercare la pace tutti assieme, inventiamo la parità del fucile in spalla. Poi un giorno l’anno mettiamo le mimose nei cannoni. Facciamo finta di essere diventati, noi uomini, tutti femministi e da domani ricominciano i comportamenti che portano alla ribalta della cronaca i più clamorosi, ma che nella quotidianità si chiamano prevaricazione (a casa e sul lavoro), indifferenza, guerra psicologica sottile… ma per lavarci la coscienza le abbiamo armate, e così in questi giorni di vigilia di guerra (la Libia incombe), aspettiamo i primi morti dal fronte e se saranno donne ci sarà subito pronto il solito programma Tv che analizzerà la storia della giovane defunta. Grazie e scusate, ma noi le donne le preferiamo a casa o sulle professioni che si scelgono. Ma soprattutto disarmate come dovremmo essere pure noi.
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