Turismo: in pochi pagano la tassa di soggiorno a Marsala. L’Ast dichiara guerra agli abusivi

redazione

Turismo: in pochi pagano la tassa di soggiorno a Marsala. L’Ast dichiara guerra agli abusivi

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mercoledì 20 Gennaio 2016 - 17:34

Il problema era stato già più volte denunciato. Ma è evidente, ormai, che l’abusivismo nel settore ricettivo può essere considerato a tutti gli effetti una vera e propria piaga nel marsalese. A fronte di numerose strutture emerse negli ultimi anni, infatti, c’è un sottobosco che di settimana in settimana diventa sempre più fitto, sottraendo risorse importanti all’economia legale. Lo testimonia una recente indagine effettuata dal presidente dell’Associazione Strutture Turistiche di Marsala Gaspare Giacalone, che da mesi sta combattendo una propria personale battaglia contro il sommerso e contro gli operatori che non pagano la tassa di soggiorno al Comune. Nell’ambito di una ricerca sul web, Giacalone ha notato che cercando una sistemazione a Marsala su un sito specializzato (hometogo.it) si trovano 1134 alloggi disponibili. Un dato che non desterebbe sorpresa se non fosse che, come sottolinea il presidente dell’Ast, “l’ufficio tributi, a tutt’oggi, ne conta meno di 150, quindi quelle di cui nessuno sa niente sono circa un migliaio”. Senza contare, evidenzia ancora Giacalone “i luoghi di sosta camper, che si spacciano per campeggi, e non fanno pagare la tassa di soggiorno”. Di fatto, stando così le cose, meno del 10% degli operatori pagherebbe la tassa di soggiorno a Marsala.

“Ecco dove si trovano i soldi che mancano all’amministrazione comunale per organizzare eventi, per pagare la Ryanair e fare tante altre cose ancora per accogliere degnamente i turisti in città – accusa il presidente dell’Ast -. E poi è un problema di uguaglianza: non è giusto che i soldi raccolti dagli operatori legali servano anche per portare turisti a quelli abusivi. Un rimedio bisogna pur trovarlo prima che queste 1000 case saranno occupati dai turisti. Da un lato bisognerebbe sensibilizzare i turisti a servirsi di strutture regolari e dall’altro cercare di censire queste case in affitto (solo censire indicando il certificato di abitabilità) ed obbligarli a comunicare all’Ufficio Turistico i turisti che ricevono e la loro nazionalità. Una vecchia proposta che rilanciamo”.

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